«Il mio crimine è stato quello di essere nato e cresciuto in una famiglia di tradizioni mafiose, e di aver vissuto in una società dove tutti sono mafiosi e per questo rispettati, mentre quelli che non lo sono vengono disprezzati»
(Leonardo Vitale)
Nel 1960, all'età di diciannove anni, Leonardo Vitale venne affiliato nella coscamafiosa di Altarello di Baida, che era guidata dallo zio paterno Giovanbattista detto "Titta", che gli impose come prova d'ammissione l'uccisione di un mafioso rivale di nome Mannino, che svolgeva il lavoro di campiere[4]. Successivamente Vitale compì numerose intimidazioni e danneggiamenti ai danni di imprese edili a scopo di estorsione su ordine dello zio e del suo associato Giuseppe Calò, venendo promosso alla carica di capodecina.[4] Nel 1972 Vitale venne arrestato perché sospettato di essere implicato nel sequestro del costruttore Luciano Cassina[5], ma venne rilasciato dopo una settimana di isolamento nel carcere dell'Asinara, dove manifestò segni di depressione che degenerarono nella coprofagia, inducendo i medici a sottoporlo ad elettroshock[4][6].
Nel 1977, grazie alle sue dichiarazioni, il giudice istruttore Aldo Rizzo poté portare a processo lo stesso Vitale insieme allo zio "Titta" e ad altri 27 membri della «mafia delle borgate» palermitane, tra cui Pippo Calò e don Agostino Coppola, parroco e nipote del famigerato boss italo-americano Frank Coppola[5][8][9]. In quell'occasione Vitale venne definito "il Joe Valachi di Altarello" dai giornalisti.[9] Alla fine del processo però gli imputati vennero assolti per insufficienza di prove, tranne Vitale e lo zio, che ricevette una pena per omicidio e associazione a delinquere. La pena di venticinque anni di carcere di Vitale invece venne commutata in detenzione nel manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto, di cui però scontò soltanto sette anni.[8]
L'agguato e l'omicidio
Dopo essere stato dimesso dal manicomio nel 1984, venne raggiunto ed intervistato da Giuseppe Marrazzo, inviato dal Tg2 per un reportage sulla mafia a Palermo, cui disse una frase profetica: «So che mi ammazzeranno»[11]. Il 2 dicembre di quell'anno, una domenica mattina, Vitale venne infatti ucciso con due colpi di lupara alla testa sparati da un uomo non identificato che lo raggiunse all'uscita dalla chiesa dei Cappuccini di Palermo su una fiat 500 mentre era in compagnia della madre.[7]
Giovanni Falcone nella sentenza di rinvio a giudizio per il Maxiprocesso di Palermo (1986) rende omaggio al coraggio e alla conversione di Leonardo Vitale: “Scarcerato nel giugno 1984, fu ucciso dopo pochi mesi, il 2 dicembre, mentre tornava dalla Messa domenicale. A differenza della Giustizia dello Stato, la mafia percepì l'importanza delle sue rivelazioni e lo punì inesorabilmente per aver violato la legge dell'omertà. È augurabile che, almeno dopo morto, Vitale trovi il credito che meritava e che merita”[6].
Nel 1998Salvatore Parlagreco ha scritto il libro L'uomo di vetro, sulla vicenda di Leonardo Vitale. Il volume è stato ristampato anche in seguito.
Nel 2000 Luigi Accattoli ha annoverato Vitale tra i nuovi martiri cristiani nel suo libro sull'argomento[15].
A partire dal 2007 Francesco Paolo (Franco) Vitale, cugino di Leonardo, ha raccolto affermazioni del Comitato Bruno Contrada, Luigi Accattoli e padre Paolo FisconaroOFM Conv. che sottolineavano l'autenticità della conversione religiosa di Leonardo e la sua volontà di contribuire, con le sue deposizioni, alla redenzione degli uomini di mafia e alla promozione della legalità nella Sicilia. Ne promuove la memoria e raccoglie testimonianze su di lui.
^abcGiovanni Falcone e Paolo Borsellino, Ordinanza-sentenza emessa nel procedimento penale contro Abbate Giovanni + 706. Tribunale di Palermo, Ufficio Istruzione Processi Penali N. 2289/82 R.G.U.I.
Umberto Santino, Sicilia. 102 caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 1995, p. 55
Luigi Accattoli, Nuovi martiri. 393 storie cristiane nell'Italia di oggi, prefazione di Angelo Comastri, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000
Francesco La Licata, Storia di Giovanni Falcone, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 2005 (III ed.)
Sito Leonardo Vitale, su leonardovitale.it. URL consultato il 18 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2009).
Giovanni Falcone, L'importanza di Leonardo Vitale, su antimafiaduemila.com, giugno 2003. URL consultato il 29 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2008).