Migmatite
La migmatite è una roccia ibrida, in parte ignea e in parte metamorfica. Si forma a grande profondità nella crosta terrestre, quando la temperatura delle rocce metamorfiche qui esistenti è così alta da innescare il processo di fusione parziale, detto anatessi. EtimologiaIl termine è stato introdotto dal petrologo finlandese Sederholm nel 1907, per descrivere rocce del cratone scandinavo nella Finlandia meridionale. Deriva dal greco μιγμα (migma), che significa mescolamento, per l'intima mescolanza di due litotipi di origine differente. Composizione e origineLe migmatiti sono formate da aree di colore chiaro e composizione leucogranitica, dette neosoma o leucosoma, mescolate in modo eterogeneo ad aree di roccia metamorfica scura, di chimismo intermedio o leggermente basico, solitamente di facies anfibolitica o granulitica, dette paleosoma o melanosoma. Il neosoma non è altro che il materiale fuso che si è consolidato e cristallizzato nel posto stesso in cui si è formato (migmatiti anatettiche o in situ) o si è iniettato nelle fratture delle rocce metamorfiche provenendo da aree circostanti (migmatiti iniettate), in quest'ultimo caso solitamente da un plutone profondo con cui le rocce metamorfiche vengono a contatto. Nelle migmatiti anatettiche il paleosoma è interpretato come prodotto “restitico”, ovvero il residuo solido della fusione parziale che è stato impoverito dei minerali sialici a più bassa temperatura di fusione, arricchendosi così di quelli femici, più altofondenti. Non tutti i petrologi concordano però su questa interpretazione: per alcuni le due differenti parti delle migmatiti, una acida e una basica, sono il prodotto della differenziazione per metasomatismo, senza fusione, di un'originaria roccia di composizione intermedia tra le due. Le due interpretazioni non sono incompatibili: è possibile che in situazioni diverse possano agire l'uno o l'altro dei due processi. Bisogna però osservare che allo stato solido le migrazioni di ioni all'interno dei reticoli cristallini o nei fluidi circolanti lungo le interfacce dei cristalli, richieste dalla metasomatosi, avvengono con una velocità di diffusione lentissima e in ambiti spaziali molto ristretti, per cui si possono ipotizzare solo negli immediati dintorni di un magma molto ricco di elementi volatili a contatto con rocce permeabili ai fluidi magmatici. Appare inverosimile che questo fenomeno possa applicarsi alle migmatiti anatettiche, che spesso si estendono su aree vastissime. Tessiture delle migmatitiLe migmatiti presentano una grande varietà di tessiture con le due parti, neosoma e paleosoma, che possono formare strati regolari piani o piegati o variamente contorti, vene che s'intersecano a vario angolo o masse di varia forma. I contatti tra le due parti possono essere netti o più o meno sfumati, fino a rendere quasi irriconoscibile il confine tra esse.
Poiché le parti chiare e scure delle migmatiti hanno dimensioni da centimetriche a multimetriche, queste rocce si riconoscono più facilmente su un affioramento roccioso che su un campione a mano. Ambiente di formazione delle migmatiti anatetticheLa temperatura di inizio fusione di una roccia, detta solidus, è influenzata dalla pressione (e quindi dalla profondità) e dalla composizione chimica della stessa. Essa va da un minimo di 650 °C per una roccia acida, cioè ricca di silice (SiO2) e allumina (Al2O3), e satura d'acqua gassosa (che abbassa la temperatura di fusione) a un massimo di circa 1100 °C per una roccia anidra ultrabasica, ossia povera di silice e allumina e ricca di ferro e magnesio. Altri progetti
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