Giannantonio Donato Acquaviva d'Aragona
Giannantonio Donato Acquaviva d'Aragona (Cellino Attanasio, 1485 – 21 settembre 1554) è stato un nobile italiano, 9º duca di Atri e 6º conte di Conversano. BiografiaNato nel 1485 (o nel 1483 secondo altre fonti[2]) dal duca Andrea Matteo III Acquaviva e da Isabella della famiglia dei Todeschini Piccolomini, figlia del duca di Amalfi Antonio Piccolomini d'Aragona, nel 1504 fu coinvolto nella rivolta di Atri contro il duca e riparò nel castello di Cellino e poi a Ripatransone. Nel 1511 Andrea Matteo divise i propri possedimenti tra i figli e assegnò a Giannantonio Donato i feudi di Gioia, Acquaviva, Casamassima e Cassano, conferendogli il titolo di conte di Gioia[3]. La sua politica fu allineata a quella dei dominatori spagnoli a cui rimase fedele anche in occasione dell'invasione del Lautrec del 1528, nel corso della quale contribuì alla difesa di Taranto con un contingente militare e con un contributo di 13 000 ducati. Con la morte del padre e del fratello maggiore Gianfrancesco e la ribellione di suo nipote Giulio Antonio II conte di Conversano che si era schierato con il Lautrec, rimase l'unico erede del suo ramo degli Acquaviva e divenne duca d'Atri e conte di Conversano. Nel 1530 vendette i territori di Turi e Castellana a Ferrante Spinelli, duca di Castrovillari, per 10 000 ducati[4]. In ambito militare Giannantonio fu coinvolto nella difesa di Cellino contro Ascanio Colonna e nei preparativi delle difese di Conversano in previsione di un attacco saraceno; nel 1536 inoltre risulta a capo di due compagnie di soldati calabresi col grado di colonnello a sorveglianza dell'abitato a seguito dell'assedio della città del 1529[5]. I principali interessi di Giannantonio furono invece la poesia latina e la filosofia, continuando con le passioni cui si erano dedicati il padre e lo zio Belisario. Portò a compimento un commentario sulla vita di Plutarco cominciato dal padre[6] e pubblicò diversi epigrammi[7] e la raccolta In liccheti laudibus tetrasticon et epigrammata[8]. Coltivò anche la passione della musica e si distinse nelle composizioni con la chitarra[9]. Fu parecchio legato ad altri letterati dell'epoca tra cui Jacopo Sannazaro e Pietro Gravina. Nel 1520 sposò Isabella Spinelli di Cariati, figlia di Don Giovanni Battista, I duca di Castrovillari e di Livia Caracciolo dei Baroni di Castelfranco, da cui ebbe 13 figli tra cui Claudio che divenne un gesuita, Andrea Matteo, arcivescovo di Cosenza, e Giovanni Girolamo I che gli successe come duca di Atri e di Conversano. Morì il 21 settembre 1554. Ascendenza
Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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