Foreste della GuineaLe foreste della Guinea sono una regione biogeografica appartenente all'ecozona afrotropicale riconosciuta da Conservation International come punto caldo di biodiversità. DescrizioneQuesta regione è costituita da un insieme di diversi biomi, tra cui foreste tropicali sempreverdi, foreste tropicali decidue, foreste tropicali di montagna, foreste allagate (nel delta del Niger), foreste galleria e savane alberate. È una regione complessivamente poco montuosa, fatta eccezione per alcuni massicci montuosi nella Guinea e soprattutto nel Camerun: la linea del Camerun forma una catena montuosa alla quale appartiene, tra gli altri, il monte Camerun (4 095 m - la vetta più alta dell'Africa occidentale). Le precipitazioni sono generalmente piuttosto abbondanti in tutta la regione, ma non sono del tutto sconosciute forti variazioni stagionali: l'area centrale può essere colpita anche da siccità ben marcate, mentre la Nigeria orientale, il Camerun occidentale e le isole del golfo di Guinea, così come la Liberia e la Sierra Leone, sono particolarmente irrorati durante tutto l'anno[1]. Distribuzione geograficaQuesta regione di 93 047 km² comprende tutte le regioni forestali dell'Africa occidentale politica, dalla Sierra Leone e dalla Guinea ad ovest fino al fiume Sangha, nel Camerun occidentale, ad est. Rientrano entro i suoi confini parti di Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Camerun, São Tomé e Príncipe, nonché le isole di Bioko e Annobón appartenenti alla Guinea Equatoriale. Il corridoio del Dahomey, una regione di savane e di foreste secche del Togo e del Benin, suddivide questa regione in due zone distinte, le foreste dell'Alta Guinea e quelle della Bassa Guinea[2]. EcoregioniLa foresta dell'Alta GuineaLa foresta dell'Alta Guinea si estende ad ovest dalla Sierra Leone e dalla Guinea, passando per la Liberia, la Costa d'Avorio, il Ghana e il Togo. Raggruppa tre ecoregioni del WWF:
La foresta della Bassa GuineaLa foresta della Bassa Guinea si estende ad est del Benin fino alla Nigeria e al Camerun. Raggruppa le seguenti ecoregioni:
BiodiversitàQuesta zona è considerata da Conservation International un punto caldo di biodiversità. In effetti, questa zona è estremamente ricca di specie vegetali e animali, ma è anche molto minacciata. Si stima che vivano qui 9 000 specie di piante vascolari, di cui 1 800 specie endemiche (il 20%). Il monte Nimba, il parco nazionale di Taï in Costa d'Avorio, il parco nazionale di Cross River in Nigeria e il monte Camerun (che ospita non meno di 2 500 specie vegetali) presentano un tasso di endemismo particolarmente elevato. A causa del loro isolamento geografico, le isole del golfo di Guinea ospitano 185 specie endemiche. Per quanto riguarda São Tomé e Príncipe, entrambe le isole possiedono ciascuna un genere vegetale endemico. Tra le piante tipiche dell'hotspot figurano diverse specie oggi estremamente importanti dal punto di vista economico, come la palma da olio africana (Elaeis guineensis), oggi coltivata in tutte le regioni tropicali del mondo, e numerose specie di alberi dal legno pregiato, tra cui l'ebano africano (Diospyros gracilis), due specie di acagiù (generi Entandophragma e Khaya) e l'iroko (Milicia excelsa)[3]. Elevatissima è anche la diversità animale:
Minacce e conservazioneQuesto hotspot è tanto ricco di specie quanto in pericolo. La foresta guineana dell'Africa occidentale è in effetti una delle zone più frammentate e minacciate del pianeta: in diminuzione già da più di mille anni, ha visto aumentare indiscriminatamente la velocità con la quale viene distrutta a partire dall'epoca coloniale, con l'introduzione delle colture industriali di hevea e di palma da olio, e la deforestazione non sembra fermarsi. Inoltre, l'agricoltura taglia e brucia è la norma in questa zona: essa permette di ricavare rapidamente terreni coltivabili, ma apre anche la strada alla desertificazione. La densità di popolazione è una delle più alte di tutta l'Africa[6]: la Nigeria, ad esempio, è il paese più popoloso del continente (203 452 505 abitanti) ed è uno dei più densamente popolati: 220 ab/km². Come in molte regioni in via di sviluppo, la crescita demografica è estrema: tutte le stime indicano che entro il 2025 la popolazione della regione raddoppierà rispetto a quella che viveva qui nel 2000. Il sottosuolo è molto ricco: l'estrazione di oro, ferro, bauxite, diamanti e altre pietre preziose provoca un alto livello di degrado ambientale, soprattutto a causa dell'utilizzo del mercurio nella ricerca dell'oro, che si riversa poi nelle acque dei fiumi. Il bushmeat è una delle più importanti fonti di proteine nelle zone rurali dell'Africa occidentale (e, su scala più ampia, in tutta l'Africa). A causa di questo, il bracconaggio ai danni di specie in via d'estinzione (antilopi, primati, ecc.) è una minaccia costante. Per finire, la povertà e il clima di tensione o di guerra (Sierra Leone, Liberia e Costa d'Avorio) spingono la popolazione a sfruttare le zone boschive per sopravvivere (soprattutto per ricavare cibo)[7]. Dagli anni '60, tutti i paesi dell'area interessata hanno compiuto sforzi notevoli per creare territori più o meno protetti. Il parco nazionale di Taï in Costa d'Avorio e il parco nazionale di Sapo in Liberia sono le due aree protette più grandi di questo hotspot. Il parco nazionale di Cross River in Nigeria (4 227 km²) è il parco più grande della metà orientale dell'area. Il parco nazionale di Korup (1 260 km²) in Camerun protegge tra l'altro una delle foreste pluviali più antiche dell'Africa. Tuttavia, il livello di controllo e protezione di tali aree è aleatorio. In effetti, molte persone vivono nelle loro vicinanze, creando pressioni sull'ambiente, sapendo che il bracconaggio o il taglio illegale del legname sono attività ancora praticate anche nelle zone protette. Una delle maggiori sfide che deve affrontare questa parte del mondo è quella di combinare le esigenze alimentari e sanitarie di una popolazione in rapida crescita alla protezione di un ambiente fortemente depauperato, magari consentendo alle persone che vivono a contatto con i parchi nazionali di accedere a lavori remunerativi e nel rispetto della protezione della natura, ad esempio ecoturismo, agroforestazione e artigianato[8]. Note
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