Lodovico Menicucci
Lodovico Menicucci (Perugia, 9 novembre 1907 – Darar, 8 aprile 1936) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra d'Etiopia[2]. BiografiaNacque a Perugia il 9 novembre 1907, figlio di Everardo e Maria Lari.[2] Dopo aver conseguito la laurea in legge presso l'Università degli Studi di Macerata nel 1932, si dedico, ancora giovanissimo, al giornalismo e alle attività sportive assumendo la direzione del Corriere Meridiano.[1] Arruolatosi nel Regio Esercito venne ammesso, in qualità di allievo, a frequentare la Scuola allievi ufficiali di complemento di Pinerolo da cui uscì nel giugno 1933 con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di cavalleria, in servizio presso il Reggimento "Genova Cavalleria" (4º).[1] Nel corso dell'aprile 1935 fu richiamato in servizio a domanda e nel mese di settembre partì per la Somalia italiana con il IV Gruppo squadroni mitraglieri autocarrato del Reggimento "Lancieri di Aosta", sbarcando a Mogadiscio l'11 ottobre, a guerra d'Etiopia iniziata.[1] Cadde in combattimento a Darar l'8 aprile 1936, e successivamente fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] La salma riposa nel Cimitero militare italiano di Addis Abeba. Onorificenze«Comandante di un plotone di ricognizione distante 45 chilometri dalla base in terreno particolarmente insidioso veniva improvvisamente attaccato da preponderanti forze nemiche che tentavano un aggiramento. Fronteggiava con calma e risolutezza la difficilissima situazione, combattendo con i suoi uomini con eroica energia. Due volte ferito gravemente, serenamente continuava a combattere incitando il suo reparto che, pure con gravissime perdite, arrestava lo slancio nemico e riusciva dopo accanita lotta a disimpegnarsi. Colpito la terza volta, cadeva rivolgendo il suo ultimo pensiero alla Patria gloriosa, per la quale eroicamente moriva con le parole: " Addio, mia bella Italia!" . Magnifico esempio di eroica virtù militare, di calma di freddezza, di sprezzo del pericolo e di eroica comprensione del proprio dovere, diede contento la sua giovane vita per un sacro ideale. Darar, 8 aprile 1936 .[3]»
— Regio Decreto 1 marzo 1937. NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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