Martiri fascistiMartiri fascisti o Martiri della Rivoluzione Fascista o Martiri del fascismo venivano chiamati durante il fascismo i caduti per la causa fascista a partire dalla fondazione dei Fasci di combattimento nel 1919. StoriaDurante la nascita e la diffusione del movimento fascista, i suoi teoreti sostenevano che fosse in atto una guerra civile, della quale la responsabilità sarebbe derivata dalla deriva antinazionale del proletariato nel corso del diciannovismo[1]. La rottura della legalità, per lo svolgimento con successo della marcia su Roma, avrebbe confermato la natura rivoluzionaria dell'avvento del fascismo, qualificando come martirio la morte dei suoi adepti nel corso del precedente periodo di torbidi: in realtà, durante il biennio legalitario (1922-1924), proprio in ragione del fatto di essere Presidente del consiglio dei ministri del Regno d'Italia secondo l'ordinamento statutario[2], Mussolini avallò la retorica dei "martiri" per tenere viva la narrativa pseudo-rivoluzionaria del suo avvento al potere[3]. Perciò il 30 novembre 1922, solo un mese dopo la presa del potere di Benito Mussolini dopo la Marcia su Roma, venne stabilito che ogni città o paesino dovesse istituire un viale o un parco della Rimembranza, con un nuovo albero per ogni caduto della città durante la Grande Guerra: poco dopo il numero venne esteso a tutti i "martiri fascisti"[4] e nel 1925 essi ammontavano a circa 400 nomi[5]. Ciò nondimeno, il "mito dei tremila fascisti morti che il fascismo cominciò a diffondere nell'autunno 1924" mirava a controbilanciare l'effetto traumatico del delitto Matteotti sull'opinione pubblica, secondo il motto "un Matteotti non vale 3000 morti"[6]. ConteggioNel 1925, nelle dichiarazioni del regime, risultavano 45 morti e 285 feriti per la causa fascista, mentre nel 1933 risultava che la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale aveva avuto oltre quattrocento morti oltre a migliaia di mutilati e feriti per la causa fascista dalla sua fondazione nel 1923. I familiari dei caduti, i mutilati e i feriti erano membri di diritto dell’Associazione fascista delle famiglie dei caduti, dei mutilati e dei feriti per la Rivoluzione[7]. Durante il Regime venne detto che la Rivoluzione fascista era costata tremila morti[8], ma è stato un numero enfatizzato dalla stessa propaganda[9]. L'Opera Nazionale Balilla ricordava questi tremila morti nel primo articolo del Catechismo del Balilla nel Giuramento del Balilla[10]: «Nel nome di Dio e dell'Italia giuro di eseguire gli ordini del DUCE e di servire con tutte le mie forze e, se è necessario, col mio sangue, la Causa della Rivoluzione fascista. Il Fascista che giura non appartiene più a se stesso ma al DUCE e alla causa della Rivoluzione fascista, così come per il DUCE e per la Rivoluzione morirono i tremila Martiri fascisti.» ApologeticaDurante un discorso a Palazzo Venezia, in occasione del decennale della Marcia su Roma il 17 ottobre 1932, Mussolini davanti a 25.000 gerarchi ricordò i Martiri fascisti con queste parole: "Fra tutte le insurrezioni dei tempi moderni, quella più sanguinosa è stata la nostra. Poche diecine richiedette l'espugnazione della Bastiglia...quella russa non ha costato che poche diecine di vittime. La nostra, durata tre anni, ha richiesto vasto sacrificio di giovane sangue"[11]. Il 24 maggio 1933, in occasione della cerimonia dell'entrata in guerra nella prima guerra mondiale, il governatore di Roma Francesco Boncompagni Ludovisi assieme al vice-governatore deposero corone d'alloro presso il Milite ignoto e all'Ara dei caduti fascisti in Campidoglio; poi il presidente del Senato del Regno Luigi Federzoni depose una corona alloro sull'Ara dei caduti fascisti in rappresentanza del Parlamento[12]. Nel 1932 in occasione della Mostra della Rivoluzione fascista venne inaugurato il Sacrario dei Martiri Fascisti, ma il catalogo si limitò a dichiarare che erano stati "centinaia e centinaia"[13]. Il 5 dicembre 1932 per chiudere le manifestazioni del decennale il Presidente del Senato del Regno Luigi Federzoni assieme a tutti i senatori resero omaggio alla cappella dei Martiri Fascisti presso il Palazzo del Littorio, allora sede del Partito Nazionale Fascista[14]. Sacrari e monumenti
Altro
Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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