PostismoNell'ambito dell'avanguardia della letteratura spagnola, il postismo è un movimento marginale — piuttosto che un gruppo —, il cui nome è la contrazione di post-surrealismo (come si può leggere nel secondo manifesto, apparso in La Estafeta Literaria, numero speciale del 1946 e firmato da Eduardo Chicharro Briones, Carlos Edmundo de Ory e Silvano Sernesi), ma che all'inizio stava a significare "l'ismo che viene dopo tutti gli ismi", come si può vedere più sotto. Con tale denominazione si voleva indicare che questo movimento veniva a essere la sintesi di tutte le avanguardie letterarie precedenti. Elenco degli autoriIn Spagna, insieme al catalano Dau al Set, fu l'unico movimento che assunse le avanguardie europee dopo la guerra civile. Fu sviluppato soprattutto da Carlos Edmundo de Ory (1923-2010) e Eduardo Chicharro Briones (1905-1964), e in esso figurarono durante un certo periodo di tempo scrittori come Francisco Nieva (1924-2016 ), Ángel Crespo (1926-1995), Gloria Fuertes (1917-1998), Antonio Fernández Molina (1927-2005), Fernando Arrabal (1932- ), Gabino-Alejandro Carriedo (1923-1981), José Fernández-Arroyo (1928- ), Félix Casanova de Ayala (1915-1990), Federico Muelas (1910-1974), Jesús Juan Garcés (1917-1983) o Carlos de la Rica (1929-1997). OriginiIl postismo nasce a Madrid nel 1945 e prosegue la sua attività fino al 1950. La pubblicazione del Terzo Manifesto del Postismo (1947) segna probabilmente l'inizio di una tendenza matura per l'incomprensione letteraria e la chiusura ideologica. Le influenze più chiare provengono dalle avanguardie letterarie francesi: il dadaismo, dal quale si scinde il surrealismo; Silvano Sernesi ricevette a Roma una forte influenza futurista da Marinetti. Il cubismo letterario non gli era sconosciuto: i postisti iniziano da esso come da un punto superato: vogliono arrivare dove si esaurirono i tre movimenti citati, e la poesia sociale. Il movimento fu definito da Carlos Edmundo de Ory come "follia controllata" di fronte alla "scrittura automatica" surrealista. La tradizione nella quale attinge il postismo è profonda; la sua posizione anticanonica e contraffattuale paradossalmente getta radici nella ingegnosità verbale del barocco e i pastiches gaudenti delle satire ottocentesche, passando per l'aspetto strambo, festivo e burlesco, di scrittori del novecento come Ros de Olano e Miguel de los Santos Álvarez, per allacciarsi con il cosiddetto esperpento[1] di Valle Inclán, la fabbrica gregueriesca di Ramón Gómez de la Serna e dunque dalle avanguardie, con l'assurdo e lo humor surreale dei suoi discepoli Tono, Miguel Mihura, Carlos Arniches, Enrique Jardiel Poncela e di coloro che scrivevavo sulle riviste come Bertoldo, La Ametralladora e La Codorniz. Manifesti e rivisteIl postismo creò quattro manifesti. Il primo venne pubblicato nella rivista Postismo, núm. 1, Madrid 1945. Il secondo apparve in un numero straordinario di La Estafeta literaria di Madrid, nel 1946. Il terzo venne pubblicato da "El Minuto", supplemento di La Hora, num. 1, segunda época, Madrid, 1947; questi tre manifesti furono trascritti da Félix Grande in Carlos Edmundo de Ory, Puesta 1945‑1969 (Barcellona, Edhasa, 1970). Il quarto e ultimo apparve insieme agli altri in un'edizione di Gonzalo Armero: Eduardo Chicharro, Música Celestial y otros poemas (Madrid: Semanarios y Ediciones, 1974). Le pubblicazioni principali di questa estetica sono il menzionato Postismo e La Cerbatana, suffragate da Silvano Sernesi, e El Pájaro de Paja e "Jueves Postista", supplemento del diario Lanza di Ciudad Real. PoeticaIl postismo ebbe ripercussioni nelle arti plastiche e nella letteratura, reagendo in quest'ultima contro le correnti contemporanee che Dámaso Alonso definì come poesia sradicata e poesia radicata. Si tratta di una corrente che pretende di sintetizzare le estetiche dell'avanguardia prebellica in una specie di neo-dadaismo germinale e come tale respinge tutto ciò che è dogmatismo o imposizione. I suoi principi possono ridursi secondo José Manuel Polo Bernabé a questi cinque:
Questi principi si trovano allusi nel primo Manifesto;
Carlos Edmundo de Ory definì il postismo nel 1946 come "follia inventata", e Eduardo Chicharro, come "culto dell'esagerazione". Si trattava, in definitiva, della liquidazione delle avanguardie. Altro postista celebre, Gabino-Alejandro Carriedo, lo definiva nel 1949 come "uno stato d'animo, un modo di essere, un aspetto dell'arte e della naturalezza [...] È la sensazione pura sfruttata in modo scientifico e consapevole. Postismo è il godimento intimo degli dei". Centro di diffusioneI centri di diffusione del postismo si localizzarono fondamentalmente a Madrid e nella Ciudad Real (molti poeti manceghi aderirono al movimento; Ángel Crespo, Francisco Nieva, Antonio Fernández Molina e José Fernández-Arroyo, così come i conquensi Carlos de la Rica e Federico Muelas), e in questo luogo si ebbero alcune pubblicazioni fondamentali del movimento, come El Pájaro de Paja e Jueves Postista). EvoluzioneNella sua opera No es un sueño (Diario: 1954-2006), José Fernández-Arroyo descrive il postismo in questi termini:
Secondo Jaume Pont, El pájaro de paja, Deucalión e Doña Endrina, per mano di Carriedo, Crespo e Fernández Molina, incoraggiarono nelle loro pagine l'eredità postista, allo stesso modo del primo teatro di Fernando Arrabal (Pic-nic, El cementerio de automóviles...) o, anche più chiaramente , del "Teatro furioso", del "Teatro di farsa e calamità" e del "Teatro di cronaca e stampa" di Francisco Nieva, "maggiore esponente di assimilazione diretta e indiretta delle tesi postiste nel campo teatrale: stampe carnevalesche, irrazionalità che sublima criticamente il grottesco, simbiosi plastica delle diverse forme d'arte, humor rabbonito e, in modo rilevante, una funzionalità teatrale della parola che potenzia le tre chiavi magiche tante volte ventilate da Chicharro, Ory e Sernesi nei loro manifesti: l'assurdo, la follia e lo sproposito" (J. Pont, "Postismo, l'incantesimo della parola", in El Cultural, supplemento di El Mundo, 27/06/1999). Derivazioni del postismo possono trovarsi successivamente in José Luis Castillejo, Juan Eduardo Cirlot, la poesia visuale e il gruppo Zaj. Un tentativo di rivitalizzare l'estetica del postismo fu condotto da Carlos de la Rica, il quale stimolò il neopostismo attraverso il gruppo poetico di «La Camama» primeggiato da José del Saz Orozo, Manuel San Martín, Carlos Asorey e Luis Lloret, favoriti per mezzo della sua modesta casa editrice «El Toro de Barro», fondata nel 1965 e di una certa valenza negli anni ottanta. Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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