Mosè Bianchi

Disambiguazione – Se stai cercando il pittore di Lodi, vedi Mosè Bianchi (1836-1892).
Mosè Bianchi

Mosè Bianchi (Monza, 13 ottobre 1840Monza, 15 marzo 1904) è stato un pittore italiano.
Detto talvolta Mosè Bianchi di Monza[1], non va confuso con l'omonimo e pressoché contemporaneo Mosè Bianchi di Lodi[2].

Biografia

Infanzia e preparazione artistica

Lapide sulla casa natale di Mosè Bianchi

Figlio dell'insegnante di disegno e modesto pittore Giosuè e di Luigia Meani, fratello del meno celebre pittore Gerardo Bianchi, compiuti gli studi tecnici s'iscrive nel 1856 all'Accademia di Brera di Milano dove è allievo di Schmidt, Bisi, Zimmermann, Sogni e del direttore Giuseppe Bertini.

Ha per compagni di corso Federico Faruffini, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Filippo Carcano, con i quali dividerà per qualche anno lo studio milanese in via San Primo.

Partecipa alla guerra di indipendenza del 1859.

Inizi della carriera

I suoi primi sette quadri appartengono al filone romantico, sulla scorta delle indicazioni del Bertini: il Ritratto di Simonetta Galimberti e il Ritratto di Giacinta Galimberti del 1861, conservati nei Musei Civici di Monza, L'arciprete Stefano Guandeca accusa l'arcivescovo di Milano Anselmo Pusterla di tradimento sacrilego, 1862, in collezione privata, e la Congiura di Pontida, 1862, esposta a Brera nel 1862 e nel 1863.

Termina gli studi nel 1864 e riceve la commissione della Comunione di San Luigi, per la chiesa parrocchiale di Sant'Albino in Monza. Si volge alla rappresentazione naturalistica, nell'ambito del gusto narrativo dei fratelli Domenico e Gerolamo Induno, in opere quali Una lezione di canto corale, La vigilia della sagra, 1864, Lo sparecchio dell'altare, 1865, che attirano l'attenzione dei critici sulla sua pittura; ma con Cleopatra e La Signora di Monza, del 1865, ricade nel genere melodrammatico del dipinto romantico pseudo storico.

Affermazione artistica

Nel 1867 vince, con L'ombra di Samuele appare a Saul, il pensionato "Oggioni", che gli finanzia due anni di soggiorno a Venezia, dove studia la pittura del Settecento, a Roma e a Parigi, dove è impressionato dalla pittura di Meissonier e di Fortuny.

Nel 1869 torna a Milano, dove presenta a Brera il dipinto I fratelli sono al campo nel quale, rappresentando alcune giovani donne prostrate in preghiera per la salvezza dei fratelli combattenti nella III Guerra d'Indipendenza, unisce il verismo dell'immagine al sentimento patriottico e religioso, riscuotendo grande successo presso la borghesia milanese.

Pittore ricercato

Consigliere dal 1871 dell'Accademia di Brera e ormai pittore alla moda, ne La benedizione delle case, del 1870, esprime, come in Una buona fumata, del 1872, che vince nel 1877 il Premio "Principe Umberto", un bozzettismo di genere. Ne La pittrice, del 1874, come ne I convenevoli e in Una lezione di musica, si dà alla leziosità del genere neo-settecentesco, mentre ha modo di mostrare maestria ritrattistica nel Ritratto di Elisabetta Sottocasa, che vince ancora il Premio "Principe Umberto", nel Ritratto dell'ingegner Carlo Mira e nel Ritratto di Luigi Galbiati, del 1876.

Inizia alla fine degli anni Settanta la sua attività di frescante, orientatandosi verso lo stile di Tiepolo: del 1877 è il ciclo di affreschi nella Villa Giovanelli a Lonigo, presso Vicenza, dal 1883 al 1884 è la decorazione della Stazione Reale di Monza, con Il genio dei Savoia e del 1885 sono le decorazioni di Palazzo Turati, a Milano.

Mosè Bianchi in questo periodo è anche impegnato ad incentivare le capacità artistiche del nipote Pompeo Mariani il quale, grazie allo zio che lo portava a disegnare le sue prime vedute del Parco di Monza, Pompeo inizierà la sua carriera artistica, acquistando fama a livello europeo.

In ripetuti viaggi a Venezia produce vedute lagunari che gli procurano grande popolarità, tanto da ripetere numerose versioni di una delle sue tele di maggior successo, La laguna in burrasca, 1879, presente nel Museo Godi Valmarana di Lugo Vicentino.

È ammirato dai contemporanei Antonio Fontanesi e Domenico Morelli che considerano di straordinaria modernità la sua pittura; la tela La parola di Dio, del 1887, mostra l'ausilio della fotografia nella sua pittura e con Le lavandaie, del 1894, dà il suo contributo alla rappresentazione della vita degli “umili”.

Dopo una breve attività di consigliere comunale a Milano e aver tentato invano di ottenere una cattedra di insegnante all'Accademia di Belle Arti di Torino, nel 1890 dipinge a Gignese, sopra il Lago Maggiore, una serie di vedute alpine, che sono un omaggio al naturalismo lombardo: fra le tante, Casa del pastore e Pecore al ruscello dove, dato un taglio fotografico dell'immagine, indugia sul rapporto luministico tra l'acqua e i grandi massi di pietra. Allo stesso anno appartengono una serie di vedute di Milano, come Milano sotto la neve, Periferia milanese lungo il Naviglio e Cavalcando, un tramonto sulla Darsena di Porta Ticinese.

Ultimi anni e morte

Si dedica anche all'acquaforte e nel 1896 è premiato al Concorso della Calcografia Nazionale. Nel 1898 è nominato insegnante e direttore dell'Accademia Cignaroli di Verona; ma una malattia insorta nel dicembre 1899 lo costringe a ritornare a Monza e ad abbandonare la pittura. L'artista muore nel 1904 ed è sepolto nel Cimitero di Monza.

Associazione Culturale per lo studio, la tutela e la valorizzazione dell'Archivio e dell'Opera di Mosè Bianchi, Pompeo Mariani, Elisabetta Keller

Il 30 gennaio 2019 nasce l'Archivio Mosè Bianchi, emanazione dell'Associazione Culturale per la tutela, lo studio, la valorizzazione dell'Archivio e dell'Opera di Mosè Bianchi, Pompeo Mariani, Elisabetta Keller.

L'Archivio Mosè Bianchi si lega coerentemente e in ordine cronologico per linea di discendenza famigliare diretta all'Archivio Pompeo Mariani e all'Archivio Elisabetta Keller.

Valutazione critica

"Gli studi tenaci e attenti lo avevano dotato di una tecnica perfetta, ai primi saggi (improntati di un torbido romanticismo di ispirazione letteraria), a contatto con i grandi settecentisti veneti seguono opere pittoricamente più sane, di un romanticismo più contenuto e appoggiato a un colore nutrito ed energico" (Pischel).

"Fu saldo disegnatore, compositore disordinato, schiettissimo pittore, succoso, fresco, vario in quel suo cromatismo in cui il colore dei veneziani riecheggia senza affievolirsi, esperto di ogni segreto dell'arte nel rendere la finezza dell'atmosfera e nel modellare con l'efficacia della pennellata nervosa" (Colasanti).

Opere

Opere principali

Mosè Bianchi nei musei

Galleria d'immagini

Note

Bibliografia

  • Ugo Nebbia, Mosè Bianchi, Busto Arsizio, 1960
  • Marco Valsecchi, I paesaggisti dell'800, Milano, Electa-Bompiani, 1972, p. 298 e tav. 149, SBN SBL0437189.
  • AA. VV., Mosè Bianchi e il suo tempo, Monza, 1987
  • Paolo Biscottini, Mosè Bianchi, Motta, 2004

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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