Folco di Calavra

«D'Amor distretto vivo doloroso;
com'om che sta lontano
e vedesi alungare
da cosa c'ama, vedesi noioso,
languisce stando sano,
perché non pote usare
la cosa che li piace,
per zo vado morendo;
dunqua non mi dispiace
tal morte soferendo,
ma vivere mi pare.»

Folco di Calavra (XIII secolo) è stato un poeta italiano della scuola siciliana di Federico II.

Biografia

Grazie alle ricerche fatte da Francesco Torraca e da Francesco Scandone nel 1904 si possono ricavare molte informazioni biografiche su questo poeta. Come riporta Aniello Fratta[1] Folco di Calavra fu nipote di Pietro Ruffo di Calabria, conte di Catanzaro, e cugino (o fratello) di Giordano Ruffo, fu autore del Liber mariscalciae, e inoltre giustiziere di Sicilia e poi Viceré. Nel 1250 firmò il testamento di Federico II, mentre l'anno successivo sottoscrisse due privilegi concessi da Corrado a Giustinopoli (Capodistria) e Parenzo. Come lo zio, fu nemico implacabile di Manfredi, e si distinse nell'opera di repressione delle città siciliane (fra cui Caltagirone, Mistretta, Piazza, Aidone e Castrogiovanni) insorte dopo l'atto di disubbidienza di Pietro Ruffo al principe svevo. Pietro fuggì a Napoli, dove era il papa; Folco solo resistette nei castelli di Santa Cristina e di Bovalino finché Federico Lancia, mutato l'assedio in blocco, non lo costrinse ad arrendersi. Correva l'anno 1256"

Opere

Si conserva una canzone di quest'autore intitolata D'Amor distretto vivo doloroso

Note

  1. ^ Aniello Fratta, I poeti della scuola siciliana, vol.II, Poeti della corte di Federico II, I Meridiani, Arnoldo Mondadori, Milano, 2008

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