Léon MoussinacLéon Moussinac (Migennes, 19 gennaio 1890 – Parigi, 10 marzo 1964) è stato uno scrittore, critico cinematografico e giornalista francese. BiografiaLéon Moussinac, critico, teorico del cinema francese e del teatro, oltre che animatore culturale, nacque a Migennes il 19 gennaio 1890, figlio di un ispettore ferroviario e sindacalista, che morì quando Léon aveva diciassette anni.[1] Costretto a lavorare per mantenere la famiglia, continuò però i suoi studi, ottenendo dapprima una laurea in giurisprudenza e poi frequentando la facoltà di letteratura.[1] Fu uno dei pionieri della critica e della teoria del cinema, e tra i maggiori rappresentanti di quel movimento teorico di riconoscimento della nuova forma artistica e della sua missione che si diffuse in Francia negli anni venti.[2] Dopo aver terminato i suoi studi umanistici, si avvicinò al mondo della critica, incominciando dal 1909 con la pubblicazione di articoli su La Revue Française, ma la sua collaborazione fu sospesa per otto anni a causa del servizio militare, prima di leva e successivamente nella prima guerra mondiale.[1] I suoi primi articoli riguardanti il cinema furono pubblicati nel 1919 in Le Film, una rivista fondata da Louis Delluc.[1] Soprattutto studiò l'innovazione apportata dal cinema che Moussinac giudicava assieme all'amico Ricciotto Canudo, una "settima arte", capace di integrare le peculiarità delle altre arti in una forma nuova e contemporanea.[2] Nel 1921 fu tra i fondatori a Parigi, insieme a Canudo, del CASA (Club des Amis du septième art), diventato poi il Ciné-Club de France, che ebbe il compito di proiettare importanti opere di cineasti francesi e stranieri, quali Louis Delluc, Jean Renoir, Alberto Cavalcanti, Jean Epstein, Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, in numerosi teatri di Parigi.[1] Dal 1920 al 1927 curò la prima rubrica dedicata interamente al cinema sull'importante rivista letteraria Mercure de France,[2][3] curò la prima mostra specificamente dedicata al cinema, al Musée Galliera nel marzo 1924,[1] e organizzò convegni internazionali.[3] Inoltre, negli stessi anni scrisse nella rivista fondata da Canudo (1922), La Gazette des sept arts, e firmò la voce Cinégraphie per il famoso Manifeste des Sept Arts.[2][4] In quel periodo scrisse: «mentre la nostra passione per il cinema è radicata nelle sue tremende possibilità espressive da un punto di vista artistico, comanda anche il nostro interesse a causa dell'importante ruolo che è chiamato a svolgere nel campo dell'educazione.»[1] Moussinac si impegnò anche alla promozione del cinema sovietico in Francia, ed essendo iscritto al Partito Comunista Francese, dal 1922 al 1933 collaborò con il giornale del partito L'humanité.[2][3] Nel 1927, dopo un soggiorno in Unione Sovietica e dopo aver conosciuto Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, pubblicò il libro Le cinéma soviétique (1928) e in seguito la raccolta di scritti e testimonianze Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (1964).[2] Divulgò con intelligenza gli sviluppi dell'arte del teatro da La scenografia teatrale (La décoration théâtrale, 1922) a Trattato sulla regia (Traité de la mise en scène, 1948).[3][5] Nei suoi primi saggi teorici sul cinema, intitolati Nascita del cinema (Naissance du cinéma, 1925) e Cinema: espressione sociale (Cinéma: expression sociale, 1926), Moussinac, influenzato dalle teorie del regista cinematografico e critico Louis Delluc e dal regista e teorico del cinema Jean Epstein, attribuì all'arte cinematografica, date le modalità particolari di coinvolgimento dello spettatore, la capacità di trasmettere l'immagine della contemporaneità.[2] A differenza di Canudo infatti, Moussinac vide nel cinema una tendenza realista, che descrive la realtà e le sue contraddizioni.[2] Dopo il suo soggiorno sovietico, gli studi e le teorie cinematografiche di Moussinac si aggiornarono e in Panoramique du cinéma (1929), focalizzò l'attenzione nel montaggio, attività di sintesi di scienza e arte, messo in evidenza dal cinema.[2] Soprattutto ricevette l'influenza dell'opera di Dziga Vertov, cui dedicò numerosi saggi sostenendo le grandi potenzialità del cinema per rappresentare la realtà in modo creativo.[2] Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza francese, dopo di che ottenne incarichi importanti: dal 1946 al 1959 fu direttore dell'École Nationale supérieure des Arts Décoratifs, mentre dal 1947 al 1949 fu direttore generale dell'Institut des Hautes Études Cinématographiques (1947-49).[2][5] In quegli anni pubblicò L'età ingrata del cinema (L'âge ingrat du cinéma, 1946), e nel corso della sua carriera fu anche romanziere e poeta, regista teatrale e cultore di arti applicate.[3][5] Léon Moussinac morì a Parigi il 10 marzo 1964.[2] Opere
Note
Bibliografia
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