Nel 1885 sposò Giuditta Pozzi e nello stesso anno ebbero il loro unico figlio, Francesco. Il matrimonio naufragò già nel 1889. Nello stesso anno si trasferì definitivamente a Parigi, dove espose all’Esposizione universale cinque bronzi – El locch, Gavroche, Ruffiana, Carne altrui e Aetas aurea – ottenendo l’attenzione della critica e venendo a contatto con artisti impressionisti. Nel 1893 realizzò la prima personale parigina, apprezzata da Auguste Rodin, con il quale il rapporto di iniziale amicizia era destinato a incrinarsi per la polemica sulla primogenitura della scultura impressionista, sfociata nell’inchiesta di Edmond Claris L’Impressionisme en sculpture: Auguste Rodin et Medardo Rosso, pubblicata nel giugno 1901[1]. Nel 1895 Rosso nello studio di rue Caulaincourt costruì i forni per sperimentare la fusione in bronzo e dove iniziò la celebre produzione in cera, mentre aprì uno studio per il pubblico sul boulevard des Batignolles[2]. Ottenuta nel 1902 la cittadinanza francese, seguirono prestigiose acquisizioni nelle collezioni pubbliche francesi: nel 1907 il primo ministro francese Clemenceau scelse il gesso di Ecce puer e la cera di Femme à la voilette per il Musée du Luxembourg, e la città di Parigi acquistò per 2500 franchi Aetas aurea (Cera, oggi al Musée du Petit Palais). Espose negli anni seguenti ad Amsterdam, Utrecht, L’Aia e Rotterdam, in Germania all’Albertinum di Dresda, a Berlino e a Lipsia, nel 1907 a Bruxelles, l’anno dopo a Mosca.
Definito l’emblema della scultura moderna nel Manifesto dei pittori futuristi (11 febbraio 1910), Rosso Ritornò a Milano nel 1914. Nel 1926 Margherita Sarfatti gli dedicò una sala personale con undici sculture nella Mostra del Novecento italiano alla Permanente di Milano.
Nel 1920 espose il Bambino malato, il Bambino ebreo, La Portinaia e l'Ecce Puer, tutte opere eseguite tempo prima, alla Mostra d'arte Sacra di Venezia, limitandosi, con una certa irriverenza, a modificarne il nome in San Giovannino, San Luigi, Sant'Orsola ed Enfant de Nazareth.[3]
Medardo Rosso affermò: Ce qui importe pour moi en art, c'est de faire oublier la matière ("A me, nell'arte, interessa soprattutto di far dimenticare la materia"); infatti le sue sculture sono costituite da forme "non finite", che sembrano suggerire la presenza dell'ambiente circostante.
Morì la sera del 31 marzo 1928, in seguito ad un'infezione dovuta a un problema sanguigno, assistito dal figlio Francesco. È sepolto al cimitero monumentale di Milano.
Rosso e i bambini
Medardo Rosso divenne noto soprattutto per i suoi ritratti di bambini. Così scrisse Ardengo Soffici: «Nessuno scultore, credo, dopo l'impareggiabile Donatello nostro fiorentino, ha capito ed espresso così cordialmente i lineamenti e lo spirito di quell'età acerba. Houdon e Carpeaux, hanno ritratto dei fanciulli, ma né l'uno né l'altro hanno saputo farlo con quella penetrazione che solo un vero amore può dare. Le testine e i busti del nostro sono come dei piccoli monumenti eretti in onore della divina "primavera della vita"...»[4]. Medardo Rosso amava la purezza, la freschezza e l'innocenza dei bambini. L'opera nella quale emerge maggiormente questa purezza è l'Ecce Puer, statua di cui una copia è stata posta sulla tomba di Medardo Rosso, nel cimitero monumentale di Milano. Altrettanto degne di nota sono le sculture: Bambina che ride, Bambino malato, Bambino al sole, Bambino ebreo e Bambino alle cucine economiche.
Medardo Rosso: scritti e pensieri, 1889-1927, a cura di Elda Fezzi, Turris, 1994
Scritti sulla scultura, Abscondita, 2003
Note
^G. Lista, M. R. Scultura e fotografia, Milano 2003
^ Omar Cucciniello, ROSSO, Medardo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 88, 2017.
^ Marco Rossi, Alessandro Rovetta (a cura di), Studi di storia dell'arte in onore di Maria Luisa Gatti Perer, Vita e pensiero, 1999, p. 562, EAN 9788834301364.
^Ardengo Soffici, Il caso Medardo Rosso: preceduto da l'impressionismo e la pittura italiana, B. Seeber, 1909
Bibliografia
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Ardengo Soffici, Medardo Rosso (1858-1928): Con 42 illustrazioni, Vallecchi, 1929
Mino Borghi, Medardo Rosso, Edizioni del Milione, 1950
Sharon Hecker,Medardo Rosso, s.v., The Encyclopedia of Sculpture, Vol. 3, P-Z, Ed. Antonia Böstrom. New York and London: Routledge, 2000. 1470-1473.
Anna Imponente, La seduzione della materia: scultori italiani da Medardo Rosso alle generazioni recenti, Silvana, 2002
Giovanni Lista, Cristina Maiocchi, Medardo Rosso: Scultura e Fotografia, 5 Continents, 2003
J.-F. Rodriguez, Rictus, Soffici e Apollinaire paladini dello scultore Medardo Rosso tra Parigi e Firenze 1904-1929, Quaderni Sofficiani 8, Associazione Culturale “Ardengo Soffici, Poggio a Caiano - Pentalinea, Prato, 2003
Sharon Hecker, Reflections on Repetition in the Sculpture of Medardo Rosso. Medardo Rosso: Second Impressions. (exh. cat., Harvard Art Museums). Harry Cooper and Sharon Hecker. New Haven and London: Yale University Press, 2003.
Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna a cura di Luciano Caramel, Skira, 2004
Michele Tavola, Storia dell'arte, Volume 3, Alpha Test, 2007
Alessandro Masi, Storia dell'arte italiana 1909-1942, Edimond, 2007
Medardo Rosso. Catalogo ragionato della scultura a cura di Paola Mola, Fabio Vittucci, Skira, 2009
Sharon Hecker, An Enfant Malade by Medardo Rosso from the Collection of Louis Vauxcelles, The Burlington Magazine 152:1292 (2010): 727-735.
Sharon Hecker, Un Monumento al Momento. Medardo Rosso e le origini della scultura contemporanea", traduzione di Nicoletta Poo, Johan & Levi Editore, 2017, ISBN 978-88-6010-201-0.