Jürgen GrafJürgen Graf (Basilea, 15 agosto 1951) è uno scrittore e docente svizzero, noto per le sue posizioni negazioniste sull'Olocausto.[1][2][3][4][5] Dall'agosto del 2000 vive insieme alla moglie in esilio, al 2021 in Russia, lavorando come traduttore[1]. BiografiaGraf ha studiato filologia all'Università di Basilea, in particolare anglistica, filologia romanza e scandinava, conseguendo la licenza nel 1979[1][6][7]. Successivamente, lavorò per diversi anni come docente di lingue, insegnando tedesco in una scuola di Taipei a Taiwan[7]. Al suo ritorno a Basilea, lavorò come interrogatore dei richiedenti asilo presso l'ufficio di accoglienza dislocato sulla nave da crociera Basilea, riconvertita e ormeggiata sul Reno. Ha descritto le sue esperienze nel libro del 1990 La nave dei folli (Das Narrenschiff)[8], per il quale è stato accusato di xenofobia. All'inizio degli anni '90, Graf si avvicinò alle tesi del negazionismo dell'Olocausto grazie all'amico e insegnante in pensione Arthur Vogt e attraverso le opere di Serge Thion, Arthur Butz e Wilhelm Stäglich[1]. Durante gli anni '90, pubblicò diversi lavori controversi sull'Olocausto, il suo primo fu intitolato L'Olocausto sotto processo: resoconti di testimoni oculari contro leggi naturali (Der Holocaust auf dem Prüfstand: Augenzeugenberichte versus Naturgesetze )[9], molti dei successivi furono scritti in collaborazione con il negazionista dell'Olocausto italiano Carlo Mattogno[1]. Graf distribuì il suo libro a giornalisti e parlamentari, affermandosi come un negazionista dell'Olocausto e, di conseguenza, fu rimosso dalla sua posizione di insegnante; trovando impiego in seguito in una scuola privata a Basilea, insegnando il tedesco a studenti stranieri[1]. Le pubblicazioni di Graf portarono le autorità svizzere ad accusarlo di violazione delle leggi svizzere contro il razzismo[1]: fu processato da un tribunale svizzero nel luglio 1998 congiuntamente al suo editore dell'epoca, Gerhard Förster, ricevendo una condanna ad una multa considerevole e a 15 mesi di reclusione[1]. In attesa del suo appello, fuggì dal Paese viaggiando attraverso Polonia, Russia, Ucraina e Turchia, per finire in Iran, dove un gruppo di negazionisti locali lo accolse a Teheran[1]. Successivamente, si è trasferito a Mosca, in Russia, dove ha incontrato e sposato una donna bielorussa nel 2001 e dove, al 2021, vive e lavora come traduttore[1]. Note
Voci correlateCollegamenti esterni
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