Leoni al sole
Leoni al sole è un film del 1961, scritto, diretto e interpretato da Vittorio Caprioli, al suo esordio dietro la macchina da presa. TramaPositano. Un gruppo di attempati dongiovanni tenta, senza molto successo, di conquistare giovani turiste straniere. Alla fine della stagione estiva, con lo spopolarsi delle spiagge, ognuno torna alla propria vita, alle proprie pigrizie e alle speranze frustrate. ProduzioneIl film è ispirato in parte al romanzo Ferito a morte di Raffaele La Capria, il cui titolo inizialmente avrebbe dovuto essere "Leoni di giugno", laddove il termine "leoni" ha il significato approssimativo di "vitelloni"[1]. Prodotto da Antonio Cervi e Alessandro Jacovoni, il film fu girato tra la primavera e l'estate del 1961; gli interni furono girati negli studi Intercine di Grottaferrata. Il film uscì in prima visione nelle sale il 23 dicembre 1961. Il film, dopo essere passato a suo tempo quasi inosservato, è stato riproposto alla Mostra del cinema di Venezia del 2008, nella retrospettiva Il cinema italiano ritrovato, in una copia ristampata e restaurata a cura della Cineteca Nazionale di Roma. CriticaPer Maurizio Porro, il film una specie di Vitelloni alla napoletana in cui rivive un’epoca con i suoi protagonisti che nella vita hanno formato nel tempo un clan inossidabile per ideali, cultura, amicizia; come disse bene Fernaldo Di Giammatteo, è un disincantato ritratto della borghesia meridionale[2]. Un giudizio analogo venne espresso da Luciano De Crescenzo nella Storia della filosofia greca. Da Socrate in poi, in un ritratto di Francesco Morante, uno dei protagonisti del film: «Leoni al sole fu per noi napoletani l'equivalente dei Vitelloni di Fellini: raccontava le nostre estati inutili e dispersive, l'avventura con la svedese, la voglia inconfessabile del grande amore, la piccola colazione scippata alla milanese di passaggio. Tutto accadeva a Positano negli anni sessanta e i leoni della storia, mollemente sdraiati sugli scogli, erano chiamati all'epoca Giuggiù, Frichì, Scisciò, Sasà, Cocò e Cunfettiello. Ovviamente Scisciò fu l'unico a non essere costretto a cambiar nome. Ispiratore e sceneggiatore del film (insieme a Caprioli) Dudù La Capria, l’autore di Ferito a morte, uno dei libri più veri e più belli scritti sulla Napoli della gente-bene.» RiconoscimentiIl film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare[3]. Colonna sonoraLa colonna sonora è composta da Fiorenzo Carpi, la canzone Giochi d'ombre è cantata da Mina. Note
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