Negli anni '70 sperimenta il cinema in super8, gira numerosi cortometraggi sperimentali con l'attrice Jole Rosa e Alberto Hohenneger, legati al cinema delle avanguardie storiche cinematografiche e all'Expanded Cinema, esercitandosi e operando nei tanti Cine Club romani. Tra il 1977 e il 1980 realizza una ventina di film sperimentali, la maggior parte dei quali viene utilizzata all'interno degli spettacoli teatrali del gruppo "La gaia scienza" e di altri autori della postavanguardia teatrale romana.[1] Crea inoltre multi-proiezioni nei teatri off del teatro Beat '72 e la Piramide, lavora come scenotecnico e coregista con La Gaia Scienza, Ennio Fantastichini e Benedetto Simonelli.[2][3][4][5]
Nel 1980-82 Bologna debutta nel cinema di fiction con Fuori dal giorno (1982), film metropolitano a budget ridotto, scritto, diretto, montato e prodotto dallo stesso Bologna.[6] Presentato alla prima edizione del Torino Film Festival 1982, viene ben accolto,[1][7][8][9] insieme al suo protagonista maschile Leonardo Treviglio.[10][11]
Nel 1987 fonda con Donatella Palermo la casa di produzione Myskin Film (il cui nome deriva da quello del principe de L'idiota). Insieme producono Il senso della vertigine, film noir ambientato in provincia, scritto e diretto da Paolo Bologna, in concorso al MystFest di Cattolica nel 1991.[6][12]
Nel 2021 ha pubblicato con Besa Editrice, il suo terzo romanzo di viaggio Il sogno delle città perdute-Viaggio negli spazi della vecchia Europa.[13]
«Piacevole innesto di audiovisivi e recitativi, Stanze segna il gradito debutto di due nuovi autori (Paolo Bologna ed Ennio Fantastichini)»
(Rodolfo di Giammarco, La Repubblica, 26 aprile 1979)
«Stanze è davvero uno spettacolo esemplare e moderno.»
(Andrea Ciullo, Paese Sera, 6 maggio 1980)
^Sullo spettacolo La macchina del tempo della Gaia Scienza:
«Dal 19 al 25 marzo 1979 gli spettatori sono convocati a mezzanotte contemporaneamente al Beat '72 e a Piazza Cavour [...] dove Giorgio e Nunzia passeggiano e corrono nei vialetti diagonali. [...] Contemporaneamente al Beat '72 [...] (la sincronia è assicurata dalla radio) [...] vengono proiettati dei filmati (di Paolo Bologna) che mostrano la piazza nei diversi momenti della giornata. Il leggero asincronismo di proiezione di due copie dello stesso film (diversificate in fase di stampa nelle tonalità di colore) costringe ad approfondire ulteriormente la riflessione sul tempo e su quanto sta avvenendo realmente nel luogo rappresentato dalle immagini proiettate.»
(Bargiacchi, pp. 64-65)
«Al Beat '72 venivano proiettati da Paolo Bologna due filmati realizzati da lui stesso, in ore diverse, a Piazza Cavour. Due copie dello stesso film stampate con diverso tono di colore venivano proiettate, una accanto all'altra, ma sfasate di pochi secondi, così che la percezione del tempo era modificata non solo dai diversi tempi di ripresa, ma anche dai diversi tempi di proiezione, che creavano strane sensazioni di dèja vu.»
«Giorgio e Marco sfondano una parete con un cortile esterno dove passano le immagini filmate di Paolo Bologna, all'interno di un Beat '72 dilatato dall'obiettivo.»
(Nicola Garrone, La Repubblica, 29 febbraio 1980)
«Una nuova versione di Ensemble [...] è stata presentata in maggio a Pistoia. [...] Immagini degli attori (film di Paolo Bologna) proiettate su un telo, che in un angolo chiude l'accesso ad una stretta via, rappresentano una sorta di appunto evanescente ed impalpabile dei movimenti reali. Le immagini scompaiono poi, annullate da un fuoco che le divora insieme al supporto.»
(Bargiacchi, pp. 67-69)
^Sullo spettacolo Smart Simphony, di Benedetto Simonelli,
messo in scena al Teatro Beat '72:
«I film (girati da Paolo Bologna) [...] costituiscono come un prologo agli avvenimenti successivi. Infatti nella prima sala sono proiettati ortogonalmente fra di loro due film, uno sul vetro, uno su una lastra metallica. Il film sul vetro ripete la struttura esterna creando una complessa dimensione spazio-temporale mediante un veloce scorrimento dell'immagine che mostra i monti abruzzesi, con il contrappunto ortogonale del movimento di zoom della macchina da presa. E il film crea poi, con una ripresa fissa, quasi uno spazio scenico nel quale si sviluppa una lotta mortale, ma solenne, fra Benedetto e la sua compagna Esmeralda.»
«Paolo Bologna, che molti conoscono per un cult-movie che, negli anni del riflusso, anticipò le paranoie metropolitane di una generazione ("Fuori del giorno", 1982).»
«Bologna è intelligente e non si limita a ricalcare gli schemi, cala la sua storia in una provincia italiana ricca di umori, sa definire molto bene lo spazio e il paesaggio, illumina il tutto di tramonti e atmosfere morbide e acquatiche, vede la duplicità dei suoi personaggi. Ma il suo film non può non apparire datato, frutto di un'epoca che non sono gli anni '40 ma i compiaciuti, citazionisti anni '80»
( Alberto Farassino, Il videodetective, su ricerca.repubblica.it, 5 luglio 1991. URL consultato l'8 giugno 2020.)