Parigi che dorme
Parigi che dorme (Paris qui dort) è un mediometraggio muto realizzato da René Clair e suo primo film. Fu girato nel 1923, ma uscì nelle sale nel 1925, dopo il successo del precedente cortometraggio del regista, Entr'acte. È un precursore del genere fantascientifico.[1] TramaUno scienziato pazzo ha inventato un raggio misterioso che sperimenta su Parigi, facendo addormentare tutta la popolazione cittadina, con le persone che rimangono congelate, immobili come statue. Albert, il guardiano di notte della Torre Eiffel - rimasto immune assieme alla nipote dello scienziato grazie all'altezza - si accorge, al suo risveglio, che la capitale è paralizzata. Solo cinque persone arrivate in aeroplano sono sfuggite all'incantesimo e camminano per la città deserta. ProduzioneQuando Clair non riuscì a girare il suo primo progetto Geneviève de Brabant, Jacques de Baroncelli lo raccomandò a Henri Diamant-Berger che produsse questo suo primo film per la sua società Les films Diamant. Il soggetto è una parziale rielaborazione di una precedente sceneggiatura dello stesso René Clair Le rayon magique. La pellicola fu realizzata come intermezzo per lo spettacolo di balletti Relâche di Francis Picabia, celebre esponente del dadaismo parigino.[2] Il film fu girato nell'estate del 1923. DistribuzioneIl film rimase bloccato per 15 mesi in attesa di un distributore. Uscì nelle sale nel febbraio 1925. È stato pubblicato in Italia nel 2011 su DVD da Ermitage Cinema, nella collana Le origini del cinema, e distribuito da Medusa Film. Il titolo del DVD è Parigi che dorme ma contiene anche il cortometraggio Entr'acte dello stesso regista. I sottotitoli sono in francese. Durata
AccoglienzaIl film ebbe un'accoglienza calorosa da parte del pubblico e anche dalla stampa.[6] Critica«Paris qui dort si presenta come un vero e proprio repertorio di tecniche e procedimenti cinematografici, la stasi e il movimento, il rallentato, l'accelerato, l'inversione. Una specie di manifesto catalogo di tutte le possibili regole grammaticali e sintattiche che il cinema, svincolato dalla letteratura e dal teatro, poteva utilizzare.» «Il raggio dallo straordinario potere può essere considerato una metafora della capacità propria del cinema di inventare e rielaborare la realtà.» Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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