Il primo record mondiale maschile venne riconosciuto dalla federazione internazionale di atletica leggera nel 1912. Dal 1975 la federazione internazionale ha accettato anche il cronometraggio elettronico per i record nelle distanze fino ai 400 metri e dal 1977 ha richiesto, per l'omologazione dei record, unicamente il cronometraggio elettronico al centesimo di secondo.[1]
Lo statunitense Jim Hines, vincitore dei Giochi olimpici di Città del Messico 1968 col tempo di 9"95, è stato riconosciuto come primo detentore del record mondiale con cronometraggio elettronico. Ad oggi, la World Athletics ha ratificato ufficialmente 68 record mondiali di specialità.[2]
I record del canadese Ben Johnson, 9"83 stabilito il 30 agosto 1987 e 9"79 ottenuto il 24 settembre 1988, sono stati annullati a seguito della squalifica subita per doping.[3] Stessa sorte è accaduta al record dello statunitense Tim Montgomery, 9"78 ottenuto il 14 settembre 2002,[4] e al record del connazionale Justin Gatlin, 9"77 corso il 12 maggio 2006, entrambi annullati per la positività degli atleti al controllo antidoping.[5]
Storia
Prima del 1912, anno in cui viene fondata l'International Amateur Athletics Federation (IAAF, nel 2019 rinominata World Athletics), non esisteva un organismo internazionale che si occupasse dell'omologazione dei primati mondiali nell'atletica leggera. La prima prestazione ad ottenere il riconoscimento ufficiale di record mondiale dei 100 metri piani da parte della IAAF viene realizzata durante i Giochi olimpici di Stoccolma 1912: si tratta del 10"6 fatto registrare dallo statunitense Donald Lippincott nelle batterie di qualificazione. Tale primato resterà imbattuto per quasi nove anni prima di essere superato da Charley Paddock, anch'egli statunitense, che lo porta a 10"4 nel 1921. Nel 1930, il canadese Percy Williams è il primo di una serie di velocisti a correre la distanza in 10"3: dopo di lui, gli afroamericani Eddie Tolan, Ralph Metcalfe ed Eulace Peacock, nonché l'olandese Chris Berger, eguaglieranno tale primato nel corso degli anni trenta, fino a quando Jesse Owens non fisserà il limite a 10"2 il 20 giugno 1936 a Chicago, tempo che verrà eguagliato più volte nel corso degli anni ma che resisterà come primato mondiale fino al 1956, quando Willie Williams lo porterà a 10"1. Nel 1960, il tedesco Armin Hary è il primo atleta a raggiungere la soglia dei 10" netti (nonostante il cronometraggio elettronico gli attribuisca un 10"25), e dopo di lui lo statunitense Bob Hayes, che vince con il medesimo tempo il titolo olimpico a Tokyo 1964 (un 10"06 elettronico).
In occasione della finale olimpica di Città del Messico 1968, lo statunitense Jim Hines diventa il primo uomo della storia a scendere sotto i 10" nella specialità, facendo registrare il tempo di 9"9 (9"95 con cronometraggio elettronico), il quale, sebbene influenzato dai 2300 metri di altitudine della capitale messicana, resisterà come record mondiale per quasi quindici anni. A partire dal 1977, la IAAF decide di prendere in esame per l'omologazione dei record soltanto le prestazioni conseguite con cronometraggio elettronico automatico. Nel 1983, Calvin Smith migliora il primato di Hines facendo registrare il tempo di 9"93 durante una gara a Colorado Springs.
Nel 1987 e nel 1988, il canadese Ben Johnson demolisce per due volte il primato mondiale correndo prima in 9"83 ai Mondiali di Roma 1987 e poi in 9"79 l'anno seguente ai Giochi olimpici di Seul 1988, battendo in entrambe le occasioni il rivale Carl Lewis; tuttavia, pochi giorni dopo il trionfo olimpico risulterà positivo al test anti-doping ed entrambi i record verranno pertanto annullati. Carl Lewis diventa così il nuovo primatista mondiale in virtù del 9"92 corso in finale a Seul, record che lo stesso Lewis porterà a 9"86 in occasione dei Mondiali di Tokyo 1991. Dopo la breve parentesi di Leroy Burrell (9"85 il 6 luglio 1994 a Losanna), il titolo di primatista mondiale passa al canadese Donovan Bailey, che vince la finale olimpica di Atlanta 1996 con il nuovo record di 9"84. Nel 1999, lo statunitense Maurice Greene diventa il primo atleta a scendere regolarmente sotto i 9"8, grazie al tempo di 9"79 corso il 16 giugno ad Atene, e rimane primatista mondiale per sei anni.
Gli anni duemila sono caratterizzati dall'entrata in scena degli sprinter giamaicani. Primo fra tutti Asafa Powell, che il 14 giugno 2005 ad Atene abbassa di due centesimi il record di Greene portandolo a 9"77, tempo che lo stesso Powell correrà in altre due occasioni nel corso dell'anno seguente, prima di fissarlo a 9"74 il 9 settembre 2007 a Rieti. Il record di Powell è tuttavia destinato a durare poco, in quanto nel 2008 un suo connazionale, Usain Bolt, prende le redini dello sprint mondiale: il 31 maggio di quell'anno il ventunenne giamaicano corre la distanza in 9"72 a New York, mentre il 16 agosto seguente vince il titolo olimpico ai Giochi di Pechino 2008 con un sensazionale 9"69. Infine, l'anno successivo, ai Mondiali di Berlino 2009, vince la finale facendo registrare il tempo di 9"58, che costituisce ancora oggi il record mondiale della specialità.