Nube di Smith
La Nube di Smith è una nube interstellare di idrogeno ad alta velocità con una massa pari a circa un milione di M☉, con una lunghezza di 11.000 anni luce ed una larghezza di 2.300 anni luce.[1] La nube è posta fra i 9.800 pc (32.000 al) e i 15.100 pc (49.000 al) dalla Terra[2] e possiede un diametro angolare di circa 10-12 gradi, approssimativamente come le dimensioni apparenti della costellazione di Orione, circa 20 volte il diametro della Luna piena, sebbene la nube non sia visibile ad occhio nudo.[3] La Nube di Smith si trova in direzione della costellazione dell'Aquila, alle coordinate galattiche di ar (l)=40 e dec (b)=-1. Nel gennaio 2008 fu annunciato che la direzione apparente della nube punta verso il disco della Via Lattea ad una velocità di 240 km/s; la Nube di Smith si fonderà dunque con la Via Lattea entro 20-40 milioni di anni in un punto del Braccio di Perseo, distante, se ci si pone idealmente nel centro galattico, circa 90° dalla posizione del Sistema solare. Gli astronomi credono che colpirà il disco galattico con un'angolazione di 45° ed il suo impatto probabilmente scatenerà un violento fenomeno di formazione stellare nel Braccio di Perseo.[3] La nube fu scoperta nel 1963 da Gail P. Smith, allora studentessa di Astronomia americana presso l'Università di Leida nei Paesi Bassi[4]. I segni dello scontro sono già evidenti. La nube è allungata perché è come se stesse "arando" i gas più esterni della Via Lattea. La forza di gravità della nostra galassia, inoltre, sta agendo in modo tale che presto la nube si spaccherà in due o più parti. La Nube di Smith, insomma, si scontrerà con la nostra galassia a più riprese. Analizzando la traiettoria a ritroso nel tempo della nube, si è stimato che fosse passata attraverso il disco della Via Lattea circa 70 milioni di anni fa. Per questo sopravvissuto incontro, si è pensato che la nube fosse inserita all'interno di un enorme alone di materia oscura[5], e che la sua massa di polveri fosse molto di più, di quanto si pensasse, tanto che oggi la si definisce anche con il termine di galassia oscura.[6] Note
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