Le sue qualità artistiche che la misero in evidenza risultarono la spontaneità, la naturalezza, la completezza delle caratterizzazioni, il senso della misura, la vitalità.[3] I suoi migliori risultati li ottenne con interpretazioni di tendenze realistiche e naturalistiche e personaggi ossessionati.[4] A Berlino si esibì, tra gli altri, nei personaggi di Margherita (Goethe), di Maria Maddalena (Hebbel), di Nora (Ibsen), di Rose Bernd (Hauptmann), riscuotendo un ottimo consenso di critica teatrale e di pubblico.[3]
La sua carriera cinematografica incominciò nel 1913 con i film muti, e se questa carriera non le diede i grandi successi di quella teatrale, le consentì di togliersi belle soddisfazioni con importanti parti in vari film, tra i quali Ohm Kruger l'eroe dei Boeri diretto da Hans Steinhoff nel 1941. Nel 1933 la Höflich sospese la sua carriera per motivi politici,[5] per dirigere, dapprima, la Scuola teatrale di Stato di Berlino e poi la scuola di recitazione al Berlin Volksbühne.
Negli anni quaranta alternò qualche apparizione teatrale, al Volksbühne e al Teatro Schille con gli insegnamenti e la direzione delle scuole di recitazione e della Accademia teatrale di Berlino.[6] Nella sua carriera di insegnante, la Höflich ebbe come allievi, tra gli altri, Marianne Hoppe e Lilli Palmer.[6] La Höflich si sposò una prima volta con lo storico dell'arte Georg Anton Mayer e successivamente con l'attore Emil Jannings, assieme al quale collaborò in svariate pellicole.[6] Nel 1957, la sua recitazione nel film Anastasia, die letzte Zarentochter (La storia di Anastasia, 1956) ricevette l'ambito premio, postumo, Deutscher Filmpreis.
^Lucie Höflich. In: Internationales Biographisches Archiv 50/1956 num. 3, dicembre 1956, integrata da informazioni tratte da MA-Journal bis KW 17/2005.
(DE) Hiltrud Schroeder, Sophie & Co. Bedeutende Frauen Hannovers. Biographische Portraits, Hannover, Fackelträger-Verlag, 1991, ISBN3-7716-1521-6.
(DE) Hugo Thielen, Lucie Höflich, in Hannoversches Biographisches Lexikon. Von den Anfängen bis zur Gegenwart, Hannover, 2002, ISBN3-87706-706-9. URL consultato il 15 gennaio 2016.