Il padre, capitano di marina irrendetista, rifiutò di giurare fedeltà all'Imperatore austriaco perdendo per questo l'incarico, con pesanti conseguenze sull'economia familiare. Il Boni crebbe dunque in un ambiente fortemente patriottico, che ne segnò fortemente il pensiero.[1]
Si interessa di tutela e valorizzazione dei monumenti, promuove la creazione nel 1907 del Gabinetto Fotografico Nazionale e auspica l'istituzione di un catalogo nazionale e lo stabilimento di norme aggiornate per i restauri, privilegiando le ragioni della conservazione rispetto a quelle della ricostruzione. Si occupa inoltre dell'utilizzo delle piante in relazione ai resti antichi, sia come protezione delle muratura dal disgregamento, sia come loro presentazione al pubblico.
Nell'ambito dello scavo archeologico fu tra i primi a seguìre un metodo scientifico, applicando agli scavi i principi dello scavo stratigrafico: fu il primo, nel 1885[2], ad applicarlo alle ricerche di archeologia classica, prima ancora di Wilhelm Dörpfeld[2]; tra i primi si interessa dei materiali rinvenuti negli scavi e della loro collocazione fisica all'interno degli strati; per primo considera di uguale importanza anche il materiale medioevale, senza privilegiare l'età classica; tra i primi si avvale di disegni e di fotografie per la documentazione. Le indicazioni da lui dettate nell'articolo Il metodo negli scavi archeologici (Nuova Antologia, 1901) conservano ancora oggi il loro valore.
Come architetto si occupò nel 1896-97 della ristrutturazione di Villa Blanc a Roma (proprietà di Alberto Blanc, ministro degli esteri del re Umberto I): nei giardini della villa fu inserito un mausoleo romano rinvenuto nel 1896[3] dallo stesso Boni in uno scavo sulla Via Flaminia presso Tor di Quinto (ora direttamente sulla via Nomentana) in seguito all'ampliamento della strada).
Come Storico e Ricercatore ha redatto la carta delle tre aree di diverso sviluppo stilistico del Romanico pugliese coincidenti con le tre antiche terre pugliesi: Capitanata, Terra di Bari e Terra d'Otranto. Inoltre individuò le matrici di ispirazione dell'albertiano Tempio Malatestiano nelle chiese del Romanico della Terra di Bari. Seguì personalmente attraverso ispettori di fiducia il restauro di alcuni dei monimenti più importanti del Romanico di Terra di Bari[4].
Nel 1903, in seguito al crollo l'anno prima del campanile di San Marco a Venezia, poi ricostruito negli anni successivi, fu chiamato per lo scavo archeologico delle sue fondamenta, dove identificò strutture di epoca romana.
Alla sua morte fu sepolto sul Palatino, negli Orti Farnesiani.
Boni tra paganesimo e fascismo
Giacomo Boni sviluppò un forte interesse per l'antica religione romana e per una sua eventuale riattuazione e adozione da parte dello Stato, e tentò di influenzare in tal senso Francesco Crispi e Sidney Sonnino, ma soprattutto Benito Mussolini col quale simpatizzò perché credeva che il fascismo potesse far rinascere l'antica Roma.
Le stesse ricerche archeologiche di Boni furono influenzate dai suoi rapporti con l'ambiente esoterico del tempo (frequentò il salotto di Emmelina Sonnino De Renzis, sorella di Sidney Sonnino e madre di Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, esponente della Società Teosofica)[1] e da esperienze personali al limite del paranormale (sogni come quello che gli rivelò la scoperta del Lapis niger la notte prima, visioni, voci misteriose).
Nel 1923 Boni collaborò con Ignis alla tragedia Rumon, disegnando i caratteri romani arcaici per il cartellone e per il testo stesso.[5]
^ V. C. Galati, Restauri dei monumenti del "Romanico-normanno" pugliese tra Otto e Novecento. Il Duomo di Bitonto e il "Primo Rinascimento pugliese". Ettore Bernich...e la vicenda della decorazione policroma delle 'incavallature' del Duomo... Camillo Boito e la "Commissione ministeriale ispettiva", in Bollettino della Società di Studi Fiorentini, vol. 2023, 2023, 32, pp. 108-151..
Giacomo Boni (1859-1925), su Treccani.it. URL consultato il 15 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
Alessandra Capodiferro, Patrizia Fortini (a cura di). Gli scavi di Giacomo Boni al foro Romano, Documenti dall'Archivio Disegni della Soprintendenza Archeologica di Roma I.1 (Planimetrie del Foro Romano, Gallerie Cesaree, Comizio, Niger Lapis, Pozzi repubblicani e medievali), Roma 2003.
Paola S. Salvatori, L'adozione del fascio littorio nella monetazione dell'Italia fascista, in «Rivista italiana di numismatica e scienze affini», CIX, 2008, pp. 333–352.
Paola S. Salvatori, Liturgie immaginate: Giacomo Boni e la romanità fascista, in "Studi Storici", LIII, 2012, 2, pp. 421–438.
Adele Simioli, Il sostrato archeologico della modernità – Il carteggio tra Giacomo Boni e Philip Webb, in Maria Antonietta Crippa (a cura di) Luoghi e modernità - Pratiche e saperi dell'architettura, Jaca Book, Milano 2007, pp. 119–138.
Eva Tea, Giacomo Boni nella vita del suo tempo, 2 volumi. Milano, Casa Editrice Ceschina, 1932.
Accademia Procesi, I rapporti tra Giacomo Boni e Tanaka Mazutaro ([1])
"Trajan's column". Proceedings of the British Academy, London (1912), vol. 3, pp. 93-98.
Santa Maria dei Miracoli in Venezia. Venice: Stabilimento tipografico dei fratelli Vicentini, 1887.
La torre de S. Marco: comunicazione. s.l., s.n., 1903.
The Roman marmorarii. Rome: s.n., 1893.
"Il duomo di Parenzo ed i suoi mosaici". Archivio storico dell'Arte, 7 (1894) (unnumbered, 28 pp.)
Sui rapporti fra Boni e l'ambiente esoterico-pagano del tempo:
Anonimo Romano (Marco Baistrocchi), Il Genio di Roma, in Politica Romana, n. 3, 1996.
Stefano Arcella.
L'enigma della grande orma, in Gianfranco De Turris (curatore). Esoterismo e Fascismo. Roma, Edizioni Mediterranee, 2006. ISBN 88-272-1831-9.
Il mistero di Rumon: un rito sacro per rifondare Roma, in De Turris cit.
H. Caelicus, Il Rumon di Ignis: la scena e le quinte, Prefazione a Ignis, Rumon. Roma, ediz. del Graal, 1997. ISBN 88-7950-067-8.
Q. Marullus Catulus, Rumon e i segni del Fuoco perenne, postfazione a Ignis, "Rumon" Roma, ediz. del Graal 2009 ISBN 88-7950-067-8
Sandro Consolato.
1915-1918: una Grande Guerra Romana, in Politica Romana n. 3, 1996.
Giacomo Boni, l'archeologo-vate della Terza Roma, in De Turris cit. (versione ridotta di Giacomo Boni, il veggente del Palatino, Politica Romana, 2004, 6, pp. 33-108).
Renato Del Ponte.
Il movimento tradizionalista romano nel 900. Scandiano, Sear, 1987.
Quando il Gruppo di Ur cercò di influenzare il Fascismo, in De Turris cit.
Documento dall'Archivio Centrale di Stato. Boni veglia sul Palatino per il Rumon ([3][collegamento interrotto])
La rappresentazione del Rumon sulla stampa dell'epoca, contiene una caricatura di Roggero Musmeci, foto di alcuni attori del Rumon e un'altra foto della rappresentazione http://www.artiminervali.it/?p=451Archiviato il 18 dicembre 2012 in Archive.is.
F. Canali, 1888-1913: Giacomo Boni, Ispettore ministeriale e la Terra d'Otranto tra sopralluoghi e coinvolgimenti d'ufficio, in Paesaggi città e monumenti di Salento e Terra d'Otranto, a cura di F. Canali e V. C. Galati, Firenze, 1019, pp. 1015-1048.
Elisabetta Carnabuci, Regia. Nuovi dati archeologici dagli appunti inediti di Giacomo Boni, Edizioni Quasar, 2012, ISBN9788871404998.