Interazione antigene-anticorpoL'interazione antigene-anticorpo o reazione antigene-anticorpo è un'interazione chimica specifica tra gli anticorpi prodotti dai linfociti B dei globuli bianchi e gli antigeni durante la reazione immunitaria. Gli antigeni e gli anticorpi si combinano tramite un processo chiamato agglutinazione; che è la reazione fondamentale nel corpo mediante la quale il corpo è protetto da molecole estranee complesse, come gli agenti patogeni e le loro tossine chimiche. Nel sangue, gli antigeni sono specificamente legati dagli anticorpi con elevata affinità per formare un complesso antigene-anticorpo. Il complesso immunitario viene quindi trasportato ai sistemi cellulari dove può essere distrutto o disattivato. La prima descrizione corretta della reazione antigene-anticorpo fu data da Richard J. Goldberg presso l'Università del Wisconsin nel 1952.[1][2] Nota come "teoria di Goldberg" o (della reazione antigene-anticorpo).[3] Esistono diversi tipi di anticorpi e antigeni e ogni anticorpo è in grado di legarsi solo a un antigene specifico. La specificità del legame è dovuta alla specifica costituzione chimica di ciascun anticorpo. Il determinante antigenico o epitopo è riconosciuto dal paratopo dell'anticorpo, situato nella regione variabile della catena polipeptidica. La regione variabile a sua volta ha regioni ipervariabili che sono sequenze di amminoacidi uniche in ciascun anticorpo. Gli antigeni sono legati agli anticorpi attraverso interazioni deboli e non covalenti come le interazioni elettrostatiche, i legami idrogeno, le forze di Van der Waals e le interazioni idrofobiche.[4] I principi di specificità e reattività crociata dell'interazione antigene-anticorpo sono utili nel laboratorio clinico per scopi diagnostici. Un'applicazione di base tipica è la determinazione del gruppo sanguigno ABO. Viene anche utilizzato come tecnica molecolare per l'infezione da diversi agenti patogeni, come l'HIV, i microbi e i parassiti come gli elminti. Note
Voci correlateCollegamenti esterni
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