In supremo apostolatus(citato anche con i titoli di In Supremo e In supremo apostolatus fastigio[1]) è un breve apostolico di papa Gregorio XVI del 3 dicembre 1839.
Rivolgendosi ai partecipanti al IV Sinodo Provinciale di Baltimora, dopo aver ricordato come i suoi predecessori avessero già condannato in diverse occasioni la schiavitù, Gregorio XVI con questa lettera:
condanna severamente la tratta degli schiavi, praticata anche da numerosi cristiani;
afferma che sia gli Indiani sia le persone nere (chiamate nel testo con il termine Negri) sono creature umane, e che presso Dio non c'è discriminazione di persone;
proibisce a qualsiasi cristiano di esprimersi, in materia, in modo diverso da quanto affermato nel documento.
«… con la Nostra Apostolica autorità ammoniamo e scongiuriamo energicamente nel Signore tutti i fedeli cristiani di ogni condizione a che nessuno, d'ora innanzi, ardisca usar violenza o spogliare dei suoi beni o ridurre chicchessia in schiavitù, o prestare aiuto o favore a coloro che commettono tali delitti o vogliono esercitare quell'indegno commercio con il quale i Negri vengono ridotti in schiavitù, quasi non fossero esseri umani, ma puri e semplici animali, senza alcuna distinzione, contro tutti i diritti di giustizia e di umanità, destinandoli talora a lavori durissimi... Noi, ritenendo indegne del nome cristiano queste atrocità, le condanniamo con la Nostra Apostolica autorità: proibiamo e vietiamo con la stessa autorità a qualsiasi ecclesiastico o laico di difendere come lecita la tratta dei Negri, per qualsiasi scopo o pretesto camuffato, e di presumere d'insegnare altrimenti in qualsiasi modo, pubblicamente o privatamente, contro ciò che con questa Nostra lettera apostolica abbiamo dichiarato.»
Note
^Gregorio XVI, su vatican.va. URL consultato il 30 agosto 2021.