Edoardo Fabbri
Conte Edoardo Fabbri (Cesena, 13 ottobre 1778 – Cesena, 1853) è stato un drammaturgo e politico italiano. BiografiaEdoardo Fabbri nacque da Mario Antonio, possidente, e da Caterina Riganti e all'età di otto anni fu trasferito per motivi di studio a Roma per frequentare il Collegio Romano, da dove nel 1791 passò al collegio dei nobili di Urbino, retto dagli scolopi, per completarvi gli studi di retorica, filosofia e scienze.[1] Di spirito illuministico, fu uomo politico,[2]e nel 1797 con l'invasione francese di Cesena, Fabbrì evidenziò tendenze anticattoliche e l'anno seguente, recatosi a Milano, si avvicinò al teatro, intuendo la grande potenzialità di divulgazione e di propaganda culturale e politica del palcoscenico.[1][2] In quasi cinquant'anni di attività creativa, Fabbri produsse tredici opere, alcune delle quali furono pubblicate dopo qualche anno dal 1820 al 1822 (Ifigenia in Aulide, Forlì 1820; Safonisba, Forlì 1821; Marianne, Rimini 1822); altre, per evitare la censura, furono pubblicate a Montepulciano nel 1844-1845 (tra queste l'Ifigenia in Tauride, i Trenta tiranni d'Atene, e quella che è considerata la sua opera più riuscita, I Cesenati del 1377); altre infine furono scoperte solamente nel 1962 quando a Napoli apparve una raccolta di Tragedie inedite curata A. M. Frezza (La bella penitente, del 1822-1824; La morte di Arrigo IV, del 1827; La novizia di Santa Chiara, del 1845).[1] Da ricordare una sua Francesca da Rimini che precede (1801) quella di Silvio Pellico.[2] Gli argomenti principali delle sue opere furono quelli alfieriani della lotta contro la tirannide, e della lotta contro il Papato, scritti con uno stile prevalentemente neoclassico, con qualche anticipazione del romanticismo.[1] Dopo la morte dello zio cardinale arcivescovo di Ancona, iniziarono i problemi per Fabbri, accusato di essere uno dei capi della cospirazione romagnola del 1820 con l'intento di liberare le Romagne,[2] venne condannato dapprima all'ergastolo e poi nel 1825 a dieci anni di carcere.[1] Uscito dal carcere si entusiasmò per la figura di papa Pio IX e le sue intenzioni riformatrici.[1] ( Il ritratto di Eduardo Fabbri qui proposto, non è di un pittore italiano del 19.mo secolo, ma di un pittore italiano vivente, esattamente Antonio Dal Muto, abitante in Cesena. Il ritratto, la cui firma è in basso a destra, fa parte della "Galleria degli Uomini illustri che hanno avuto a che fare con l'Amministrazione Cesenate dall'epoca Risorgimentale, all'Ultimo sindaco (all'epoca della realizzazione) Giordano Conti. Attualmente la galleria di ritratti è di proprietà del Comune di Cesena). Teatro
NoteBibliografia
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