Gallia (transatlantico 1913)
Il SS Gallia fu un transatlantico francese da 14.996 tonnellate, della Compagnie de Navigation Sud-Atlantique, costruito dai cantieri Forges & Chantiers de la Méditerranée, La Seyne-sur-Mer. Trasformato in trasporto truppe durante la prima guerra mondiale, fu silurato e affondato nel Mediterraneo, al largo dell'isola di San Pietro, da un sottomarino tedesco il 4 ottobre 1916, provocando la morte di circa 1.740 persone.[1] StoriaLa Compagnie de Navigation Sud-Atlantique ordinò la costruzione di un nuovo transatlantico per le operazioni nell'Atlantico meridionale, e l'unità fu denominata Gallia.[2] La nave fu impostata presso il cantiere navale di La Seyne-sur-Mer, venendo varata il 26 marzo 1913. Le decorazioni della Sala della Musica erano opera di Georges Capgras.[3] Il Gallia disponeva di sei ponti e aveva una capacità di trasporto di 300 passeggeri di prima classe, 106 di seconda e 80 di terza.[1] Nello spazio tra l'opera morta e i ponti potevano trovare posto 600 emigranti.[1] Era destinato a servire la rotta verso il Sud America, collegando Bordeaux a Rio de Janeiro in 10 giorni e Bordeaux a Buenos Aires in 13 giorni.[1] Come la sua gemella Lutetia, che navigava sulla stessa linea, si caratterizza per i suoi tre fumaioli gialli sui quali era dipinto un gallo rosso[N 1].[1] le 2 macchine alternative a triplice espansione e una turbina a bassa pressione garantivano una potenza di 26 000 CV e una velocità massima di 18 nodi (20,85 alle prove).[4] Otto mesi dopo il varo, il 29 novembre, il Gallia lasciò Bordeaux per il suo viaggio inaugurale verso il Rio de la Plata (Argentina).[4] Il 16 maggio 1916, come molte altre navi, fu requisita per il trasporto di truppe e convertita in incrociatore ausiliario e salpò per l'Armée d'Orient nel Mediterraneo.[5] Il 3 ottobre 1916, non potendo aspettare l'incrociatore protetto Guichen a seguito di un incidente, il Gallia lasciò la rada di Tolone da solo per raggiungere Salonicco, in Grecia.[5] La nave aveva a bordo circa 2.350 persone, di cui 1.650 soldati francesi del 235º Reggimento di fanteria (RI), del 55º , 59º e 113º Reggimento di fanteria territoriale (RIT), e del 15e Escadron du Train des Équipages militaires, 350 soldati serbi, 350 marinai e 180 muli.[5] La nave era in allerta permanente, la velocità era di 15 nodi e il Gallia navigava a zig-zag virando di 50° ogni quarto d'ora.[4] Secondo le istruzioni ricevute, ogni uomo indossava il suo salvagente giorno e notte.[4] Il 4 ottobre un messaggio radio avvertì il Gallia della presenza di un sottomarino nemico proveniente dalle isole Baleari e diretto verso il mare Adriatico.[5] Il tenente di vascello Eugène Charles Kerboul, comandante della nave, fece subito cambiare rotta per evitare di essere intercettato.[2] Mentre il Gallia si trovava in navigazione tra le coste della Sardegna e della Tunisia, un siluro colpì la nave al traverso della stiva di prua, carica delle munizioni destinate all'armamento di bordo.[5] L'esplosione distrusse la stazione radiotelegrafica di bordo e pertanto non fu possibile lanciare alcuna richiesta di soccorso, e la nave affondò in meno di quindici minuti.[4] Il siluro era stato lanciato dal sommergibile tedesco U-35, comandato dal kapitänleutnant Lothar von Arnauld de la Perière.[5] Verso mezzogiorno del 5 ottobre, l'incrociatore protetto Châteaurenault, che aveva a bordo soldati russi e serbi, avvistò i sopravvissuti e riuscì a trarre in salvo quasi 600 persone trasportandole a Biserta.[5] Alcune barche a remi guidate dal guardiamarina Jean Le Courtois du Manoir, secondo ufficiale del Gallia raggiunsero le coste italiane toccando terra presso l'isola di Sant'Antioco il 6 ottobre.[5] Imbarcati sul "Normandie", questi sopravvissuti raggiunsero Biserta il 7 ottobre. Il comandante della nave, tenente di vascello Eugène Charles Kerboul perì nell'affondamento del Gallia.[4] L'incrociatore ausiliario Gallia fu citato all'ordine del giorno dell'Armée navale con la seguente motivazione: L'incrociatore ausiliario Gallia: silurato il 4 ottobre 1916 da un sottomarino nemico, al largo di San-Pietro (Sardegna), mentre trasportava truppe. Tutti a bordo hanno dato il miglior esempio di coraggio, compostezza e disciplina.[5] NoteAnnotazioni
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