Patrick BerhaultPatrick Berhault (Thiers, 19 luglio 1957 – Monte Dom, 28 aprile 2004) è stato un arrampicatore, alpinista e guida alpina francese. Fu un esperto di free-climbing e di alpinismo classico. Prese parte attivamente al rinnovamento dell'arrampicata avvenuto durante gli anni 1970 (assieme ad altri grandi climber come Patrick Edlinger o Jean-Marc Boivin), collezionando anche grandi exploit nell'alpinismo d'alta quota, come la ripetizione di vie classiche in solitaria e in velocità. Berhault aveva una grande passione per la montagna in tutte le sue forme (escursioni, arrampicata, alpinismo, spedizioni himalayane) ma era la natura in generale ad affascinarlo e gratificarlo: appena mise su famiglia coronò il sogno di una vita e comprò una fattoria in campagna, con l'intenzione di vivere in simbiosi con la natura. Nell'arrampicata e nell'alpinismo dimostrò grande riguardo per l'etica, sia dal punto di vista del rispetto della natura (ad esempio nella grande traversata delle alpi si mosse a piedi o con gli sci), sia nell'arrampicata stessa dove ridusse al minimo o eliminò l'utilizzo di ausili meccanici, facendo talvolta a meno della corda stessa. È stato istruttore presso l'ENSA (École nationale de ski et d'alpinisme), la Scuola francese di Alpinismo che si occupa della formazione delle guide alpine BiografiaPrimi anniIl primo approccio con la natura e lo sport per Berhault fu da subacqueo, infatti fino a quattordici anni si dedicò alle immersioni in apnea nel mare vicino a casa sua, tra Monaco e Mentone.[1] Nel 1971 salì con un amico il monte Gelàs, nelle Marittime, e sentì allora che la sua ricerca nella natura lo portava tra le vette delle montagne e non tra i fondali del Mediterraneo. A fine anni settanta firma una serie di grandi ripetizioni di vie classiche, in solitaria e in velocità. Nel 1980 partì con una spedizione al Nanga Parbat per salire alla vetta attraverso il Pilastro della Rupal. Dopo varie vicissitudini, rimasero a tentare la salita solo lui e il capo spedizione, Yannick Seigneur. In tre giorni, insieme, salirono da 3500 a 7000 metri, dove furono costretti ad abbandonare per un malore occorso a Berhault, un blocco renale dovuto alla cattiva acclimatazione. [2] A metà anni ottanta Patrick va a vivere in campagna con la compagna e i figli, comprando una piccola fattoria a Chabreloche, paese di mille abitanti nell'Auverge alquanto distante dalle Alpi. In questi anni si dedica alla comunità locale: diventa maestro di una scuola d'alpinismo per i ragazzini del paese e accompagna in escursioni in montagna persone disabili. Nel 1992 porterà sui 5895 m del Kilimanjaro un gruppo di 5 non vedenti. Nel 1988 scala lo Shisha Pangma, il suo primo 8000. Il ritorno in montagna e il decessoNel 1990 torna al grande alpinismo. Il primo passo è l'ottenimento del diploma da Guida Alpina, progetto spesso varie volte accarezzato ma sempre rimandato. Nel settembre del 1991, realizzò una traversata completa del Monte Bianco, mediante il concatenamento di una serie di itinerari molto impegnativi. Nel febbraio del 2003, assieme a Philippe Magnin, partendo da un campo base installato sul versante italiano del Monte Bianco, concatenò le 8 più belle vie di ghiaccio e le otto più belle vie di misto del massiccio, impresa che valse ai due alpinisti francesi il premio Cristal 2003, consegnato dalla Fédération française de la montagne et de l'escalade (FFME). Dopo numerose spedizioni himalaiane, Berhault riuscì a conquistare l'Everest, il 23 maggio 2003, in occasione del cinquantenario dalla prima ascensione. Partito da campo 4 a mezzanotte, arrivò in vetta alle 6.30. In particolar modo però, le imprese che lo hanno reso celebre al grande pubblico furono due:
Fu proprio in quest'ultima impresa, durante l'ascensione del Täschhorn, nel massiccio del Mischabel (Canton Vallese), che Patrick trovò tragicamente la morte a causa del distacco di una cornice nevosa che lo fece precipitare a valle. AllenamentoFinita l'adolescenza, l'obiettivo di Berhault fu di diventare arrampicatore a tempo pieno, forte anche del sostegno dei suoi genitori. Inizia così ad allenarsi molto per migliorare, arrampicando il più possibile e dedicandosi con costanza ad allenamenti "a secco". Nei primi anni il suo allenamento prevedeva 100 trazioni, 100 piegamenti sulle gambe, 50 flessioni, 50 addominali tutti i giorni, anche in quelli trascorsi in montagna.[3] Intorno al 1976, insieme a Edlinger, aumentarono il carico di lavoro per prepararsi alle grandi salite invernali che sognavano, passando a 500 trazioni e flessioni al giorno.[4] Le sue capacità fisiche e di agilità gli permisero di rendere al meglio sui tetti, liberando per esempio Silvester, di grado di difficoltà 7b a Rocca di Corno (Finale Ligure) attrezzata da Wolfgang Güllich, un'altra via nel finalese alla Grotta Strapatente (Orco Feglino) o Le Toit d'Auguste, a La Turbie. Il grado del Tetto di Augusto via non venne dichiarato da Berhault, in aperta (e silenziosa) polemica con la prassi che voleva una rincorsa al grado fine a sé stesso, senza tenere conto della bellezza e dei movimenti di una via. Pochi anni dopo, l'allora sedicenne Fred Nicole ripeté la via, gradandola 8b+.[5] FalesiaAlcune vie liberate da Berhault ordinate per grado di difficoltà:
Ventidue cime dall'agosto 2000 al gennaio 2001Berhault e i vari compagni che lo seguirono nel viaggio, per spostarsi non usarono mezzi a motore, ma andarono a piedi, in bicicletta o sugli sci.
Film documentari
Libri
Note
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