GiampietrinoGiovan Pietro Rizzoli, talvolta Ricci o Rizzo, detto Giampietrino (1480/1485 – 1553), è stato un pittore italiano, attivo tra il 1508 ed il 1549 a Milano, allievo di Leonardo Da Vinci ed esponente della scuola rinascimentale lombarda. BiografiaLe notizie biografiche sul pittore sono piuttosto scarse. La sua data di nascita è collocata tra il 1480 e il 1485[1]. Sembra sia stato allievo diretto di Leonardo; Giovanni Paolo Lomazzo menziona ‘Pietro’ con Giovanni Antonio Boltraffio, Francesco Melzi e Gian Giacomo Caprotti, detto Salaino, e il loro maestro Leonardo nelle sue Rime ad imitazione de i grotteschi[2]. È discussa l'identificazione dell’artista con il ‘Gianpetro’ citato da Leonardo nel Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana. Nel 1511, insieme a Giovanni Agostino da Lodi, Marco d’Oggiono, Giovanni Antonio Boltraffio e Giovita da Caravaggio fu nominato procuratore di un consorzio di pittori di cui Bramantino e Bernardo Zenale erano rispettivamente priore e tesoriere. Gli studiosi sono oggi concordi nell'attribuire a Giovanni Pietro Rizzoli il corpus di opere da tempo raccolte sotto il nome generico di Giampietrino[3][4]. L'intera cronologia delle opere è ancora dibattuta dai critici. Tra le opere giovanili vi sono una Madonna con il Bambino del Museo Poldi Pezzoli di Milano, la Natività e il Cristo deriso dell’Accademia Albertina di Torino, la Madonna del latte della Galleria Borghese e il Compianto della Gemäldegalerie di Berlino. L'atmosfera sfumata della pittura di Leonardo da Vinci si ritrova nell'unica opera di cui si possegga il contratto originale della commissione, del 1521: una Madonna con Bambino e i Santi Michele e Gerolamo dipinta per la chiesa di San Marino a Pavia, a cui si aggiungono evidenti richiami alla pittura di Cesare da Sesto e al suo classicismo vissuto in ambito romano.[4] Particolarmente prolifica fu la produzione di piccoli dipinti destinati alla devozione privata dei collezionisti, spesso nei secoli successivi ritenuti opere autografe di Leonardo. Fra i temi più ricorrenti, vi furono naturalmente le Madonne con bambino; particolarmente apprezzata fu la Madonna della mela, che fu replicata più volte (Milano, Pinacoteca di Brera[5] e Pinacoteca del Castello Sforzesco[6], San Pietroburgo, Ermitage), felice sintesi di un modello raffaellesco (Madonna della seggiola) e dello sfumato leonardesco. Estremamente richiesti erano anche i sensuali e languidi nudi femminili, che andavano ad interpretare Maddalene penitenti, eroine bibliche o personaggi mitologici. La Giunone del Castello del Buon Consiglio di Trento, la Diana cacciatrice del Metropolitan Museum di New York, Minerva e Venere di raccolta privata probabilmente compongono una serie, così come la Sofonisba e la Didone della collezione Borromeo all’Isola Bella[7]. A Giampietrino è attribuita una delle copie più fedeli a noi pervenute dell'Ultima cena di Leonardo, dipinta attorno al 1515 prima che l'originale si deteriorasse. Il dipinto, al quale potrebbe aver lavorato in collaborazione con Giovanni Antonio Boltraffio, è di dimensioni quasi pari all'originale (3020 mm x 7850 mm). Storicamente venne conservato alla Certosa di Pavia fino alla sua soppressione, a seguito della quale fu acquistato nel 1821 dalla Royal Academy of Arts di Londra dove oggi è esposto. La cifra pagata per l'acquisto fu la più alta mai pagata dall'accademia britannica per l'acquisto di un dipinto[8]. Strettamente derivata da una perduta opera di Leonardo è anche la celebre la Leda inginocchiata con i figli degli Staatliche Museen di Kassel. Fra le sue opere di maggiore impegno vi sono alcune importanti pale d'altare. Ancora vicina al ductus leonardesco, libero dalle influenze romane di Cesare da Sesto e semmai vicino a Marco d'Oggiono, è il trittico dell'abbazia dei Gerolamini di Ospedaletto Lodigiano del 1515.[4] Successivi furono il polittico per la Basilica di San Magno a Legnano, ancora in loco, il polittico del Museo Bagatti Valsecchi di Milano[9], l'Adorazione del Bambino con San Rocco e angeli musicanti, già nella chiesa di San Sepolcro a Milano oggi nella Pinacoteca Ambrosiana, probabilmente dipinta in occasione dell'epidemia di peste che flagellò Milano dal 1524 al 1529[10]. Negli ultimi decenni l'orizzonte di Giovanni si accosterà sempre più alle emergenti istanze manieristiche rintracciabili, ad esempio, nella Madonna di Loreto coi Santi Giovanni Battista e Caterina della Chiesa di Sant'Ambrogio a Ponte Capriasca, nella Natività (Museo Civico di Belle Arti di Lugano) e in soggetti mitologici dal tratto languido e sensuale.[4] In esse emerge un classicismo che ricorda le coeve opere del Luini.
OpereMilanoTra le opere a lui attribuite si trovano, custodite nella Pinacoteca di Brera:
Nella Pinacoteca Ambrosiana:
Conservate presso il Museo Bagatti Valsecchi di Milano:
Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano
PaviaNella Pinacoteca Malaspina di Pavia
Conservata nella chiesa di San Marino a Pavia
Gazzada Schianno – Provincia di Varese
Conservata al Museo civico Amedeo Lia della Spezia::
FirenzeNegli Uffizi
RomaConservato presso la Galleria Borghese a Roma:
SvizzeraConservate nella chiesa di Sant'Ambrogio a Ponte Capriasca:
GermaniaConservato presso la Gemäldegalerie Alte Meister a Kassel:
Regno UnitoConservate presso la National Gallery a Londra:
AustriaVienna, Kunsthistorisches Museum
Vienna, Akade-mie der bildenden Künste, Gemäldegalerie
Repubblica CecaPraga, Národní Galerie
UngheriaConservato presso il Szépmûvészeti Múzeum a Budapest:
Esztergom, Keresztény Múzeum
Stati Uniti d'AmericaConservate presso il Chazen Museum of Art, Madison, Wisconsin, USA:
Collezione Samuel H. Kress:
RussiaConservate presso il Museo dell'Ermitage a San Pietroburgo:
in collezione privata
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
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