Futa Jalon
Il Futa Jalon (anche conosciuto come Fouta-Djalon o Fouta-Djallon; in fula Fuuta-Jaloo) è un massiccio montuoso dell'Africa nordoccidentale, esteso nella parte settentrionale del territorio della Guinea e, marginalmente, nel Senegal e nel Mali. GeografiaHa una quota media variabile fra i 300-400 metri della parte occidentale, verso l'oceano Atlantico, e gli 800-900 della parte centrale;[1] culmina a 1.538 metri nella sua sezione settentrionale.[2] Il massiccio è costituito principalmente da arenarie silicee, con frequenti intrusioni di rocce plutoniche come dioriti e gabbri; in molti punti, l'erosione idrica ha prodotto profondi canyon. Digrada piuttosto bruscamente ad ovest sulla regione costiera atlantica, mentre trapassa più lentamente ad est nei tavolati dell'Africa sudanese; a sudest si prolunga invece in numerose catene montuose minori che formano una lunga dorsale che divide i bacini idrografici del Niger da quelli atlantici. IdrografiaIl massiccio del Futa Jalon è un importantissimo nodo idrografico dell'Africa occidentale, dal momento che molti dei principali fiumi della regione hanno le loro sorgenti qui e lo attraversano per lunghi tratti, generalmente incassati in profonde vallate. Dal suo versante orientale ha origine il Niger e alcuni degli affluenti del suo alto corso; hanno inoltre le loro sorgenti in questo altopiano i fiumi Bafing (uno dei rami sorgentiferi del Senegal), Corubal, Gambia, Great Scarcies, Little Scarcies e Konkouré. ClimaIl Futa Jalon ha un clima di tipo guineano, caratterizzato da temperature elevate (che ovviamente però diminuiscono con la quota) e precipitazioni abbondanti ma concentrate in un'unica stagione piovosa (che si prolunga per 6-7 mesi, approssimativamente da aprile ad ottobre) portata dalle correnti umide sudoccidentali, contrapposta alla stagione secca invernale dominata dalle correnti secche nordorientali (harmattan). Storia e culturaIl popolo dei Jallonke fu probabilmente il primo ad abitare il Futa Jalon,[3][4] anche se gli stessi Temne, nelle loro tradizioni orali, lo identificano come la loro patria ancestrale.[5] La regione fu una provincia sia dell'Impero Sosso che dell'Impero del Mali, con il nome di "Dialonkadugu", che significa "terra delle genti di montagna".[6] A partire dal XV secolo, le migrazioni dei Fulani cambiarono la composizione etnica della regione, con quest'ultimo popolo che divenne ben presto l'etnia dominante. La regione di Futa Jalon è stata una roccaforte dell'Islam sin dal XVII secolo. I primi rivoluzionari guidati da Karamokho Alfa e Ibrahim Sori fondarono una federazione di stampo islamico, divisa in nove province. Diverse crisi di successione indebolirono il potere centrale situato a Timbo fino al 1896, quando l'ultimo Almamy, Bubakar Biro, fu sconfitto dall'esercito coloniale francese nella battaglia di Porédaka.[7] I Fulani guidarono l'espansione dell'Islam nella regione, e svilupparono la letteratura indigena utilizzando l'alfabeto arabo.[8] Nel suo periodo di massimo splendore, si diceva che il Futa Jalon fosse una calamita per l'apprendimento, attirando studenti da tutta l'Africa occidentale. Oltre a essere un centro di studio e di diffusione della religione, il Futa Jalon fungeva da centro nevralgico per il commercio carovaniero, e commercianti di varia provenienza vi stabilirono colonie. Amadou Hampâté Bâ ha definito il Futa Jalon “il Tibet dell'Africa occidentale” in omaggio alla tradizione spirituale e mistica dei suoi chierici. Note
Bibliografia
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