Maddalena Mazzocut-MisMaddalena Mazzocut-Mis (28 febbraio 1964) è una filosofa, drammaturga e accademica italiana. BiografiaDopo la laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, con una tesi in filosofia della scienza dal titolo Il Mostro: strumento euristico e sperimentale. Un’analisi delle opere di Etienne e Isidore Geoffroy Saint-Hilaire, ottiene una borsa di studio dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Milano, per il perfezionamento all’estero, che svolge presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi (1991-93). Negli anni 1993-97 svolge un dottorato di ricerca in Filosofia-Estetica presso l’Università degli Studi di Bologna, presentando una tesi dal titolo: Autonomia formale. Metamorfosi delle forme tra vita, stile, natura e tecnica a partire dal pensiero di Henri Focillon. La sua carriera universitaria comincia nell’anno accademico 1989-90 presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Nel 1998 è Ricercatrice a tempo indeterminato e dal 2002 Professoressa associata presso lo stesso dipartimento. Dal 2019 è Professoressa ordinaria e svolge la sua attività presso il dipartimento di Beni Culturali e Ambientali della stessa Università.[1] Negli anni partecipa, dirige e coordina innumerevoli progetti e gruppi di ricerca nazionali e internazionali, pubblica scritti scientifici in Italia e all’estero. Porta avanti attività di Terza Missione. Inoltre, è Principal Investigator di progetti di ricerca nazionali (finanziati tra gli altri da Fondazione Cariplo e Acri) e internazionali (Creative Europe ed Erasmus Plus). Ha svolto attività di ricerca e didattica in Francia, Inghilterra, Spagna, Romania e negli USA. Nel 2001 fonda e dirige la rivista “Itinera”.[2] Dirige numerose collane editoriali ed è membro del comitato direttivo di diverse riviste scientifiche. La sua attività di drammaturga ha inizio nel 2008 con il libretto di Giocasta – tragedia musicale con musiche di Azio Corghi – e prosegue fino ad oggi con più di venti opere rappresentate in Italia e all’estero.[3] PensieroLa ricerca di Mazzocut-Mis si rivolge inizialmente verso i temi salienti dell’estetica del brutto[4] e del mostruoso, incrociando il mondo dell’arte con quello della scienza. L’interesse per l’ambito morfologico (con particolare attenzione all’anatomia comparata, alla zoologia, alla biologia, vista attraverso gli studi teratologici ottocenteschi) ha dato origine, dal 1990 ad oggi, a numerosi volumi e saggi pubblicati su riviste e in opere collettanee in Italia e all’estero. A partire dalla tesi di dottorato (1997), Mazzocut-Mis indaga il concetto di forma, analizzato sia nelle sue premesse fondative sia nelle sue relazioni con il procedere storico. L’indagine sul pensiero estetico di Focillon e del suo allievo Baltrušaitis le dà modo di approfondire, tra gli altri, il tema del soggetto nell’ambito del divenire delle forme, il ruolo delle leggi formali quali quelle dell’orrore del vuoto e dell’attrazione della cornice. I problemi che la forma pone, la legalizzazione della sua contingenza, la riflessione sul pensiero di Leibniz, Buffon, Diderot, Kant, Goethe, D’Arcy Thompson e dei fenomenologi di area francese sono gli argomenti principali della sua riflessione dal 1994 al primo decennio di questo secolo. Il tema che caratterizza maggiormente il suo pensiero per tutto l’arco della sua ricerca è però il ruolo e lo sviluppo delle categorie estetiche quali il Brutto, il Sublime[5] e il Kitsch. A partire da Il senso del limite. Il dolore, l’eccesso, l’osceno, Mondadori-Le Monnier, Firenze 2009 (volume tradotto in tre lingue) la ricerca di Mazzocut-Mis indaga le categorie estreme e s’interroga sul ‘limite’ sia dal punto di vista della produzione artistica sia da quello della ricezione dell’opera d’arte. Altro tema cardine è l’estetica del Settecento da sempre presente nelle sue ricerche: dalla curatela delle opere di F. Hemsterhuis (1994), a quella (insieme a P. Vincenzi) del testo dubosiano, Riflessioni critiche sulla poesia e sulla pittura (2005). Da ricondurre al suo interesse per le teorie dell’immagine a partire dal Settecento è la prima traduzione italiana integrale dei Salons di Denis Diderot (Bompiani 2021). Dal 2009 la ricerca di Mazzocut-Mis si rivolge anche all’ambito dell’estetica attoriale. A partire dai fondamenti dell’estetica dell’emozione, indaga il ruolo dell’attore in particolare nel secolo dei Lumi. Da allora e fino a oggi la ricerca teorica si fonde con la pratica e l’esercizio della scrittura teatrale. L’opera teatrale di Mazzocut-Mis è un raffinato lavoro di ricerca, riflessione e composizione creativa vera e propria. Miti e personaggi della tradizione letteraria sono messi in scena accanto a quotidiane vite vissute attraverso un lavoro di ricostruzione e costruzione che non attende, ma attiva la cosiddetta ‘ispirazione’ (“L’ispirazione c’è… se si studia”, scrive nella premessa a Teatro da leggere). Diverse opere sono rielaborazioni di classici (sia antichi sia relativamente recenti) in una prospettiva nuova, con la tendenza a illuminare i lati oscuri o deboli di personaggi celebri (letterari o storici), come ad esempio Giocasta, Elena, Teodora, Rigoletto, Voltaire e Flaubert. Altre sono legate a problemi di attualità (il lavoro interinale, il mangiar carne, e soprattutto le guerre, la barbarie, la persecuzione) indagati secondo una prospettiva esistenziale e universale. Fra i temi principali, presentati con varietà di toni e registri, troviamo la complessità tragica della vita, i risvolti drammatici della bellezza, l’imprevedibilità delle vicende umane (con la loro dinamica di ascesa e caduta), la velleità di tante aspirazioni. Opere Principali
TeatroDrammaturgie pubblicate
Drammaturgie rappresentate (selezione dal 2017)
Note
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