Mostrò fin dagli esordi letterari grande attenzione nei confronti delle classi subalterne napoletane. Benché la sua narrativa, pittoresca e consolatoria (ma non corriva), non abbia quasi spessore politico (per lui si è parlato di un generico socialismocristiano e di «basso romanticismo»), diede un grande contributo alla nascita del meridionalismo e gettò le basi per la nascita del verismo.
Formazione e cultura
Nacque da agiata famiglia borghese. I suoi genitori erano Filippo M. e Teresa Cava, che aveva avuto già due figli (Vincenzo e Gennaro) da una precedente unione con Raffaele Giardullo; Francesco fu il terzo dei sette figli che la Cava diede a Filippo M. (gli altri erano il primogenito e il secondogenito Giuseppe e Ferdinando, cui seguirono Francesco, appunto, Giovanni, Raffaele, Marianna e Rachele).
Nel 1836 Teresa Cava morì. Nello stesso anno Mastriani si piegò al volere del padre impiegandosi presso la Società Industriale Partenopea diretta da Carlo Filangieri.
Qualche anno a Medicina
Nel 1837 si iscrisse alla facoltà di medicina, che avrebbe frequentato per qualche anno, interrompendo tuttavia gli studi per dedicarsi ad un'intensa collaborazione giornalistica con vari giornali, già cominciata alla fine degli anni trenta, ma destinata ad intensificarsi dopo la morte del padre, avvenuta il 21 aprile 1842. In seguito a questo lutto lasciò l'abitazione paterna in via Concezione Montecalvario al numero 52, trasferendosi alla Salita Infrascata (oggi via Salvator Rosa) 271.
L'impiego alla dogana
Il 30 agosto 1840 aveva conosciuto in casa di un cugino la cugina e futura moglie Concetta Mastriani, con cui si sarebbe fidanzato il 4 agosto 1844, sposandola verosimilmente tra la fine del 1844 e l'inizio del 1845. Nello stesso periodo lasciò la Società Industriale Partenopea, dedicandosi esclusivamente all'insegnamento privato di lingue straniere. Come ricorda Luigi Russo (ne I narratori) la frenetica attività letteraria degli anni seguenti (il figlio e biografo Filippo Mastriani ha censito 900 titoli, di cui 107 romanzi), per cui provvedeva personalmente a procurarsi la ricca e disordinata documentazione necessaria ai suoi romanzi (in questo differenziandosi dagli omologhi scrittori "industriali" d'Oltralpe, che ricorrevano a nègres), non gli avrebbe mai consentito di affrancarsi completamente da un lavoro remunerato, innanzitutto le lezioni private, e poi un modesto impiego alla dogana.
L'elogio della Serao
Matilde Serao, nel suo articolo commemorativo per la scomparsa del Mastriani (1891), fa compiaciuto riferimento alla sua totale indipendenza dai circoli accademici ed artistici, e all'energia con cui diede vita al proprio smisurato mondo letterario. Nelle ore libere arrotondava il magro stipendio facendo anche da guida turistica per gli stranieri di passaggio, un mezzo per perfezionare e apprendere il francese, l'inglese, il tedesco e lo spagnolo.
Esordi
Cominciò nel 1837 a scrivere articoli di costume per "Il Sibilo", giornale napoletano "di mode e di teatri" (che cessò la pubblicazione nel 1846). Dopo un profluvio di prose e articoli di costume, nel 1838 stampò su quelle pagine la sua prima opera narrativa, la novellaIl diavoletto. Parte della sua prima produzione giornalistica, in particolare quella relativa ai primissimi anni di collaborazione (1837-'39), sarà da lui stesso antologizzata nei due volumi di Novelle Scene Racconti (1869-'70): si tratta di una letteratura ancora sostanzialmente ancorata ai modi di un romanticismo manierato, aperto al bizzarro e al pittoresco. Nel 1845 si trasferisce in un casinetto allo Scudillo, dove, il 27 aprile 1846 vede la luce la primogenita Sofia; qui si dedica alla stesura del primo romanzo, Sotto altro cielo (1847), di generegotico. Dello stesso 1847 è la pubblicazione di Lazzaro. Racconto, e l'impiego presso la direzione del quotidianoIl Tempo, specialmente come traduttore dal francese e dall'inglese.
Il teatro
Molto forte, parallelamente, fu l'interesse del Mastriani per il teatro, una passione che coltivò sino alla fine; molto spesso si trattava di rielaborazioni delle sue opere narrative, come nel caso di Vito Bergamaschi, novella in due capitoli per "Il Sibilo", adattata per le scene in collaborazione con Francesco Rubino, rappresentata nel 1840 al Teatro Fiorentini dalla compagnia Monti e Alberti, e stampata (nella sua versione scenica) in volume nel 1841. Un tipico drammaborghese è Un'ora di separazione. Scherzocomico in un atto, pubblicato in data ignota (ma dopo il 1840), la sua prima opera a stampa in volume che sia pervenuta. Altri adattamenti scenici entrarono nel repertorio tipico di alcuni attori, come F. Stella, C. di Mario, il «guappo» Del Giudice. Lo stesso Mastriani, occasionalmente, partecipò alle rappresentazioni in veste d'attore.
Questi primi anni sono economicamente i più disagiati. Una costante della vita del Mastriani saranno i numerosi traslochi. Nel 1848 si trasferisce in via Teatro Nuovo al 54; il 16 novembre dello stesso anno, incapace di far fronte alle spese per l'affitto, è costretto ad accettare l'ospitalità del suocero, nella cui casa nasce il figlio Filippo. Entro la fine di quest'anno riesce a trasferirsi con la moglie e i due figli in un casinetto al Vico Lieto a Capodimonte. All'inizio del 1849, essendo l'alloggio troppo angusto, trova una sistemazione meno scomoda alla Salita Tarsia nº 18. I ripetuti cambi di abitazione, almeno una trentina, non finiscono qui.
Una relativa ventata di benessere è rappresentata dalla nomina, nel gennaio 1851, a compilatore del Giornale delle Due Sicilie e de L'ordine, giornaleministeriale. A giugno nasce il figlio Edmondo.
Verso il romanzo sociale
Sono le opere dove lo scrittore fa le prime denunce sulle problematiche sociali e la diffusa emarginazione dei poveri cristi.
La cieca di Sorrento
Il Mastriani stampa nel 1852La cieca di Sorrento, il suo romanzo più noto e ristampato (nel suo secolo e per tutto il Novecento), oscillante tra romanzo d'ambiente borghese e un primo ma sensibile affiorare di tematiche sociali, affrontate con una forte empatia per i deboli e i diseredati. Gli fa seguito Federico Lennois, 2 voll., 1853 (nello stesso anno, il 9 ottobre, un altro figlio vede la luce, Adolfo).
Il primo noir italiano
Altri romanzi, più o meno su questa scia, in questa fase della carriera del Mastriani sono: Il conte di Castelmoresco (1853, 3 voll.); Il mio cadavere, pubblicato con dispense a puntate (la prima uscì nel dicembre 1851) e nel 1852 in volume dall'editore Rossi di Genova. Il mio cadavere ha importanza storica perché è considerato il primo romanzo noir scritto in Italia[4]; Matteo l'idiota (nel quale il tema sociale diventa preponderante, 1856-'57, 4 voll.); Acaja (1860); La poltrona del diavolo (1861, 3 voll.); il «romanzo comico» Quattro figlie da maritare (1861); e Le anime salvate (1862).
Nel frattempo, nel 1854, era scoppiata un'epidemia di colera, che aveva colpito anche lo scrittore. Ad ottobre ebbe nuovamente bisogno dell'ospitalità del suocero. A dicembre, nuovo trasloco (Santa Teresa degli Spagnuoli). Del 1857 è la dolorosa perdita di Adolfo, l'ultimo nato, all'età di 3 anni e 7 mesi. Nel 1861 i Mastriani si trasferiscono in via Mandato 78.
La "trilogia socialista"
«- Fermiamoci qui un momento - mi disse Augusto - ecco, per esempio, una curiosa partita d'écarté. Ma, prima di tutto, è d'uopo che io ti faccia conoscere questi signori. Quel giovinotto biondo è il signor conte Teofilo K...
Feci qualche protesta ad Augusto, il quale seguitò...
- Il meccanismo di questo miracolo - egli disse - sta in questo: quel giovinotto forma parte della paranza o della società...
Non faccia meraviglia di ritrovare anche qui la paranza; e questa mi sembra assai più pericolosa di quelle che si stabiliscono nei camorristi di bassa mano...
Questi camorristi co' guanti paglini si ficcano nelle imprese de' teatri, e prendono aggi scandalosi in su le scritture da essi procurate. Questa classe pericolosa non può vivere che nelle febbrili commozioni del giuoco. Non conoscendo il valore del danaro, perché avvezzi a vedersene le tasche ripiene»
(Francesco Mastriani, I Vermi. La Camorra elegante)
Con la venuta di Garibaldi a Napoli nel 1860, si nota nella letteratura e nel giornalismo locali un forte accentuarsi delle istanze sociali, anche in termini rivendicativi.
Mastriani, in una fase della sua vita non meno critica del solito[5], giunge al termine della sua lunga evoluzione con una serie di romanzi-saggio, perlopiù organizzati come «nebulose» di episodi indipendenti tenuemente legati tra loro, che costituiscono un imponente ed esaustivo affresco del popolo basso napoletano.
Escludendo La figlia del croato (dopo il 1866) e Un martire (1868-69, 5 voll.), formano un gruppo a sé - non per nulla chiamato «trilogia socialista», benché non siano pensati come corpus unitario - I vermi. Studi storici su le classi pericolose in Napoli (1863-64, 10 voll.), sulla camorra napoletana; Le ombre. Lavoro e miseria (1868), sullo sfruttamento femminile; e il celeberrimo I misteri di Napoli. Studi storico-sociali (1869-70[6]), l'opera più ambiziosa e complessa del Mastriani, oltreché una delle sue più vive.
Il titolo I misteri di Napoli riecheggia I misteri di Parigi di Eugène Sue, ma è più un omaggio ad una moda letteraria che il segno di una vera e propria filiazione. Bisogna ricordare che il romanzo sociale aveva avuto il proprio atto di nascita a Napoli già nel 1839, qualche anno prima dei primi esempi europei (di Benjamin Disraeli e, appunto, di Eugène Sue), che risalgono ai primi anni quaranta, con Ginevra o l'orfana della Nunziata di Antonio Ranieri; immediatamente sequestrato, il romanzo aveva avuto un'enorme circolazione clandestina. Il Mastriani, anche nell'inserzione dell'enorme materiale digressivo, segue maggiormente questo esempio locale rispetto alla coeva letteratura europea.
Non si tratta di romanzi, ma, come recitano i sottotitoli, di studi: tutto quello che c'è di nota di costume o di cronaca è rigorosamente tratto dal vero, e, come confermerà Matilde Serao nel suo articolo di commemorazione per il Corriere di Napoli (9 gennaio 1891), Mastriani non esitava, quando li conosceva, a chiamare i suoi personaggi con i loro veri nomi e cognomi. Anche per questo lo scrittore, noto e regolarmente riconosciuto mentre correva tra l'ufficio della dogana, il tipografo e le case dei "signorini", era additato argutamente come «l'autore dei romanzi di Francesco Mastriani».
Gli ultimi anni
Con la nascita del meridionalismo il «romanzo-saggio» dalla struttura incerta, capace di profonde indagini ma aperto anche a cadute di gusto e di stile, perde a mano a mano l'interesse del pubblico. Dal 1875 Mastriani (che nel frattempo, dal 1874, ha ottenuto il primo e ultimo impiego fisso della sua vita, come professore di lettere presso il ginnasio "Cirillo" di Aversa) comincia a collaborare con il quotidiano Roma, di Napoli. Si tratta di un periodo fecondissimo di opere quasi tutte sensazionalistiche; inoltre scrive per il teatroNerone in Napoli. Dramma storico in cinque atti e in versi (1876) e Valentina. Dramma in un prologo e quattro atti (1878), e i romanzi storiciLo zingaro (1870, 2 voll.), Giambattista Pergolesi (1874?), Messalina, La Medea di porta Medina (1882) e Il barcaiuolo di Amalfi (1883).
Questi ultimi anni sono funestati da altre due dolorose perdite, quella del figlio Edmondo (13 novembre 1875) e quella della primogenita Sofia (1878). Nel 1880 si trasferisce alla Strada Fonseca 80; nel 1883 al Palazzo Sant'Agostino alla Sanità 97; tra il 1883 e il 1889 passa dalla Salita Scudillo 4 alla via di Capodimonte alla Penninata San Gennaro dei Poveri 29; il 4 novembre 1889 va in un quartino al Moiariello a Capodimonte, a maggio 1890 torna alla casetta in San Gennaro dei Poveri; in agosto va a Largo Amoretti; il 5 ottobre torna di nuovo a San Gennaro dei Poveri.
Qui, esattamente tre mesi e due giorni dopo, (7 gennaio 1891), muore.
Nel suo corsivo dedicato alla morte dello scrittore Matilde Serao attesta che il Mastriani attese alla compilazione degli ultimi romanzi sul letto di morte. Diversi uscirono postumi: La comare di borgo Loreto (1894), Il figlio del forzato (1906), I delitti di Napoli (1907), La sonnambula di Montecorvino (1915), ecc.
Fortuna e critica
«Questo povero vecchio che si è spento oscuramente, carico di anni e di dolori, affranto da un duro e incessante lavoro che gli lesinava il pane, tormentato da un'invincibile miseria, non soccorso dalla fredda speculazione giornalistica che lo ha tanto sfruttato, soccorso dalla segreta pietà di poche anime buone, questo martire della penna era, veramente, fra i più forti e più efficaci nostri romanzieri. L'opera sua, formata da cento e più romanzi, appare grezza, disuguale, talvolta ingenua nella scarsezza delle risorse artistiche; e negli ultimi romanzi suoi è la fretta, lo stento, l'intima straziante pena di chi deve guadagnare, ogni giorno, quelle tre o quattro lire che gli davano: ma da tutta quanta l'opera sua, considerata insieme, emana una così fervida potenza d'invenzione che ha rari riscontri [...].
La qualità simpatica nell'opera di Francesco Mastriani, specialmente nei romanzi scritti con calma, con serenità, nel suo buon tempo, la qualità che più lo fa amare dal pubblico popolare, la qualità che tanti artisti, di lui cento volte migliori, non possiedono, è l'emozione. O voi che mi leggete, rammentate, rammentate nella Cieca di Sorrento, in quella istoria semplice e dolente, la scena in cui il dottor Oliviero Blackmann fa la operazione della cateratta alla infelicissima fanciulla; rammentate il brivido di sgomento e di ansietà, provato da chiunque ha cuore, innanzi al dubbio della riescita e all'agitazione dell'operatore: rammentate il grande grido di salvazione, di ringraziamento, di tenerezza che sgorga dal petto della creatura a cui è stata ridata la vista, e dite se tutti voi, come me, come chiunque ha letto, non ha pianto di quella emozione. E la malinconica figura di Ugo Ferraretti nel Federico Lennois e nel Mio cadavere che languisce e agonizza, circondata da un'aureola di mortale tristezza [...]; e la misera Blandina dei Vermi che emerge da quell'atmosfera di vergogna e di delitto, come una vittima rassegnata [...]; tutte queste figure e tante altre hanno per sé l'attrazione del dolore, hanno per sé la profonda pietà di cui le circonda l'autore, hanno la pietà di chi legge: e non possono essere dimenticate e non può essere dimenticato il libro che le racchiude [...].
Tutti sorrisero, allora, quando Francesco Mastriani, nel solo momento di orgoglio della sua umile esistenza di romanziere, scrisse di aver voluto, prima di Emilio Zola, fare il romanzo popolare, verista, come si diceva: tutti sorrisero alla spacconata del povero don Chisciotte della romanzeria napoletana, ma egli non aveva assolutamente torto. Aveva torto di volersi misurare con Emilio Zola; ma attraverso tutta la rettorica delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare che sarà, poi, il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e con la loro topografia i vicoli sordidi e lugubri dove si annida, in Napoli, l'onta, la corruzione, la morte; piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di vedere molto, di vedere tutto: piccola verità, dirò così, esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è uno spiraglio di luce, attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, e tutta quanta la verità come è, nuda, schietta, tutta piena di strazio ma non senza conforto.»
(Matilde Serao, dal Corriere di Napoli, Napoli, 7 gennaio 1891)
Francesco Mastriani fu il più popolare degli scrittori napoletani, Benedetto Croce ne La vita letteraria a Napoli dal 1860 al 1900, in La letteratura della nuova Italia, Bari 1915, lo definisce «letto un po' da tutti all'infuori della gente letterata».
L'interesse del Mastriani, infatti, era quasi esclusivamente documentario. Jessie White Mario, nel suo Miseria in Napoli (1877) scrive: «chi vuole apprezzare i lavori del Mastriani deve prima veder Napoli, poi leggerli» (p. 157).
Il primo a trattare dell'opera mastrianesca con una certa autorevolezza fu Federigo Verdinois nei suoi Profili letterari napoletani (Napoli, Morano 1882): fu l'unico tentativo di inquadramento critico durante la sua vita. Verdinois ironizza sul primato vantato dal Mastriani ne I vermi, laddove sostiene di aver preceduto Émile Zola nell'invenzione del naturalismo; ma puntualizza che Mastriani non è un cattivo scrittore (La cieca di Sorrento, secondo lui, poteva passare ancora per un buon romanzo); le sue deficienze devono essere piuttosto imputate alla frettolosità con cui cerca di far fronte agli impegni assunti con gli editori. Gli riconosce, in generale, una certa «bontà degli ingranaggi». Complessivamente «egli è oggi il primo, anzi il solo romanziereitaliano, se si può dire che in Italia vi siano romanzieri e romanzi» (p. 200).
Nel gennaio 1891 Matilde Serao ha appena pubblicato il suo romanzo sociale Il paese di cuccagna quando è raggiunta dalla notizia (7 gennaio) della morte del Mastriani. Il 9 gennaio pubblica sul Corriere di Napoli un ricordo affettuoso e commosso del vecchio scrittore, che ella vede come un precursore dell'attuale giornalismo e dell'attuale narrativa di denuncia.
Nel 1894 George Hérelle, traduttore francese di Gabriele D'Annunzio, pubblica sulla "Revue de Paris" un saggio abbastanza articolato sul Mastriani, "Un romancier socialiste à Naples" ("Un romanziere socialista a Napoli").
Nel 1909Benedetto Croce rivolge agli studiosi italiani l'invito ad occuparsi costruttivamente dell'opera del Mastriani. L'invito, come nota Giuliano Innamorati prefacendo un'edizione recente (1972) de I misteri di Napoli, non si può dire sia stato fino ad oggi raccolto, nonostante l'opera del Mastriani rivesta un grande interesse, non solo per il suo valore storico e documentario, ma anche linguistico: la prosa mastrianea, in contrasto con le condizioni di disperata frettolosità in cui erano compilati i suoi molti lavori, è singolarmente corretta, accurata e ricercata, e mescola, con disinvoltura e non senza eleganza, i più ricercati riboboli toscani con voci e movenze tipicamente napoletane; le descrizioni, a conferma della natura innanzitutto letteraria delle sue opere, sono virtuosistiche e sfoggiate, e richiamano certo realismobarocco. Sempre negli anni settantaDomenico Rea introduce un'edizione (Milano, 1973) de La cieca di Sorrento; hanno avuto ristampe recenti anche Le ombre, La Medea di porta Medina e pochi altri titoli.
Attualmente l'opera del Mastriani è dispersa tra molte biblioteche. Manca una bibliografia esaustiva. Le ricerche svolte a Napoli e nell'Italia meridionale hanno dato risultati deludenti. La più ricca raccolta nota di scritti mastrianeschi era posseduta dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ma durante l'alluvione del 1966 la gran parte dei testi è andata distrutta.
Come ricorda Napoli Francesco Mastriani? Con uno spazio di una ventina di metri tra due palazzi, che va da via Bernardo Tanucci a via Sant'Eframo Vecchio, senza numeri civici, quindi una strada di fatto inesistente perché non può essere citata.
Opere
Romanzi
1848, Sotto altro cielo – Napoli, Salvati-1883
1850, Un destino color di rosa o Fortunato Belcore alla ricerca di una disgrazia Napoli, Rondinella -1866
1851, La cieca di Sorrento – Napoli, Omnibus-1853
1851, Il mio cadavere – Napoli, Tramater-1853
1852, Federico Lennois – Napoli, Tramater-1853
1854, La comare di Borgo Loreto - Napoli, Salvati-1883
1854, Acaja o il cuore di una giovanetta - Napoli, Salvati-1883
1855, Il Conte di CastelmorescoArmando - Asmodeo di Volterra Napoli, Salvati-1883
1856, Matteo l’idiota – Napoli, Guerrero-1856
1857, Angiolina o La corifea – Napoli, Lombardi-1856
1859, Una figlia nervosa o il mal di nervi - Napoli, Gargiulo-1865
1859, La poltrona del diavolo – Napoli, Salvati-1883
1859, Quattro figlie da maritare - Napoli, Rondinella -1861
1862, Il materialista ovvero I misteri della scienza - Napoli, Rondinella -1876
1863, I Vermi - Studi storici sulle classi pericolose in Napoli – Napoli, Gargiulo-1867 Napoli, Rondinella-1865
1865, I Lazzari - Romanzo storico - Napoli, Salvati-1883
1865, Le anime gemelle - Romanzo umoristico - Napoli, Rondinella 1865
1866, I figli del lusso o Oro e fango - Storia infernale, seguito dei Vermi – Napoli, Gargiulo-1866
1866, La brutta – Napoli, Gargiulo-1867
1867, La figlia del croato - Romanzo storico - Napoli, Rondinella-1877
1868, Le Ombre, lavoro e miserie o La figlia del forzato – Napoli, Gargiulo-1868
1868, Eufemia ovvero Il segreto di due amanti – Napoli, Salvati-1883
1868, I vampiri - Romanzo umoristico Napoli, Regina-1879
1868, Una martire – Napoli, Gargiulo-1868
1869, Il figlio del diavolo – Napoli, Salvati-1883
1869, I Misteri di Napoli - Studi storico sociali Napoli, Nobile-1870
1870, Due feste al mercato o Luigia SanfeliceMemorie del 1799 – Napoli, Regina-1876
1871, Lo zingaro – Napoli, Gargiulo-1871
1871, Giovanni d’Austria - Romanzo storico Napoli, Perucchetti-1871
1872, L’ossesso - Cronaca del sec.XVII Napoli, Gargiulo-1872
1873, La contessa di Montès Seguito della Cieca di Sorrento – Napoli, Gargiulo-1869
1873, Arlecchino o Il muratore della Sanità o Ridi buffone – Napoli, Gargiulo-1873
1873, Un muscolo cavo o La trovatella - Studi fisiologici su l’odierna società Napoli, Gargiulo-1876
1874, Giambattista Pergolesi - Romanzo storico Napoli, Rondinella-1874
1875, Nerone in Napoli - Romanzo storico Napoli, Giannini-1875
1876, La cataletticao Il dottor Nereo d’Orsani Napoli, Regina-1878
1876, Jelma o La stella di Federico II di Svevia Romanzo storico – Napoli, Regina-1877
1876, Erodiade – Vallo Lucania, Ierolla-1876
1876, Homuncolo o I gesuiti e il Testamento - Cronaca napoletana del sec.XVII Napoli, Regina-1877
1876, La rediviva - Romanzo contemporaneo Napoli, Gargiulo-1877
1877, Cenere o La sepolta viva-Roma, Pierino-1889
1877, Processo Cordier – Napoli, Regina-1878
1877, Messalina - Romanzo storico Napoli, Romano-1923
1878, Fatum o I drammi di Napoli - Romanzo storico Napoli, Regina-1878
1878, La polizia del cuore - Storie napoletane dei tempi nostri – Napoli, Regina-1879
1879, Le caverne delle Fontanelle - Cronaca del principio di questo secolo - Napoli, Lubrano e Palmieri-1879
1879, La maschera di cera Seguito della Polizia del cuore - Storie napoletane dei tempi nostri - Napoli, Regina-1879
1879, Le due sorelle – Napoli, Regina-1879
1879, Le memorie di una monaca Napoli, Gargiulo-1879
1879, Il Duca di Calabria – Napoli, Regina-1879
1879, Emma o le ricchezzeCronaca del principio di questo secolo Seguito della Caverna delle Fontanelle Napoli, Regina-1879
1878, L’automa o L’eredità del delitto Napoli, Regina-1880
1880, La signora della morte – Napoli, regina-1880
1880, La figlia del muratore o Storia di ogni giorno – Firenze, Salani-1926
1880, Le sorti di due fanciulle - Cronache napoletane del secolo scorso – Napoli, Regina-1880
1880, Il bettoliere di Borgo Loreto o Ciccio il pizzaiuolo – Napoli, Salvati-1880
1880, La spia – Napoli, Salvati-1883
1880, Il fantasma – Napoli, Salvati-1881
1881, Il largo delle baracche – Firenze, Salani-1922
1881, La sonnambula di Montecorvino o Peppe il brigante di Sora-Napoli, Monte-1906
1881, La Medea di Portamedina Napoli, Monte-1911
1881, L’ebreo di Porta Nolana-Napoli, Salvati-1883
1882, Il signor Bruno o Il ratto di Laura Napoli, Salvati-1887
1882, Il barcaiuolo d’Amalfi – Napoli, Salvati-1883
1882, Maddalena ovvero La figlia adottiva seguito del Barcaiuolo d’Amalfi Firenze, Salani-1935
1882, L’assassinio in via Portacarrese a Montecalvario – Dalle appendici del Roma-1882
1882, Il dramma della montagna Napoli, Gargiulo-1887
1882, Giovanni Blondini - Memorie di un artista - Napoli, Salvati, 1882
1882, La pazza di Piedigrotta – Napoli, Salvati-1887 Napoli, Salvati-1887
1882, Karì-Tismé - Memorie di una schiava Dalle appendici del Roma-1883
1883, Caterina la pettinatrice in via Carbonara - Romanzo napoletano – Napoli, Marzano
1883, Una chioma di sangue – Napoli, Salvati-1887
1883, Compar Leonardo da Pontescuro Dalle appendici del Roma-1883
1883, La maledetta o Una passione fatale Napoli, Salvati-1908
1883, Carmela – Dalle appendici del Roma-1883-84; Napoli, Guida-Editori, 2017;
1884, Le due gemelle Dalle appendici del Roma-1884
1884, Il suicida – dalle appendici del Roma-1884
1884, La gente per bene o Schizzi di costumi contemporanei – Romanzo non reperito. Forse si tratta di un rifacimento dei Figli del lusso da identificare con quello intitolato Oro e fango. Storia infernale pubblicato in appendice al Roma
1884, Il cocchiere della Carità Dalle appendici del Roma-1884
1884, L’orfana del colera Dalle appendici del Roma-1884-85
1885, Lucia la muzzonara Dalle appendici del Roma-1885
1885, Il campanello dei Luizzi - Cronaca napoletana del 1799 Dalle appendici del Roma-1885
1885, Povero cuore! Dalle appendici del Roma-1885
1885, Pasquale il calzolaio del Borgo S.Antonio Abate – Dalle appendici del Roma-1885-86
1886, Bernardina - Seguito di Pasquale il calzolaio Dalle appendici del Roma-1886
1886, La jena delle Fontanelle Dalle appendici del Roma-1886; Napoli, Guida-Editori, 2016
1886, Cosimo Giordano e la sua banda - Episodi di brigantaggio del 1861 Dalle appendici del Roma-188
1886, Il figlio del mare Dalle appendici del Roma-1886-87
1887, Il parricida ovvero il capraio di Ottocalli Dalle appendici del Roma-1887
1887, La figlia del birro ovvero La polizia napoletana sotto il regno di Francesco I Dalle appendici del Roma-1887
1887, L’occhio del morto Dalle appendici del Roma-1887
1887, Fior d’arancio la cantatrice di Mergellina Dalle appendici del Roma-1887-88
1888, Tobia il gobbetto-Seguito di Fior d’arancio Dalle appendici del Roma-1888
1888, I due furieri - Episodi di vita militare Dalle appendici del Roma-1888
1888, Il talamo di morte – Firenze, Salani-1927
1888, Rosella la spigaiola del Pendino Dalle appendici del Roma-1888
1889, Pioggia d’oro Dalle appendici del Roma-1889
1889, Il brindisi di sangue – Napoli, Salvati-1883
1889, Giosuè il marinaio di Pozzuoli - Dalle appendici del Roma-1889
1889, La malavita - Dalle appendici del Roma-1889-90; Napoli, Guida-Editori, 2016
1890, Forza morale – Dalle appendici del Roma-1890
1890, La figlia del boscaiuolo o I mostri della campagna – Dalle appendici del Roma-1890
1890, Il padrone della vetraia all’Arenaccia o Della Pignasecca Dalle appendici del Roma-1890
1890, Paolo Retti - Storia di un genio Dalle appendici del Roma-1890
1891, I delitti dell’eredità Dalle appendici del Roma-1891
1891, La nonna – Dalle appendici del Roma-1891
2011, Il mio cadavere - Versione riscritta con linguaggio aggiornato da Divier Nelli. Trento, Rusconi Libri, collana Gialli Rusconi. ISBN 978-88-18-02746-4
2016, La malavita - Romanzo inedito proposto da Emilio e Rosario Mastriani. Napoli, Guida-Editori, 340 pp.
2017, La iena delle Fontanelle - Romanzo inedito proposto da Emilio e Rosario Mastriani. Napoli, Guida-Editori, 370 pp.
2017, Carmela - Romanzo inedito proposto da Emilio e Rosario Mastriani. Napoli, Guida-Editori, 353 pp.
2017, Rosella la spigaiola del Pendino - Romanzo inedito proposto da Emilio e Rosario Mastriani. Napoli, Guida-Editori, 260 pp..
Romanzi postumi
1892. Delitto impunito. Preceduto dalle memorie dell'autore, per Filippo Mastriani. Napoli, L. D'Angelilli, 255 pp.[7]
1893. Il brindisi di sangue. Napoli, Salvati.[8], 150, [2] pp.[7]
1906. La figlia del forzato: le ombre. Milano, Soc. Ed. La Milano.[8]
1907. I delitti di Napoli (le ombre). Milano, Soc. Ed. La Milano.[8]
1915. La sonnambula di Montecorvino. Firenze, Salani.[9]
1857; 1866. Una decina di contributi alle due raccolte degli Usi e costumi di Napoli coordinate da Francesco de Bourcard, illustrate da Palizzi e altri.
1882. (con Giacomo Marulli). Giuditta Guastamacchia. Cronaca napolitana del secolo XIX accennata da Francesco Mastriani e raccontata da Giacomo Marulli. Napoli, L. Chiurazzi, 2 voll.[7]
Note
^Filippo Mastriani, Cenni sulla vita e sugli scritti di Francesco Mastriani, Napoli, 1891, p. 5.
^Come scrivere un giallo napoletano. Con elementi di sceneggiatura, Siviero M., Graus, 2003, p. 51
^ibid. Come scrivere un giallo napoletano. Con elementi di sceneggiatura, Siviero M., Graus, 2003, pp. 50-55
^ibid. Come scrivere un giallo napoletano. Con elementi di sceneggiatura, Siviero M., Graus, 2003
^si susseguono frenetici i traslochi di Mastriani: il 4 maggio 1864 in Largo Petroni alla Salute 7, esattamente un anno dopo, il 4 maggio 1865 al Vico Nocelle, nel 1866 in strada di Tarsia, nel Fondo Avellino, nel 1869 alle Case operaie dell'Emiciclo di Capodimonte.
^2 voll.; ma accresciuti nel 1875, 10 voll., e nel 1880
^abcdefghiCLIO. Censimento dei Libri Italiani dell'Ottocento. Editrice Bibliografica, Milano 1991.
^abcdStoria della civiltà letteraria italiana. Dizionario/Cronologia, vol. II, UTET, Torino 1993.
^abcdeG. Biancardi/ C. Francese, Prime edizioni di scrittori italiani. Luni, Milano 2004.
Benedetto Croce, un saggio dedicato ai tempi di F. M. su "La Critica", 1909, poi confluito in "La vita letteraria a Napoli dal 1860 al 1900", in La letteratura della nuova Italia, vol. IV, Bari, Laterza 1915.
G. Algranati, Un romanziere popolare a Napoli, Napoli, Morano 1914.
Corrado Alvaro, L'autore dei romanzi di Francesco Mastriani, in "La Stampa" 04/01/1940.
Domenico Rea, Mastriani romanziere, ne "Il Giornale" 20/06/1949.
L'articolo è parzialmente rifuso con l'introduzione all'ed. Vallecchi, Firenze 1972, de I misteri di Napoli.
A. Palermo, "Dopo il '60", in AAVV, Napoli dopo un secolo, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 1961.
A. Bianchini, Il romanzo d'appendice, Torino, ERI 1969.
Tommaso Scappaticci, Il romanzo d'appendice e la critica. Francesco Mastriani. Cassino, Garigliano 1990. (Recensito da Loredana Palma in "Esperienze letterarie" nº 3, 1992, pp. 122–123).
Quinto Marini, "I Misteri di Napoli", in I misteri d'Italia, ETS, Pisa 1993, "Saggi di letteratura italiana" nº 16, pp. 61–107.
Gisella Padovani, "Lo scrittore e il Negromante: storia, scienza e magia in un romanzo di Francesco Mastriani", in Le forme e la storia, a.s. V 1993, pp. 215–226.
Analizza L'ossesso. Cronaca napolitana del secolo XVII (Gargiulo, Napoli 1872), romanzo storico rivolto ad un pubblico popolare la cui trama si svolge sullo sfondo della Campania devastata dal terremoto del 1631; in particolare concentra l'attenzione sulle fantasie gotiche e negromantiche, e sui motivi mutuati da I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Graziella Pagliano, "L'infante abbandonato e l'infante adottato". in: Maternità trasgressiva e letteratura, cur. Ada Neiger. Napoli, Liguori 1993, cm. 21, pp. 192, br. ("Le mappe. Cultura e società" nº 7).
Analizza romanzi ottocenteschi che narrano di fanciulli abbandonati e trovatelli, tra cui anche l'Angiolina del M..
Graziella Pagliano, "Medea alla fine dell'Ottocento", in: Mito e letteratura. Studi offerti a Aulo Greco. Roma, Bonacci 1993, pp. 87–95.
Analizza anche La Medea di porta Medina del M..
Wanda De Nunzio Schilardi, "L'infanzia abbandonata nel romanzo sociale dell'Ottocento (Ranieri, Mastriani, Serao)", in "OttoNovecento" nº 6, 1994, pp. 63–81.
Quinto Marini, cur.: Eugène Sue / Francesco Mastriani, Sangue e orrore tra i "Misteri" di Parigi e Napoli. Pisa, ETS 1994. Cm. 17, pp. 85, 5 ill., n.t., br. ("Piccola miscellanea").
Ripropone un brano dei "Mystères de Paris" di Sue in una traduzione ottocentesca del 1848 e 3 brani dalla I edizione dei "Misteri di Napoli" (Napoli, Stabilimento Tipografico di G. Nobile, 1869). Introduzione (pp. 9–26) del curatore; nota ai testi pp. 27–28.
Ermanno Detti, "La narrativa per le ragazze", ne "Il Prometeo" nº 60, 1997. Pp. 54–63.
Pierpaolo Fornaro, "Medea italiana", in Atti delle giornate di studio su Medea a cura di Renato Uglione, Torino, CELID 1997, cm. 24, pp. 216, br.; pp. 117–163.
Cristina Benussi, Scrittori di mare, di terra, di città. Milano, Pratiche 1998, cm. 22, pp. 288, br. ("Nuovi saggi").
M. è compreso tra gli "scrittori di città".
Claudio Gallo, "I fabbricatori di storie che trafficavano con le anime dei morti. Paura e orrore tra appendice, scapigliatura e spiritismo: da Francesco Mastriani a Carolina Invernizio", in: PAURE, a c. di Carlo Gallo, Verona, Colpo di fulmine 1998, cm. 22, pp. 175, tav. n.t., br. ("Biblioteca Civica di Verona. Studi e cataloghi" nº 17), pp. 79–119.
Fa una storia della fortuna del romanzo "nero" dagli inizi del Novecento, concentrandosi particolarmente sugli autori stranieri pubblicati da Bemporad, e più ancora sulle edizioni Nerbini e sul fumetto, fino a "Dylan Dog".
Massimo Siviero, Nel solco della tradizione, Jettatura e mesmerismo, in Come scrivere un giallo napoletano - con elementi di sceneggiatura, Napoli, Graus Editore, 2003, pp. 21, 22, 35-38, 39, 40, 42, 51-54.
Documenta che con Il mio cadavere, nel 1852 M. inaugura a Napoli il primo esempio di giallo italiano. Tratta poi l'argomento della iettatura per come era sentita e fu descritta da M. in particolare ne La cieca di Sorrento.
Cristina Anna Addesso, Francesco Mastriani a teatro. Napoli, Fridericiana editrice universitaria, 2009.
Carlo Avilio, Una commedia inedita di Francesco Mastriani: Il marito di tela, in "Critica letteraria", 151, 2, 2011, pp. 334–355.
Documenta l'evoluzione del linguaggio narrativo de La cieca di Sorrento (1851) con una dettagliata analisi condotta seguendo le differenti edizioni del romanzo, che fu ripubblicato a lungo con numerose e significative varianti linguistiche operate dallo stesso Mastriani.
Nadia Ciampaglia, La Cieca di Sorrento e la scrittura narrativa di Francesco Mastriani: primi sondaggi linguistici, in «Linguistica e Letteratura», XXXVII, 1-2, 2012, pp. 183–267.
Analizza lo stilema retorico-linguistico tipico del codice tragico, rintracciabile già ne La cieca di Sorrento (1851), e più evidente nelle trasposizioni teatrali dei romanzi Nerone in Napoli (1875), da cui l'omonima tragedia del 1877, e I vermi (1863), riscritti in versione tragica nel dramma in prosa Valentina (1878),
Nadia Ciampaglia, La metamorfosi del tragico in Francesco Mastriani, in "Esperienze letterarie", vol. 39, n.3, 2014, pp. 63–77.
Il 23 Novembre 2017 ad Aversa la casa editrice 'Cinzia Santulli' ha dedicato un convegno a Francesco Mastriani nel quale è stata celebrata l'opera dedicata all'artista scritta da Emilio Mastriani ed edita proprio dalla Collana 'Cinzia Santulli' dell'Onorevole Paolo Santulli.
Nadia Ciampaglia, Giudici, avvocati, tribunali nel “giallo” alla Mastriani, in Oblio, VI, 22-23. Documenta nei romanzi di Mastriani cosiddetti di "ultima fase" la trasformazione di pagine di cronica e di vicende giudiziarie reali in letteratura di intreccio, e la costituzione di un modello archetipo per il giallo italiano, nel contempo indagando diffusamente la lingua d'uso, la diffusione di tecnicismi giudiziari, la possibilità di far emergere un lessico ormai sommerso e quello della realtà quotidiana.