Foreste di conifere, sclerofille e latifoglie del Mediterraneo orientale

Foreste di conifere, sclerofille e latifoglie del Mediterraneo orientale
Eastern Mediterranean conifer-sclerophyllous-broadleaf forests
Cedri del Libano nella Foresta dei cedri di Dio (Libano)
EcozonaPaleartica (PA)
BiomaForeste, boschi e macchie mediterranei
Codice WWFPA1207
Superficie143 800 km²
ConservazioneIn pericolo critico
StatiTurchia (bandiera) Turchia,Giordania (bandiera) Giordania,Iraq (bandiera) Iraq, Israele (bandiera) Israele,Siria (bandiera) Siria,Libano (bandiera) Libano,
Mappa dell'ecoregione
Scheda WWF

Le foreste di conifere, sclerofille e latifoglie del Mediterraneo orientale sono una ecoregione terrestre della ecozona paleartica appartenente al bioma delle foreste, boschi e macchie mediterranei (codice ecoregione: PA1207[1]) che si sviluppa per circa 144.000 km² lungo le coste del Mar di Levante di Turchia, Siria, Libano e Israele, interessando anche una parte della Giordania occidentale. Un ramo della regione si sviluppa verso est lungo il confine turco-siriano fino all'Iraq, di cui occupa una piccolissima area. Il territorio della regione si sovrappone in parte a quello della cosiddetta Mezzaluna Fertile, una regione storica considerata spesso come la culla della civiltà.

L'ecoregione si trova lungo alcune importanti rotte migratorie aviarie che interessano anche alcune specie minacciate.

Lo stato di conservazione è considerato in pericolo critico.

La regione fa parte della ecoregione globale 123 Formazioni forestali mediterranee, inclusa nella lista Global 200.[2]

Territorio

L'ecoregione si sviluppa in gran parte lungo le coste del mediterraneo orientale. Inizia dal golfo di Adalia, sulla costa sud-orientale dell'Anatolia, e prosegue in direzione est fino al golfo di Alessandretta. Qui si divide in due rami: uno continua verso est lungo il confine turco-siriano fino al confine con l'Iraq, di cui occupa una piccola parte a nord di Mosul, mentre l'altro ramo piega a sud seguendo la costa mediterraneo lungo la Siria, Libano, Israele e nella parte occidentale della Giordania.

La regione può pertanto essere suddivisa in tre aree:

  • La costa dell'Anatolia meridionale: si estende fra la catena dei monti Tauro e il mediterraneo. Il territorio è solcato dai fiumi Aksu, Göksu, Seyhan e Ceyhan.
  • Le pianure dell'Anatolia sud-orientale e della Siria settentrionale: si trova lungo il confine fra Siria e Turchia. È delimitata a nord dalla catena dei Monti Tauro orientali (detti anche anti-Tauro) e a sud dal deserto siriano. Vi si trovano le valli settentrionali dei fiumi Eufrate e Tigri.
  • Le pianure libanesi, israeliane e giordane escludendo i monti levantini (Monte Libano e Anti-Libano): si sviluppa lungo la parte settentrionale della Rift Valley, fra la costa orientale del mar di Levante ed il deserto siriano. Comprende le pianure costiere dal golfo di Alessandratta alla striscia di Gaza. Ne fanno parte anche la valle del Giordano e slcune aree della Giordania occidentale.

Il clima è caratterizzato da inverni caldi e piovosi ed estati secche e molto calde. La precipitazioni diminuiscono da ovest verso est, e vanno da 1.000-1.250 mm nella zona di Antalya, a 600–800 mm a Mersin, Adana e Alessandretta, 400 mm nella parte alta della Mesopotamia, a valori ancora più bassi nel desaerto siriano. Nelle pianure costiere della parte meridionale dell'ecoregione, precipitazioni raggiungpno i 600–850 mm intorno a Beirut e Acri, e diminuiscono a circa 400 mm nel sud di Israele e Palestina.

Flora

La vegetazione di questa ecoregione può essere distinta in tre gruppi principali:

Da notare che, sebbene i Monti Amanus e i Tauri orientali non appartengono a questa ecoregione, la loro presenza è importante perché servono come barriere tra parti occidentali, orientali e meridionali di questa regione e dal momento che influenzano la distribuzione delle piogge, hanno un impatto sulla composizione delle specie e la fisionomia della vegetazione.

Fauna

Un certo numero di grandi specie di mammiferi abitano questa ecoregione. La gazzella subgutturosa (Gazella subgutturosa), che un tempo godeva di una più ampia distribuzione, sono ora confinate principalmente nel sud-est della Turchia. La loro popolazione si è notevolmente ridotta nel corso degli ultimi 50 anni, e la popolazione selvatica si ritiene essere inferiore ai 500 esemplari. Il caracal (Caracal caracal) abita l'arido deserto collinare e i terreni di montagna a cui si è adattato, mentre il cinghiale (Sus scrofa) si trova sulle colline boscose e nelle foreste. La iena striata (Hyaena hyaena) è distribuita dalla Turchia all'Iraq, tuttavia, la popolazione in Turchia è frammentata e si ritiene sia limitata a meno di 250 individui. Il lupo (Canis lupus) è stato praticamente sterminato da molte parti della ecoregione, anche se ci sono rari casi di presenza in alcune aree vicino alle montagne. Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è il predatore più diffuso nella ecoregione, ed è distribuito in tutto il territorio. La sua presenza potrebbe essere ampliata in aree che una volta erano occupate dai lupi.

Alcuni piccoli carnivori come il tasso (Meles meles), la faina (Martes foina), e la volpe rossa (Vulpes vulpes) possono essere trovati in habitat favorevoli. La mangusta egiziana (Herpestes ichneumon), che predilige le zone con acqua e copertura vegetale intensa, può essere trovato in macchie che confinano con le pianure coltivate.

Due specie importanti di questa ecoregione sono la tartaruga comune (Caretta caretta) e la foca monaca del Mediterraneo (Monachus monachus). Queste specie in pericolo di estinzione sono specie di punta per le attività di conservazione in Turchia. Le coste mediterranee del paese forniscono alcuni dei loro più importanti siti di nidificazione. La tartaruga dal guscio molle dell'Eufrate (Rafetus euphraticus) è un'altra specie in via di estinzione caratteristica di questa zona.

L'eroregione supporta diverse specie di uccelli minacciati a livello globale. Nella zona del delta del Göksu si trovano: il marangone minore (Phalacrocorax pygmeus), il pellicano dalmata (Pelecanus crispus), l'anatra marmorizzata (Marmaronetta angustirostris), (classificata come vulnerabile nella Lista Rossa IUCN), la moretta tabaccata (Aythya nyroca), l'aquila macchiata (Aquila clanga), e l'aquila imperiale (Aquila heliaca) (entrambe le specie di aquile sono classificate come vulnerabili nella Lista rossa IUCN). Nelle lagune di Akyatan e di Yumurtalik si trovano altre specie importanti quali: il francolino nero (Francolinus francolinus), il pollo sultano (Porphyrio porphyrio), l'occhione (Burhinus oedicnemus), il fratino (Charadrius alexandrinus), la pavoncella spinosa (Hoplopterus spinosus) e il fraticello (sterna albifrons).

Popolazione

Le aree costiere del Mediterraneo, e del Medio Oriente in particolare, sono state densamente abitate fin dai tempi antichi. Lo stesso dicasoi per la parte mesopotamica della regione, abitata fino dal primo Olocene.

Conservazione

Pini calabri (Pinus brutia) nei pressi di Kessab, Siria

Come in tutte le zone costiere del Mediterraneo, ed in particolare nel Medio Oriente, una densa popolazione umana presente fino dai tempi più antichi, gli insediamenti fitti lungo la costa, e le attività agricole nelle zone più interne, hanno fotrtemente compromesso gli habitat naturali. Sebbene nella maggior parte dei casi gli ecosistemi hanno la capacità di recuperare da soli, le continue pressioni umani in questi territori ostacolano i normali processi di rigenerazione. Nella parte orientale della ecoregione l'agricoltura è così estesa che, tranne che nelle zone collinari, tutta la vegetazione naturale è stato convertito in campi. Nelle zone collinari è invece lo sviluppo eccessuiovo dei pascoli che costituisce il pericolo maggiore.

Nella regione si trovano diverse aree protette e parchi nazionali.

Note

  1. ^ (EN) Eastern Mediterranean conifer-sclerophyllous-broadleaf forests, in Terrestrial Ecoregions, World Wildlife Fund. URL consultato il 23 gennaio 2017.
  2. ^ Mediterranean Forests, Woodlands and Scrub - A Global Ecoregion, su wwf.panda.org, WWF. URL consultato il 10 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2017).

Voci correlate

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