L'attuale pieve, un tempo intitolata al solo san Biagio, ha ereditato tutti i diritti un tempo spettanti alla più antica pieve di Sant'Ippolito a Elsa (la Pieve Vecchia).
La chiesa di San Biagio nasce come oratorio posto all'interno del castello di Castelfiorentino e come suffraganea della pieve di Sant'Ippolito. È situata sul culmine della collina che sovrasta Castelfiorentino quasi all'incrocio tra la via Volterrana nord e il tratto di fondovalle della via Francigena[1].
Le più antiche testimonianze su questa chiesa si ricavano da due iscrizioni poste nell'archivolto del portale destro e nella parte dell'abside e sono datati rispettivamente 1195 e 1204, nel periodo in cui venne trasferito il santo titolare e il titolo plebano e che comportò la realizzazione di lavori di ampliamento dell'edificio[2][3].
Nel 1197 presso la pieve si riunirono i capi del partito guelfo di Firenze, Lucca, Siena, San Miniato e Volterra per stipulare un'alleanza contro il partito filoimperiale.
Già nel 1202 la chiesa era diventata pieve come dimostra un atto rogato il 14 dicembre di quell'anno che dice: data in castro florentino in claustro ecclesie et plebis sancti Ypoliti e ancora il chiostro della Pieve di Sant'Ippolito nel castello fu sede di un giuramento tra gli uomini di Castelfiorentino e il loro vescovo stipulato il 13 dicembre 1233[4]. Oltre al titolo plebano venne trasferito anche il capitolo dei canonici che forse trovò sede nella chiesa di San Lorenzo.
In una campana è posta come data di fusione il 1253 e questo è l'anno in cui viene terminata la costruzione del campanile; oltre alla data sulla campana è riportato il nome del pievano[5].
Il territorio a lei sottoposto era composto da 14 chiese suffraganee e 2 spedali e anche se non era molto esteso, era molto fertile e popoloso[6][7]. Di conseguenza la pieve era ricca e per questo i pievani furono sempre esponenti di potenti famiglie locali. Tra i pievani sono da ricordare Benno citato nel 1202 come arbitro in contese locali[8], o come Boninsegna citato nel 1214[8], o come Alcampo Abbadinghi nominato canonico fiorentino nel 1254[8], Ranuccio nominato sottocollettore apostolico per le decime della diocesi di Fiesole nel 1276-1277[8] e infine Filippo Panfolia giudice nel 1278[8].
Alla metà del XVIII secolo, tra il 1739 e il 1743, la chiesa venne ridefinita in stile barocco[8]. Nel 1867 venne demolito l'oratorio di Sant'Ilario che era stato più volte ingrandito e restaurato dalla Confraternita della misericordia che vi aveva la sede fin dal 1326[8].
Nel 1936 la chiesa fu sottoposta ad un radicale restauro che comportò l'eliminazione degli interventi barocchi e il ritorno allo stile romanico.
Descrizione
La chiesa dei santi Ippolito e Biagio consiste in una chiesa a navata unica conclusa con un'abside e con copertura lignea. Per le sue soluzioni decorative la chiesa è fra gli edifici in cotto più interessanti della val d'Elsa e si rifà ad uno schema già sperimentato nella pieve di San Giovanni Evangelista a Monterappoli.
Esterno
La facciata è a capanna ed è stata realizzata mediante l'impiego di mattoni in cotto. È inquadrata da grosse lesene ai lati e modanata attraverso l'uso di mensoline concave il cui uso continua lungo tutte le fiancate.
Al centro della facciata si apre il portale, di stile misto fiorentino e pisano, con architrave in arenaria scolpita poggiante su mensole che hanno la funzione di capitelli per due semicolonne in mattoni; L'arco in cotto è aggettante ed estradossato ed è decorato mediante cunei; è presente una lunetta all'interno della quale si trova un affresco. Sopra al portale si apre una bifora. Tra la bifora e il culmine della facciata si trovano, inseriti nella muratura e disposti secondo due linee parallele, i resti di sei bacini in ceramica decorati con motivi geometrici e vegetali in giallo oro su fondo turchese o bianco.
Sul fianco settentrionale si aprivano due porte, tamponate nel 1739, e due monofore. Ad esso è addossato il campanile a vela. La fiancata meridionale è aperta da quattro monofore e da un portale con ghiera decorata con motivi a zig-zag e foglie e reca l'iscrizione A.D.MCVC.
La tribuna ricostruita "in stile", è aperta da due monofore disposte simmetricamente ai lati dell'abside semicircolare ed è coronata da una serie di mensoline e sotto la cuspide è aperta da una feritoia a croce.
Interno
L'interno della chiesa presenta un vasto spazio la cui unica interruzione sono i tre gradini che danno accesso all'ampio presbiterio.
Nell'abside si trova un crocifisso ligneo del XIV secolo e nella nicchia del fonte battesimale vi sono degli affreschi riproducenti Sant'Ippolito opera del 1428 e San Pietro martire del 1429.
^Durante il viaggio di ritorno dalla terza Crociata, Filippo augusto, Re di Francia passò per Senes la Velle (Siena) civitatem episcopalem, deinde per la Marche castellum (Rèncine) deinde per Seint Michel Castellum (Badia a Martùri), deinde per Castellum Florentin (Castelfiorentino) et per Seint Denis de Bon Repast (San Genesio)Stopani 1991, pag.88
^L'iscrizione recita: ANNO DOMINI MCCLIII TEMPORE DNI PLEBANI OSPINI PAIENS FUI FACTA CUM DUABUS ALIIS MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO PATIAE LIBERATIONE, AA.VV., Chiese medievali della valdelsa....., pag.129. Nota 13
^La pieve era eccezionalmente ricca tanto da pagare ben 71 lire e 4 soldi nel 1276; 71 lire nel 1289; 35 lire e 10 soldi ogni semestre nel 1303Guidi 1932, pag.21
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