Pagine involontarie
Pagine involontarie (1946-1947) o Il romanzo di Narciso o Quaderni Rossi è un diario giovanile di Pier Paolo Pasolini scritto tra il giugno 1946 e il dicembre del 1947. Parti sostanziose di questo diario sono state pubblicate dal cugino di Pasolini Nico Naldini. StoriaNell'agosto del 1947 Pier Paolo Pasolini scrisse una lettera a Gianfranco Contini esprimendo l'intenzione di mandare a Lugano al concorso di “Libera Stampa” un romanzo dal titolo provvisorio Pagine involontarie[1]. Nella lettera viene allegata anche la prefazione del romanzo dedicata a Stendhal che come scrive Fabien Kunz presenta: ".. una confessione «indiscreta, offensiva», «quasi un documento» della propria interiorità, redatto in uno stile qualificato nei termini drammatici di scrittura che lasciasse «inferno l'inferno»"[2]. Nel 1980 Nico Naldini dopo un difficile lavoro di decifrazione, dovuto a punti incomprensibili dei documenti, pubblicò per la prima volta estratti del diario mettendoli a confronto con i suoi ricordi del periodo friulano [3]. Altri estratti sono stati pubblicati sempre da Nico Naldini con Einaudi Pasolini, una vita, Torino 1989 ContenutiNel diario Pasolini narra la sua predisposizione all'omosessualità iniziata a Belluno all'età di tre anni. Scrive a questo proposito: "era il senso dell'irraggiungibile, del carnale, un senso per cui non è stato ancora inventato un nome. Io lo inventai allora e fu "teta veleta". Sempre sullo stesso tema vengono narrati i primi amori con Bruno: "si sentiva in lui la sordità dell'animale: era violento, sgarbato, per questo aveva successo tra i suoi coetanei"..."lo attendevo per ore e ore, seduto sul mio Tommaseo e col mio Tasso sul prato cinto da filari di viti" e con Nistuti: "Eravamo ambedue in preda al nostro reciproco amore: il mio furioso, conscio, impuro; il suo benché purissimo e religioso non meno totale". Nel diario vengono narrati molti altri fatti che rivestono una particolare importanza per i biografi di Pasolini: la trasformazione di una religiosità caratterizzata dalla "intransigenza dei ragazzi" a quella di carattere mistico: "quando trovai il nome "mistico" per questo mio stato di interiorizzazione, incominciai ad attendere la Grazia, cioè la possibilità di concepire l'Altro, Dio."; l'amore per il dialetto: "riconoscevo le inflessioni della lingua, le sue vocali aperte, le sue sibilanti che sfioravano il senso segreto, inesprimibile, celato in tutto quel mondo"; la morte del fratello Guido. "Non mi azzardo a parlare di quel nostro lutto davanti a cui sento ancora un'insormontabile difficoltà di infinito". Una presenza particolare nel diario è infine la storia dell'amore impossibile fra Pasolini e la violinista slovena Pina Kalz [4]: "La conobbi nel febbraio del '43. Subito dopo mi divenne necessaria per il suo violino, mi suonò dapprima il moto perpetuo di Janácek che divenne quasi un motivo del nostro incontro, e si ripeté in molte occasioni. La ricordo perfettamente nell'atto di suonarlo, con la gonna blu e la camicetta bianca. Ma presto cominciò a farmi udire Bach: erano le sei sonate per violino solo, su cui emergevano, ad altezze disperate, la Ciaccona e il Preludio della III; il Siciliano della I."..."Una sera mi consegnò una lettera dove era dichiarato il suo amore. Era un gesto come tutti quelli che faceva con me: un gesto subito rapito da un vento e gettato indietro alle nostre spalle." Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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