Dopo aver studiato a Milano, all’Accademia di Brera, nel 1927, a soli 16 anni, accompagna in Siam (oggi Thailandia) Francesco Dal Pozzo[1], chiamato a insegnare disegno dalla Reale Accademia di Bangkok.
Qui il giovane artista tiene la sua prima mostra, accolta con favore dalla stampa locale[2].
Trascorre un anno in Siam poi rientra a Padova.
Scaduta la licenza matrimoniale parte per la campagna di Russia. Nel 1944, in Liguria, prende parte alla Resistenza. La moglie ha appena avuto un bambino, Claudio, ma a volte lo accompagna nelle sue missioni.
Dal 1946 al 1956 una serie coerente di opere lo fanno considerare tra i precursori: apparizioni spaziali, paesaggi lunari, corpi sospesi, attrazioni cosmiche.
Nel 1954 Dino Buzzati gli dedica un racconto: Breve dialogo tra il pittore Gianpaolo e un vecchio eremita da lui incontrato nel deserto del Kalahari.
L'informale e la divulgazione giornalistica
Dal 1957 realizza quadri che chiama “Cosmocronache”, inserendo nella dimensione onirica della sua pittura frammenti di realtà strappati dalle pagine dei giornali.
Per molti anni, a partire dal 1956, scrive per la Domenica del Corriere, su invito dell’amico Buzzati, una serie di articoli divulgativi sul tema “I perché dell’arte moderna”.
Partecipa al vitale movimento artistico milanese degli anni '50 e '60, a contatto coi suoi protagonisti, come Enrico Castellani, amico e principale collaboratore di Piero Manzoni. Mantiene però una sua distanza dalla fioritura di correnti e manifesti, continuando il suo percorso in solitario.
Negli anni Settanta inaugura un formato inedito: su strette tavole verticali dipinge cieli abbaglianti, come visti da una feritoia.
Nel 1977, a Milano, la sua ultima mostra, alla Galleria Zunino[4].
Nella presentazione Gillo Dorfles scrive: “Già negli anni del suo impegno che potremmo definire metafisico, nei dipinti dove metaforiche nature morte aleggiavano tra relitti di un ideale naufragio, o più tardi quando in pieno periodo informale aveva saputo restringere a pochi moduli cromatici le sue trame pittoriche, o ancora nella serie delle 'Cosmocronache', Gianpaolo si era adoperato per mantenere il suo mondo artistico fuori dai canoni prescritti, scartando tanto un facile realismo aneddotico che un altrettanto facile astrattismo geometrico. Oggi, finalmente, in questa sua ultima mostra di strisce – questi sottili spiragli di colore lavorato a intense stesure tonali che si alternano in bande parallele – l’artista ha raggiunto il momento di estrema purificazione del suo mezzo espressivo”.