Luigi Reverberi
Luigi Reverberi (Cavriago, 10 settembre 1892 – Milano, 22 giugno 1954) è stato un generale italiano degli alpini[1], insignito della medaglia d'oro al valor militare. BiografiaMilitò per più di trent'anni nelle file del Regio Esercito, combattendo in entrambe le guerre mondiali. Frequentò l'Accademia militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente. Nel 1913 sempre da sottotenente prese parte alla campagna di Libia. Durante la prima guerra mondiale combatté con il 7º Reggimento alpini a Ponte Alto, alle Tofane, alla Bainsizza, sul Monte San Gabriele, a Monte Solarolo e a Fiera di Primiero e per il suo valore gli vennero assegnate tre medaglie d'argento, una croce al merito di guerra e l'Ordine militare di Savoia. Dopo la guerra militò nella 2ª divisione Alpini e nel 1926 divenne tenente colonnello. Nel 1935 ebbe la promozione a colonnello e comandò il 67º reggimento di fanteria. Nel 1939 fu capo di Stato Maggiore del Corpo d'Armata autotrasportato. Nel luglio 1939 fu promosso generale di brigata. Durante la seconda guerra mondiale nel 1941 prestò servizio presso il comando del XXVI corpo d'armata in Albania. Durante la disastrosa ritirata dalla Russia si distinse nella battaglia di Nikolaevka. Compì quasi tutta la sua carriera militare nel corpo degli Alpini sino a giungere al grado di generale di corpo d'armata. Quando era maggiore, i suoi soldati del battaglione Vestone lo soprannominarono affettuosamente Gasosa. Questo soprannome venne usato dopo, con una punta di malevola ironia, anche negli ambienti del Ministero della Guerra a Roma. Era noto anche come Generale dieci lire perché, dopo aver passato in rassegna le sue truppe alpine, che peraltro giudicava sempre encomiabili, al momento di andare via faceva dare dal suo aiutante di campo al capoposto della guardia schierata per salutarlo un biglietto da dieci lire, affinché tutti bevessero alla sua salute. Questi atteggiamenti affabili addolcivano la disciplina militare e suscitavano nei suoi sottoposti una grande fedeltà e dedizione al servizio. Nel 1942, al comando della divisione alpina "Tridentina", andò sul fronte russo, dove combatté nella battaglia di Nikolaevka, riuscendo a salvare e riportare in patria parte dei suoi alpini. Per questo gli venne conferita una medaglia d'oro al valore militare. Dopo il suo rientro in Italia, mentre si trovava a Bressanone, venne arrestato dai tedeschi l'8 settembre e internato in un campo di prigionia a Posen. Dichiarando che voleva aderire alla RSI, ottenne di essere liberato e inviato per addestramento in Francia a Vittel, dove però non tardò a prendere contatti con la Resistenza francese. Quando i tedeschi se ne accorsero, lo mandarono in un campo di punizione a Wietzendorf e poi di nuovo a Posen, dove venne catturato dai russi e tenuto prigioniero. Nel mese di settembre 1945 rientrò infine in Italia e nel 1947 fu promosso Generale di corpo d'armata. Nel 1946, iniziata l'epurazione dei militari che avevano combattuto nella guerra fascista, venne denunciato per collaborazionismo dal senatore Edoardo D'Onofrio del PCI e estromesso dal servizio attivo. Dopo la guerra fu, per anni, consigliere delegato di una ditta di saponi e cosmetici. Nel tempo libero, anche se amareggiato per aver dovuto lasciare precocemente l'esercito, si occupò di ricostituire l'Associazione Nazionale Alpini. Fu autore di diverse memorie sulla campagna italiana di Russia. Dopo aver affrontato tante battaglie, il 22 giugno 1954 fu stroncato da un infarto che ne provocò la caduta dalle scale della sua abitazione di via De Amicis a Milano[2]. È sepolto nella tomba di famiglia presso il cimitero di Montecchio Emilia. Onorificenze«Quale Comandante di un valoroso battaglione Alpino (Monte Antelao) seppe ottenere, con energia, attività, iniziativa ed esempio personale mirabili, risultati veramente distinti per valore ed utilità. Dopo lunghe giornate di aspra lotta, incaricato di una operazione di aggiramento, col suo battaglione ed una batteria di Montagna, riusciva, con celerità di percezione e di esecuzione a conquistare gli obbiettivi assegnateli. Monte Solarolo - Monte Viderne- Fiera di Primiero, 24 ottobre 1918 - 4 novembre 1918.»
— Regio Decreto 18 dicembre 1919[3] «In complesse operazioni di radunata, manteneva con sagace opera di organizzatore la compattezza operativa della propria divisione. Superando difficoltà imponenti portava al combattimento la propria unità con marce di oltre 40 km. per più giorni consecutivi. Sostenne e guidò col consiglio e coll'esempio, in combattimenti di unità isolate, l'azione dei comandanti e, in delicata situazione, travolgeva con la propria divisione le difese di preponderanti forze nemiche giungendo sino allo schieramento delle artiglierie. Organizzava poi con l'opera instancabile ed oculata la difesa del proprio settore che manteneva integro contro le azioni del nemico. Fronte russo agosto-dicembre 1942.»
— Regio Decreto 26 marzo 1943[3] «Comandante della Tridentina ha preparato, forgiato e guidato sagaciamente in Russia con la mente e con l'esempio i suoi reggimenti che vi guadagnarono a riconoscimento del comune eroismo medaglia d'oro al Valor Militare. Nel tragico ripiegamento del Don, dopo tredici combattimenti vittoriosi, a Nikolajewka il nemico notevolmente superiore in uomini e mezzi, fortemente sistemato su posizione vantaggiosa, deciso a non lasciar passare, resisteva ai numerosi, cruenti nostri tentativi. Intuito essere questione di vita o di morte per tutti, il Comandante nel momento critico, decisivo, si offre al gesto risolutivo. Alla testa di un manipolo di animosi, balza su un carro armato e si lancia leoninamente, nella furia della rabbiosa reazione nemica, sull'ostacolo, incitando con la voce e il gesto la colonna che, elettrizzata dall'esempio eroico, lo segue entusiasticamente a valanga coronando con una fulgida vittoria il successo della giornata ed il felice compimento del movimento. Esempio luminoso di generosa offerta, eletta coscienza di capo, eroico valore di soldato. Nikolajewka (fronte russo), agosto 1942-gennaio 1943.»
— [4] «Di notte attaccato da un plotone nemico, con pronta e lodevole iniziativa sapeva cogliere il momento opportuno per un deciso contrattacco, portando brillantemente il suo plotone contro la posizione nemica, obbligava i difensori a ripiegare in disordine uccidendone 11 e facendone 5 prigionieri. Ponte Alto, 10 giugno 1915.»
— 15 ottobre 1915 «Guidava con intelligenza ed ardire la sua Compagnia ed una sezione mitragliatrici all'accerchiamento di una forte posizione nemica, riuscendo nell'intento. Radunata quindi una squadra di arditi, alla testa di essa, fra mine e reticolati si lanciava risolutamente all'attacco di trinceramenti, dai quali l'avversario ancora resisteva, e lo costringeva alla resa. Maserè di Fontana Negra, 9 luglio 1916.»
— 12 giugno 1917 «Comandante di una Compagnia, visto cadere il Comandante di Battaglione, con esemplare calma ed ammirabile energia, assumeva con risolutezza, nel difficile momento, il Comando del Reparto e, sprezzante del pericolo, alla testa di due Compagnie da lui incorate dall'esempio, sotto il fuoco incessante ed intenso delle artiglierie e le raffiche furiose di mitragliatrici nemiche le trascinava alla conquista di una ben munita posizione. Respingeva poi nella stessa giornata e in quella successiva violenti contrattacchi e rafforzava con prontezza la linea raggiunta mantenendola saldamente in nostro possesso. Costone Roccioso di Mesniac (Bainsizza), 21 dicembre 1917.»
— 6 febbraio 1920 — Regio Decreto 27 marzo 1933[5]
— 1 luglio 1918
— 5-13 gennaio 1920
Riconoscimenti
Note
Bibliografia
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