Irene Ricciardi CapecelatroIrene Ricciardi Capecelatro (Napoli, 14 novembre 1802 – Napoli, 30 settembre 1870) è stata una poetessa e librettista italiana. BiografiaFiglia di Francesco Ricciardi, conte di Camaldoli, e di Luisa Granito, sin da giovane si cimentò nel produrre liriche e strenne. Allieva di Basilio Puoti,[1] nel 1837 pubblicò alcune poesie nella raccolta Prose e poesie inedite o rare di italiani viventi.[2] Nel 1843 venne pubblicata una raccolta di poesie intitolata Gemme[3] in cui figurano alcune delle sue poesie, tra cui la canzone Sorrentina, La Zingana e la serenata spagnola Imelda.[4] Nel 1848 pubblicò la Mandola, una raccolta di quattordici canzonette che precedette una seconda collezione ben più ampia. Sposò il compositore Vincenzo Capecelatro,[5] il quale pubblicò diverse canzoni di sua moglie negli album Echo de Sorrente (1840), Les murmures de l'Orèthe, Quisisana e Les Veillèes de Baden (1851). Ricciardi Capecelatro fu inoltre autrice di novelle in versi, tra le quali ricordiamo Lucia, Il Segreto e Il Romito. In prosa scrisse il romanzo Aroldo (1845), pubblicato nella rivista Omnibus.[4] Considerata una delle migliori poetesse italiane del suo tempo assieme a Maria Giuseppa Guacci, vide alcuni dei suoi componimenti pubblicati nell'opera Novissima verba di suo fratello Giuseppe.[6] Come librettista, fu autrice de La Soffitta degli Artisti, rappresentata nel 1837 all'Accademia Filarmonica di Napoli, di Sara o La pazza delle montagne di Scozia (1843) e di Gastone di Chanley.[4] Non riuscì a completare la sua ultima raccolta di canti sacri, alla quale si dedicò fino a pochi giorni prima della sua morte, avvenuta nel 1870.[7] Note
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