Mario Giaretto

Mario Giaretto
NascitaTorino, 1913
MorteDei Alinda, 8 agosto 1942
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàParacadutisti
Reparto186º Reggimento paracadutisti "Folgore"
Anni di servizio1934-1942
GradoSergente maggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna del Nord Africa
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1]
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Mario Giaretto (Torino, 1913Dei Alinda, 8 agosto 1942) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia

Nacque a Torino nel 1913, figlio di Luigi e Libertina Grassi.[2][3] Lavorava come decoratore a Torino quando fu chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito il 6 aprile 1934. Destinato al 3º Reggimento alpini, nel luglio 1936 fu posto in congedo con il grado di caporale maggiore.[4] Richiamato in servizio attivo nel 1939 presso l'8º Reggimento alpini, 16 ottobre di quell'anno partì per l'Albania venendo promosso in quello stesso giorno al grado di sergente. Rientrato in Italia pochi mesi dopo fu congedato, venendo nuovamente richiamato in servizio nel gennaio 1941, assegnato alla compagnia comando del battaglione alpini "Val Pellice" del III Gruppo alpino "Valle" operante fronte greco-albanese.[4] Nel luglio dello stesso anno ottenne di passare nella specialità paracadutisti e, frequentato l'apposito corso a Viterbo, conseguì il brevetto nell'ottobre successivo.[4] Promosso sergente maggiore e trasferito al 186º Reggimento paracadutisti della 185ª Divisione paracadutisti "Folgore", parti il 15 luglio 1942 per l'Africa Settentrionale Italiana.[4] Cadde in combattimento a quota 99 di Dei Alinda l'8 agosto 1942, e fu successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4]

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Assumeva volontariamente il comando di un nucleo italiano di una pattuglia mista di esplorazione notturna italo-germanica. Durante l’assolvimento del suo compito, caduta la pattuglia in un’imboscata di forze motocorazzate, rimasto gravemente ferito l’ufficiale germanico comandante la pattuglia, ne assumeva il comando. Ordinava il ripiegamento e con sovrumano coraggio rimaneva solo sul campo della lotta, a proteggere il ripiegamento dei dipendenti; serenamente sicuro del suo sacrificio, allo scoperto, in piedi, con preciso tiro del suo moschetto automatico teneva in scacco per lungo tempo il nemico. Ferito, non desisteva, ma rimanendo al suo posto continuava il fuoco, fino a che una raffica nemica non lo abbatteva definitivamente. Da altra pattuglia uscita in suo soccorso, venne trovata la salma crivellata di ferite, circondata da molti cadaveri nemici. Fulgidissimo esempio di suprema dedizione al dovere, di altissimo spirito di sacrificio e di profondo sentimento di cameratismo. Quota 99 di Deir Alinda (A.S), notte sull'8 agosto 1942.[5]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 26 dicembre 1951.[6]

Note

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.63.
  2. ^ Combattenti Liberazione.
  3. ^ Bianchi 2012, p.120.
  4. ^ a b c d e Bianchi 2012, p.121.
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  6. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 5 febbraio 1952, registro 6, foglio 116.

Bibliografia

  • Andrea Bianchi, Il Medagliere, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2012, p. 168, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 63.

Voci correlate

Collegamenti esterni