Jacopo Calò Carducci
Jacopò Calò Carducci (Bari, 23 febbraio 1902 – Libia, 27 aprile 1939) è stato un aviatore e militare italiano. Pilota di grande esperienza della Regia Aeronautica, prese parte al Circuito del Baltico, alla Crociera del Mediterraneo Orientale, a quella del Mediterraneo Occidentale, alla Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile e alla Crociera aerea del Decennale. BiografiaNacque a Bari[1] il 23 febbraio 1902,[2] figlio di Saverio e Angela Marzano. Da giovane compì gli studi secondari frequentando l'Istituto Nautico della sua città natale, uscendone con il grado di Capitano di lungo corso[1] nel 1920.[3] Entrato con un corso di integrazione[3] alla Regia Accademia Navale di Livorno, ne uscì nel 1922 con il grado di guardiamarina[1] di complemento.[3] Nel corso del 1923, con la costituzione della Regia Aeronautica,[3] chiese ed ottenne di transitare nella nuova arma, frequantando la scuola idrovolanti di Portorose, e conseguendo l'anno successivo il brevetto di pilota militare.[1] Nell'autunno 1925[3] prese parte alla Crociera del Nord Europa,[1] effettuata da due[N 1] idrovolanti Macchi M.24 sotto la guida dell'allora maggiore Umberto Maddalena.[4] Dopo aver avuto un incidente di volo[N 2] nell'aprile-maggio 1928,[4] su esplicita richiesta di Francesco De Pinedo entrò a far parte dello Stato maggiore della Regia Aeronautica. Non riuscendo ad abituarsi alla vita d'ufficio fece esplicita richiesta di ritornare all'attività di volo. Tra la fine del mese di maggio e il giugno del 1928 prese parte alla Crociera aerea del Mediterraneo Occidentale,[1] e poi a quella del Mediterraneo Orientale[N 3] Al termine della crociera il Ministro dell'Aeronautica Italo Balbo gli affidò l'organizzazione della Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile.[5] Nei primi mesi del 1930, insieme al capitano Stefano Cagna,[N 4] raggiunse a tappe la Guinea portoghese,[5] e poi Bolama dove i due compirono numerosi esperimenti di volo.[N 5] una volta rientrato in Patria raggiunse l'aeroporto di Orbetello,[5] da dove decollò[N 6] con gli altri velivoli nel dicembre del 1930, raggiungendo a tappe il Brasile, e ritornando in Italia nel 1931.[5] Per questa impresa gli fu assegnata la Medaglia d'oro al valor aeronautico,[6] e venne fatto Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.[7] Nel luglio 1933[5] prese parte alla Crociera aerea del Decennale[N 7] come pilota, al termine della quale venne promosso maggiore per “meriti straordinari”. Dal settembre 1933 all'agosto 1935 ricoprì l'incarico di comandante dell'aeroporto di Novi Ligure,[5] venendo poi trasferito presso lo Stato maggiore della IV Zona Aerea Territoriale di Bari.[5] Il 1 luglio 1937 prese servizio presso lo Stato maggiore dell'Aeronautica della Libia,[5] frequentando nel 1938 un corso di studi presso la Scuola di guerra aerea[5] di Firenze, e venendo promosso al grado di colonnello “a scelta assoluta” nel marzo del 1939. Il 27 aprile di quell'anno decollò con il collega Alessandro Miglia da Castelbenito a bordo di un bombardiere Savoia-Marchetti S.79 Sparviero con l'obiettivo di raggiungere El Maden (oggi Base aerea Gamal Abd el-Nasser),[N 8] ma l'aereo non vi arrivò mai, probabilmente precipitato al suolo a causa del Ghibli.[5] Le ricerche, a cui partecipò lo stesso Balbo, si rivelarono infruttuose, e i corpi dei due piloti non furono mai ritrovati.[5] La Regia Aeronautica volle onorarne la memoria dei due piloti intitolando a Calò Carducci l'aeroporto di Bari Palese[8] e a Miglia il Villaggio azzurro situato sullo stesso aeroporto.[N 9] Una via di Bari porta il nome di Calò Carducci. Onorificenze«Ha partecipato alla Crociera Aerea Transatlantica in qualità di pilota. Orbetello-Rio de Janeiro. 17 dicembre 1930 - 15 gennaio 1931.»
— Regio Decreto 22 gennaio 1931.[2] «Pilota capo equipaggio di un idrovolante comandato in missione a Tripoli, dopo quattro ore di aeronavigazione per sopravvenuta avaria all'apparato propulsore, ammarava in mare tempestoso senza arrecare danni al velivolo. Fatto rimettere l'apparecchio nelle condizioni di efficienza consentite dai mezzi di bordo ed impedito dallo stato del mare a riprendere il volo, seppe, durante quattro notti e cinque giorni in cui restò in balia delle onde e senza soccorsi, con sapienti iniziative, intelligente energia, forte animo e sereno coraggio, infondere calma e serena fiducia al restante equipaggio, evitare gravi danni al velivolo, tentare ogni mezzo per avvicinare la costa e salvare l'apparecchio. Al quinto giorno, avvistato un veliero estero, che, pur avendo scorto i suoi segnali di soccorso non si avvicinò, effettuò circa tre ore di flottaggio in mare burrascoso, raggiunse il veliero e si fece rimorchiare alla più vicina costa libica. Benché esausto dalla fatica e dalle privazioni, lasciò il velivolo dopo 7 giorni e cioè solamente quando con l'aiuto di una Regia nave poté metterlo al sicuro nel porto di Tripoli. Esempio mirabile di alto spirito del dovere e di sacrificio. Mare Mediterraneo, 27 aprile – 4 maggio 1928-VI.»
— Bollettino Ufficiale, disp.52ª del 29 dicembre 1928. — 25 maggio 1932[7]
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
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