Domenico MazzoniDomenico Mazzoni (Comeana, 2 agosto 1783 – Pistoia, 17 luglio 1853) è stato un filosofo e presbitero italiano[1]. È annoverato tra i primi ad aver introdotto la filosofia idealistica tedesca in Italia.[2] BiografiaNacque a Comeana, in provincia di Prato, da Giovan Tommaso Mazzoni e Maria Paci. Di indole vivace, all'età di 15 anni fu mandato a studiare nel Collegio degli Scolopi a Firenze.[1] Dopo essere stato ordinato sacerdote, a partire dal 1804 Mazzoni insegnò filosofia per circa trent'anni nel collegio Forteguerri di Pistoia, di cui fu anche rettore, seguendo l'indirizzo spiritualista della Scuola Scozzese,[3] contribuendo in tal modo a liberare la cultura toscana dal suo provinciale sensismo,[4] grazie anche all'attività svolta nell'«Accademia Pistoiese di Scienze, Lettere ed Arti», e alla sua versatilità nelle letterature straniere.[5] Attraverso la lettura dei libri di Victor Cousin, venne a conoscenza della filosofia hegeliana, che egli approfondì recandosi in Germania alla fine del 1835. A Berlino studiò intensamente le dottrine dell'idealismo tedesco, soprattutto di Schelling ed Hegel, prendendo parte ai loro sviluppi.[6] Al suo ritorno in Toscana dopo due anni, iniziò a tenere lezioni sulla dottrina di Hegel, che egli ricopiò e da cui trasse spunti in vista di una storia della filosofia a quella propedeutica, anche se la sua traduzione della Logica hegeliana non vide mai la pubblicazione. Alla sua morte chiese nel testamento di far bruciare i suoi scritti, i quali vennero tuttavia conservati, e sono tuttora custoditi nella Biblioteca Forteguerriana.[7] La critica idealistica posteriore rinverrà nella sua «coscienza addormentata di prete» una sostanziale estraneità allo spirito autentico dell'hegelismo,[8] rammaricandosi del fatto che «certi concetti di capitale importanza nello hegelismo possano essere accolti in maniera talmente scolastica, formale ed estrinseca da perdere tutta la fecondità e la forza che hanno nel pensiero da cui derivano».[9] Mazzoni è ritenuto comunque un importante precursore degli idealisti italiani Bertrando Spaventa e Augusto Vera,[10] per avere trattato «in forma popolare del problema centrale della filosofia, mostrando come, per via di un graduale sviluppo, le determinazioni separate dall'analisi debbano essere unificate dalla ragione; sicché dalla certezza immediata del sapere ordinario lo spirito sia condotto alla verità del sapere filosofico».[10] Opere
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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