Marie Parent, detta Mimi, era l'ottava dei nove figli dell'architetto Lucien Parent (1893-1956). Dopo la scuola dell'obbligo presso il convento delle Dames du Sacré-Cœur,[1] dal 1942 al 1947 studiò pittura alla Scuola di Belle Arti di Montréal, dove lavorò nello studio del pittore quebecchese Alfred Pellan a partire dal 1943.
All'interno di un gruppo che contestava l'accademismo dell'insegnamento alle Belle Arti conobbe Jean Benoît, il suo futuro marito, insieme al quale nel 1947 venne espulsa dalla scuola per cattiva condotta a causa dell'esposizione delle sue opere, che non incontravano l'approvazione della direzione cattolica.[2]
Nel 1947 vendette tutti i propri quadri alla galleria Dominion di Montréal, che organizzò la sua prima mostra personale, molto apprezzata dal TIME.
Entrò nel gruppo artistico «Prisme d'Yeux», di cui facevano parte Pellan e Benoît, ed insieme ad altri tredici artisti contribuì a redigerne il Manifesto. Nel 1948 espose insieme a Pellan e Benoît e vinse la «Cézanne-Medaille».[3] Nello stesso anno sposò Jean Benoît; entrambi ottennero dal governo francese una borsa di studio che consentì loro di studiare etnografia ed arte primitiva[4] a Parigi, dove si stabilirono definitivamente.
Tramite Aube Breton[5] nel 1959 incontrò André Breton ed entrò a far parte del gruppo surrealista. Contribuì ad organizzare la Exposition inteRnatiOnale du Surréalisme (EROS) (Esposizione internazionale surrealista), tenutasi a Parigi dal 15 dicembre 1959 al 15 febbraio 1960, realizzandone la «Stanza del feticismo»[3] e progettandone la bozza del catalogo insieme a Marcel Duchamp. Il catalogo consisteva in una scatola verde intitolata Boîte Alerte - Missives Lascives,[6] nella quale potevano essere "imbucate" delle idee.[7] Fu la prima di una serie di scatole surrealiste.
Dal 1959 al 1987 Mimi partecipò alle principali esposizioni surrealiste, utilizzando prevalentemente, a partire dal 1969, la tecnica dei "quadri-oggetti". Con l'intento di moltiplicare il passaggio dall'immagine piatta al volume e viceversa, utilizzò nei suoi dipinti ogni sorta di tecnica, dal ricamo all'intarsio attraverso il collage. Le sue opere vennero regolarmente pubblicate sulle riviste surrealiste «Bief», «La Brèche» e «L'Archibras».
Nel 2001 vinse il premio della Woldemar-Winkler-Stiftung, organizzato dalla fondazione creata dal pittore tedesco Woldemar Winkler a Gütersloh.[2]
Mimi Parent morì in Svizzera, a Villars-sur-Ollon, nel 2005. Dopo la sua scomparsa il marito Jean disperse le sue ceneri presso il castello di Lacoste, proprietà del Marchese de Sade, nell'Alta Provenza. Uguale sorte venne riservata alle ceneri dello stesso Benoît, morto nel 2010.[8]
^La traduzione letterale in italiano "Scatola spiritosa - Lettere lascive" potrebbe essere arbitraria, in quanto complicata dai molteplici significati del termine alerte: se aggettivo significa "spiritoso", "vivace", "svelto", "spedito"; se sostantivo significa "allarme", "avvisaglie", ma viene anche utilizzato come interiezione con il significato di "all'erta!". Inoltre l'assonanza di boîte alerte con boîte à lettre ("cassetta delle lettere") crea un gioco di parole intraducibile che in francese rende molteplici valenze: una sorta di buca delle lettere spiritosa o viva, forse un po' allarmante.
(FR) André Breton, Le Surréalisme et la peinture, Paris, Gallimard, 1965.
(FR) Adam Biro e René Passeron, Dictionnaire général du surréalisme et de ses environs, Fribourg, Paris, Office du livre, Presses universitaires de France, 1982, OCLC797384265.
(FR) Georgiana Colvile, Mimi Parent, in Scandaleusement d'elles : trente-quatre femmes surréalistes, con una foto dell'artista realizzata nel 1977 da Marion Kalter, Paris, Jean-Michel Place, 1999, pp. 228-233, ISBN978-2-85893-496-6, OCLC42974962, SBNUBO1035261.
(EN) André-G. Bourassa e Jean-Marie Apostolides, Mimi Parent, in The Canadian Encyclopedia, 27 dicembre 2005. URL consultato il 12 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).