Gioacchino Maglioni (1808-1888)Gioacchino (o Giovacchino) Maglioni (Pontassieve, 24 luglio 1808[1] – Firenze, 30 dicembre 1888[2]) è stato un compositore, organista e pianista italiano. BiografiaCarlo Schmidl e il DEUMM lo ritengono, erroneamente, nato nel 1814.[2][3] Fu organista a San Lorenzo e insegnante al Conservatorio di Firenze.[4] Nel clima di promozione della musica strumentale a Firenze che vide in prima fila Ferdinando Giorgetti e altri strumentisti e compositori[5], nel 1834 Maglioni diede inizio a una serie di concerti di musica da camera nella Sala Ciampolini in Borgo dei Greci a Firenze (oggi è Sala Maglioni)[1] e di musica sacra nella chiesa di San Barnaba[2][3], dove eseguì anche prime italiane (per esempio quella del Pater Noster di Giacomo Meyerbeer nel 1858).[4] Fu un amico di Rossini (proprio come Giorgetti) e fu un serio fautore della musica sacra (come l'amico Luigi Ferdinando Casamorata).[1] Come Teodulo Mabellini collaborò spesso con la confraternita degli Scolopi: nell'archivio della chiesa di San Giovannino ci sono le partiture manoscritte (forse autografe), complete di parti, di un Pange lingua, Tantum Ergo e Benedicat e di un oratorio (Santa Cecilia o L'amore cristiano su testo di Geremia Barsottini), databili agli anni '50 dell'Ottocento[4][6] (Carlo Schmidl informa di una replica dell'oratorio, reintitolato Cecilia, al Teatro Leopoldo nel 1853).[3] Per molti anni si è ritenuto suo l'Ecce Sacerdos magnus eseguito per la visita di Pio IX a Firenze nel 1857[4][2], pezzo invece composto da Mabellini.[7] Ebbe importanti prime esecuzioni sacre negli anni '70 dell'800.[8] Schmidl informa di sue opere date al Teatro Pagliano: Ferruccio (1863) e La corona d'oro (1882).[3] Tra i suoi allievi ci fu Luigi Bicchierai.[9] Pubblicò musica di tutti i generi (sacro, strumentale, operistico), soprattutto con i milanesi Ricordi e Lucca, e con i fiorentini Berletti, Lorenzi, Guidi, Venturini e Forlivesi.[10] Scrisse un metodo per organo.[11] È sepolto nel Cimitero della Misericordia ad Antella.[4] Suo nipote fu il violinista fiorentino suo omonimo.[4] FontiTutte le fonti primarie di Maglioni sono a Firenze, al Conservatorio e all'Archivio Capitolare della Basilica di San Lorenzo.[10][12] Sono accertati solo 18 suoi autografi di musica sacra (13 al Conservatorio e 5 a San Lorenzo)[10], mentre dei pezzi strumentali e delle opere liriche si ha una decina di copie manoscritte al Conservatorio.[12] Un suo oratorio e un Pange lingua, Tantum Ergo e Benedicat manoscritti (forse autografi), completi di parti, sono, come già accennato, nella Chiesa di San Giovannino degli Scolopi.[6] Delle quasi 80 opere da lui stampate, le prime edizioni si conservano soprattutto al Conservatorio e alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Seguono, per numero di copie conservate, il Conservatorio di Milano, la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e la Biblioteca Civica di Verona.[10] Un suo corale per organo è stato pubblicato in edizione moderna nel 2015 nella rivista Arte organaria e organistica edita a Bergamo da Carrara.[13] Il suo trattato per organo è stato editato (in edizione facsimilare riproducente l'esemplare al Conservatorio di Firenze) da Giovanni Clavorà Braulin nel 2021.[11] La sua fama è attestata nelle copie collezionate dalla piccola nobiltà toscana: ci sono sue musiche nei fondi della Famiglia Salvi Cristiani all'Archivio di Stato di Prato[14] e libretti di sue opere nelle collezioni della famiglia Bargagli Petrucci dell'Archivio di Stato di Siena.[15] DiscografiaNel novembre 2014, nella Basilica di San Lorenzo, l'organista Gabriele Giacomelli ha inciso una serie di pezzi per organo in un disco intitolato L'organo a Firenze dai Medici all'Unità d'Italia per l'etichetta Tactus. Vi figura anche una composizione di Maglioni.[16] Note
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