La prima parte di questo capitolo, Matteo 6,1–18, evidenzia l'espressione della pietà, riferendosi a tre espressioni della pietà nella cultura ebraica, ovvero l'elemosina, la preghiera personale ed il digiuno.[2] In questa parte del capitolo, talvolta indicata col nome di discorso sull'ostentazione, Gesù dimostra di appoggiare gli insegnamenti tradizionali dell'ebraismo ma egli precisa come la pietà non debba essere ostentazione e debba essere idealmente condotta in segreto. Egli si scaglia infatti contro coloro che praticano la pietà davanti al loro pubblico e poi non fanno niente per compiacere Dio.
Matteo 6,19–34 riguarda invece i possedimenti, le priorità e la fiducia.[2] La prima parte in Matteo 6,19–24 ha tre elementi su due tesori, due occhi e due padroni. La seconda parte in Matteo 6,25–34 si occupa invece nella fiducia in Dio e anch'essa fornisce tre ragioni per non essere ansiosi.[2]
Nell'analisi di John Wesley del discorso della montagna, il capitolo 5 delinea "la somma di tutta la vera religione", permettendo a questo capitolo di rendere nel dettaglio "le regole di buona intenzione che dobbiamo perseguire nelle nostre azioni, senza mischiarle coi desideri terreni o cure ansiose per il necessario alla vita" e il capitolo seguente fornisce le "precauzioni contro gli ostacoli della religione".[3] Wesley inoltre analizza il capitolo 6 come segue:
Versetti 1–4: la giusta intenzione e la maniera di fare l'elemosina
Versetti 5–15: la giusta intenzione, il modo, la forma ed i prerequisiti di chi prega
Versetti 16–18: la giusta intenzione e la maniera di digiunare
Versetti 19–34: la necessità di una intenzione pura in tutte le cose, senza mischiarla al desiderio di ricchezza o di cura delle cose terrene, o al volere.[4]