Euclide Turba
Euclide Turba (Palermo, 15 giugno 1869 – monte Castelgomberto (Foza), 23 novembre 1917) è stato un generale italiano, decorato della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale. BiografiaNacque a Palermo il 15 giugno 1869,[2] figlio di Giuseppe[N 1] e Girolama Surdi. Compì gli studi della licenza media presso il Collegio Vittorio Emanuele, e poi nell’ottobre 1896 si arruolò nel Regio Esercito entrando nella Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena. Promosso sottotenente nel 1898, fu assegnato al 91º Reggimento fanteria,[2] e poi promosso tenente. Nel 1901 iniziò a frequentare i corsi presso la Scuola di guerra dell'esercito, venendo successivamente assegnato al Comando di Corpo di Stato maggiore.[2] Promosso capitano l’anno successivo, entrò in servizio presso il 48º Reggimento fanteria della Brigata "Ferrara".[2] Divenuto Aiutante di campo presso il comando di brigata, dal 1909 fu insegnante di Arte militare all'Accademia della Guardia di Finanza di Caserta. Promosso maggiore nell’agosto 1914, poco dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, entrò in servizio nell’81º Reggimento fanteria, con cui prese parte alle operazioni di soccorso alle popolazioni della Marsica colpite dal terremoto.[2] Decorato con la Medaglia d’argento di benemerenza, entrò poi in servizio presso il I Battaglione del 130º Reggimento fanteria della Brigata "Perugia",[N 2] e dopo l’entrata in guerra dell’Italia giunse in zona d’operazioni il giorno 28 giugno.[2] Si distinse subito nei combattimenti sul Monte Calvario, venendo promosso tenente colonnello nell’ottobre successivo.[2] Assunto il comando del reggimento, combatte nel settore del Monte San Michele, poi sull’altopiano di Asiago, dove per il coraggio dimostrato tra il 12 e il 13 giugno 1916 sul Monte Zebio fu decorato con la Medaglia di bronzo al valor militare. Divenuto colonnello, con il suo reggimento fu trasferito alle dipendenze della 3ª Armata, impegnato nel settore di Opacchiasella. Promosso colonnello brigadiere,[2] nell’ottobre 1917 assunse il comando della Brigata "Perugia", impegnata nel settore di Selo. Il 31 ottobre, durante la ritirata seguita alla disfatta di Caporetto, rimase ferito durante un combattimento a San Michele al Tagliamento venendo decorato con una seconda Medaglia di bronzo al valor militare. Trasferito con il suo reparto sull’altopiano di Asiago, si distinse nei giorni 21 e 22 novembre quando, penetrato il nemico nelle trincee difese dal maggiore Luzzatti, alle pendici del Monte Fior, guidò personalmente i contrattacchi.[2] Morì sul Monte Castelgomberto (Meletta di Foza), precisamente sulla "Selletta Stringa", mentre si trovava in prima linea tra i suoi fanti della Brigata "Perugia", il 23 novembre[N 3] durante la seconda battaglia delle Melette. Il 20 gennaio 1918 S.M. re Vittorio Emanuele III gli concesse, "motu proprio", la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3] La salma del brigadiere generale riposa nel Sacrario militare di Asiago, dove le sue spoglie furono successivamente trasportate dopo la prima sepoltura nel comune di Foza.[4] Un monumento in suo onore si trova nei pressi di Malga Lora (Foza); scolpito nella roccia è inciso un epitaffio composto dal poeta futurista Carlo Delcroix. Un altro monumento, dedicato al colonnello Turba, è collocato presso il parco Brigata "Regina", nel centro di Asiago. Una scritta ricorda: «Generale medaglia d'oro Euclide Turba gloriosamente caduto nella strenua difesa di questo altipiano - Monte Castelgomberto - 23 novembre 1917» Nel 1933 l'ex battello doganale austro-ungarico Zara, allora assegnato al servizio navale della Regia Guardia di finanza, fu ribattezzato Turba in suo onore. Al suo nome è intitolata, inoltre, la caserma di Corso Calatafimi 200 a Palermo. Onorificenze«Incaricato della difesa di una importante località montana, seppe, con fede di apostolo e volontà ineluttabile, infondere nelle scarse ed esauste truppe ai suoi ordini tanta virtù di resistenza da costringere il nemico stesso all’ammirazione. Primo fra i primi nei contrattacchi, calmo, sorridente, spirante forza in ogni gesto ed in ogni parola, riuscì con pochi a ricacciare, contrattaccando cinque volte, il soverchiante nemico. Ferito a morte, la sua ultima parola ed il suo ultimo gesto furono per additare ai suoi il dovere ed il nemico. Monte Castelgomberto, 23 novembre 1917.[3]»
— 20 gennaio 1918 «Nell’attacco di forti posizioni nemiche, seppe con sprezzo del pericolo, mantenere saldo il reggimento da lui comandato nel terreno d’avanzata, nonostante che la sua truppa fosse investita da un violento fuoco d’artiglieria e mitragliatrici nemiche. Aveva già tenuto lodevolmente il comando del reggimento nel novembre 1915, sul San Michele. Casara Zebio, 12-13 luglio 1916.»
«Ferito non gravemente alla testa ed al petto per lo scoppio di una bomba d’aeroplano mentre stava ricevendo ordini presso il comando della divisione, prima ancora di pensare alla sua persona e fasciarsi, si portava tra i feriti per rincorarli e infondere, con l’esempio di serenità, di abnegazione, la calma necessaria per lavorare, sotto a muri che minacciavano di crollare, all’estrazione di altri feriti. San Michele al Tagliamento, 31 ottobre 1917.»
— Regio Decreto 6 novembre 1917[5]
— Regio Decreto 28 dicembre 1913[6]
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Periodici
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