1938. Ida Ramundo è una maestra elementare ebrea che sta crescendo da sola il figlio Nino di sedici anni.
1940. Ida, mentre sta rientrando a casa, viene seguita da un soldato tedesco ubriaco che, con il pretesto di aiutarla con i sacchetti della spesa, entra in casa sua e la violenta. Ida scopre di essere rimasta incinta e in totale segretezza darà alla luce un bambino che si troverà a dover crescere tra le mille difficoltà che comporta il periodo.
«[...] L'impresa ardua di trasformare in un film le pagine di uno dei capolavori della letteratura italiana è riuscita, e noi morantiani ultrà, così gelosamente premurosi per le sorti di quel romanzo formidabile, ne siamo soddisfatti e gratificati.»
«[...] «Francesca Archibugi è una regista che sa far parlare i libri per immagini, mettendo sullo schermo quelle che nei libri ci sono già e trovando un'estetica nuova e sua, e sbrogliando, di quei libri, la complessità, da "Con gli occhi chiusi" a "Il colibrì". Stavolta il lavoro di (ri)scrittura l'ha fatto insieme a compagni eccezionali, il fido Francesco Piccolo più Ilaria Macchia e Giulia Calenda, che mettono voci e registri diversi in quello che vuole essere un racconto davvero per tutti: il dramma, la divulgazione, pure una certa ironia, soprattutto quel gusto per la classicità del nostro narrare che al cinema usa poco o forse non più (il successo di C'è ancora domani smentisce in parte questa tesi, anche se lì la voglia di agganciarsi alla conversazione di oggi è più evidente). E il lavoro di (ri)costruzione del mondo immaginato da Morante, invece, l'ha fatto affiancata da titani del comparto tecnico-artistico: le luci di Luca Bigazzi, i tagli di Esmeralda Calabria, le note di Battista Lena.»
««La Storia» pare una copia sbiadita de «L'amica geniale». Come succede spesso nella fiction italiana ci si affida a pochi attori, sperando che la bravura di Jasmine Trinca e di Elio Germano basti a sostenere tutto l'impianto narrativo.»
«[...] «La riduzione televisiva di Francesca Archibugi che ha anche partecipato alla stesura della sceneggiatura scritta con Giulia Calenda, Ilaria Macchia e Francesco Piccolo, che, finalmente, su questo passo che supera il concetto di televisivo per come restano intese le fiction televisive RAI, ritrova il piacere del racconto, la mano felice nel dirigere i suoi attori, tutti straordinariamente in parte e capaci di instaurare quella relazione tra attore e personaggio e tra personaggio e pubblico, tanto da segnare per alcuni di loro (Jasmine Trinca e Valerio Mastandrea) un apice interpretativo scevro da qualsiasi riserva. Attenzioni e cure che danno vita ad una narrazione senza pause che riesce a tenere sempre alta l'attenzione dello spettatore.»
«[...] «La Storia» sembra un teleromanzo di Anton Giulio Majano [...]. Francesca Archibugi si è affidata a un neorealismo di maniera, a un neorealismo a colori, a un tono didascalico come se gli spettatori fossero alle prime armi ma non è riuscita a eliminare quel «sapore dolciastro, privo di qualsiasi ironia, che vuole farci sentire partecipi del dramma di Ida e dei disgraziati figli, senza però darle il benché minimo spessore.»