Costruita tra il 1837 ed il 1839 nei cantieri genovesi della Foce per la Marina sardo-piemontese, la nave si chiamava originariamente Aquila ed era una corvetta da 24 cannoni[1][2][3]. Scafo in legno con carena ricoperta di piastre in rame e tre alberi a vele quadre, la nave aveva buone caratteristiche marine ed era veloce e manovriera con tempo favorevole, mentre in caso di mare mosso era afflitta da problemi di rollio particolarmente intenso e soprattutto con mare grosso tendeva, invece che a scavalcare le onde, ad infilarvisi, con seri rischi per il bompresso, rendendo necessario ammainare gran parte delle vele[1][2]. Per ovviare a quest'ultimo problema venne imbarcata ulteriore zavorra a poppa, ma tale accorgimento non ottenne i risultati sperati[1].
Appena completata, il 6 giugno 1839, l'Aquila lasciò Genova ed effettuò quindi una crociera addestrativa per gli allievi della Regia Scuola di Marina di Genova, che la condusse nel Mar Baltico e nell'Europa settentrionale, prima di fare ritorno a Genova il 12 dicembre dello stesso anno[1]. Dal 21 febbraio al 24 agosto 1840 la nave operò nelle acque del Levante Mediterraneo[1]. Nel 1841 l'Aquila venne impiegata per il trasporto di materiale militare dalla Francia al Regno di Sardegna, e nel corso dello stesso anno compì una crociera in acque greche[1].
Al comando del Barone de Rochette, la nave partecipò poi alla prima guerra d’indipendenza: nel maggio del 1848 salpò da Genova insieme alle pirocorvette a ruote Tripoli e Malfatano ed alla corvetta a vela Aurora[5], passò al largo di Messina verso le dieci del mattino del 13 maggio e quindi proseguì alla volta dell'Adriatico[6][7], giungendo ad Ancona il 17, insieme a Tripoli e Malfatano[8]. Una volta raggiunta la squadra navale già presente nelle acque dell'Alto Adriatico, l'Aquila partecipò alle operazioni di blocco al porto di Trieste, a favore di Venezia insorta[8]. Dal 7 giugno al 14 agosto le navi sardo-piemontesi e ad alcune unità venete, stazionarono al largo di Trieste nell'ambito del blocco navale imposto alla città, importante porto civile e militare austro-ungarico[9]. Tale blocco rimase però sulla carta, dato che la squadra sardo-veneta, giunta davanti a Trieste già il 23 maggio, aveva ricevuto diversi consoli delle nazioni della Confederazione tedesca, i quali affermarono che qualunque atto di guerra contro Trieste sarebbe stato considerato anche contro i loro stati[9]. La squadra italiana rimase pertanto inattiva, e non reagì nemmeno quando, il 6 giugno, la nave ammiraglia San Michele venne colpita di rimbalzo da una palla sparata per provocazione da una fregata austroungarica[9]. Nonostante la formale proclamazione del blocco, avvenuta l'11 giugno, diverse navi nemiche con carichi militari riuscirono ad entrare ed uscire da Trieste senza incontrare ostacoli[9]. Le navi sarde rientrarono a Venezia in agosto e ricevettero l'ordine di ritrasportare in Piemonte via mare il corpo di spedizione sardo-piemontese del generaleLa Marmora, costituito da circa 2.000 uomini[9]. Tornate ad Ancona il 9 settembre, negli ultimi giorni di ottobre le navi effettuarono una breve puntata su Venezia, per poi tornare rapidamente nel porto marchigiano[9]. La Squadra sarda fu poi fatta rientrare in patria in seguito alla definitiva sconfitta di Novara: l'Aquila, in particolare, giunse a Genova il 21 gennaio 1849[1].
Disarmata e sottoposta a lavori, il 14 giugno 1852 la nave ripartì per una nuova crociera nel Levante[1]. Nel 1853 l'Aquila compì una nuova crociera in Sudamerica, al comando di Giovan Battista Albini: durante una sosta a Montevideo si verificò la diserzione di diversi marinai liguri e sardi[10]. La corvetta rimase stazionaria in quella città sino al 1854[1].
Nel 1855-1856, durante la guerra di Crimea, l'Aquila fece parte della Divisione Navale sarda inviata in Crimea (forte complessivamente di 23 navi di vario tipo, 126 pezzi d’artiglieria e 2574 uomini) e prese parte alle operazioni di tale conflitto[11]. Nel periodo dal 1855 al 1859 la corvetta ebbe inoltre impiego come nave scuola[1].
Il 12 luglio 1862 l'Iride ripartì per il Sudamerica, dove rimase poi come stazionaria sul Rio della Plata, funzione che mantenne sino al 25 luglio 1863[1][2]: tornata in Italia, l'unità venne posta in riserva a Napoli il 12 novembre 1863[3] e poi disarmata nella città partenopea[1]. Il 14 giugno 1863, nel frattempo, la nave era stata declassata corvetta a vela di II ordine[3].
Nel 1868 l'Iride, insieme ad Euridice, Valoroso e Zeffiro, partecipò ad una nuova crociera addestrativa nel Mediterraneo orientale, agli ordini del comandante Pepi[14]: durante una sosta a Smirne nella notte tra il 6 ed il 7 agosto 1868, gli equipaggi delle quattro corvette collaborarono attivamente alle operazioni di spegnimento di un violento incendio scoppiato in alcuni edifici della città turca[15], ed il 15 agosto queste ripartirono da Smirne alla volta di Napoli[16]. Al termine dell'ultima crociera d'addestramento la nave rientrò a Genova[1].
Posta in disarmo alla Spezia il 9 ottobre 1868, l'ormai vecchia Iride venne radiata il 4 aprile 1869[1] ed avviata alla demolizione[3].