Diritti economici, sociali e culturaliI diritti economici, sociali e culturali sono i diritti umani in campo sociale ed economico, quali il diritto all'istruzione, il diritto all'abitazione, il diritto a un tenore di vita adeguato, il diritto alla salute e il diritto alla scienza e alla cultura. I diritti economici, sociali e culturali sono riconosciuti e tutelati nell'ambito di atti giuridici internazionali e regionali per i diritti umani. Gli stati che aderiscono a tali strumenti hanno un obbligo giuridico da rispettare, tutelare e soddisfare i diritti economici, sociali e culturali e ci si aspetta che adottino "azioni progressive" per il loro adempimento. La Dichiarazione universale dei diritti umani riconosce numerosi diritti economici, sociali e culturali e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, ICESCR) è la fonte giuridica internazionale primaria dei diritti economici, sociali e culturali. La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna riconoscono e tutelano molti dei diritti economici, sociali e culturali riconosciuti dall'ICESCR in relazione ai bambini e alle donne. La Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale proibisce la discriminazione sulla base dell'origine razziale o etnica in relazione a numerosi diritti economici, sociali e culturali. Anche la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità proibisce ogni discriminazione sulla base della disabilità, incluso il rifiuto dell'accomodamento ragionevole[1] relativo al pieno godimento dei diritti economici, sociali e culturali. Atti internazionali e regionali per i diritti umaniI diritti economici, sociali e culturali sono riconosciuti e tutelati in numerosi atti giuridici internazionali e regionali per i diritti umani.[2] Atti internazionali per i diritti umaniLa Dichiarazione universale dei diritti umani (DUDU), adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948, è una delle più importanti fonti dei diritti economici, sociali e culturali. Essa riconosce il diritto alla sicurezza sociale all'Articolo 22, il diritto al lavoro all'Articolo 23, il diritto al riposo e allo svago all'Articolo 24, il diritto a un tenore di vita adeguato all'Articolo 25, il diritto all'istruzione all'Articolo 26 e il diritto ai benefici della scienza e della cultura all'Articolo 27.[2] Il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, ICESCR) è la fonte giuridica internazionale primaria dei diritti economici, sociali e culturali. Il Patto riconosce tutela il diritto al lavoro e a condizioni lavorative giuste e favorevoli negli Articoli 6 e 7, il diritto di iscriversi ai sindacati e di intraprendere azioni collettive per il lavoro nell'Articolo 8, il diritto alla sicurezza sociale nell'Articolo 9, il diritto alla tutela della famiglia, compresa la tutela per le madri e i bambini, nell'Articolo 10, il diritto a un tenore di vita adeguato, compreso il diritto all'alimentazione e il diritto all'abitazione, nell'Articolo 11, il diritto alla salute nell'Articolo 12, il diritto all'istruzione nell'Articolo 13, come pure il diritto di partecipare alla vita culturale e il diritto ai benefici della scienza e della cultura nell'Articolo 15. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici, adottato nello stesso periodo dell'ICESCR, riconosce e tutela una serie di fondamentali diritti economici, sociali e culturali, compreso il diritto di iscriversi ai sindacati nell'Articolo 22, e il diritto delle minoranze etniche, religiose o linguistiche di impegnarsi nella loro cultura, di praticare la loro religione e di usare la loro lingua nell'Articolo 27.[2] Numerosi altri importanti atti internazionali per i diritti umani contengono previsioni relativi ai diritti economici, sociali e culturali. La Convenzione sui diritti dell'infanzia riconosce e tutela molti dei diritti economici, sociali e culturali riconosciuti nell'ICESCR in relazione ai bambini. Compreso il diritto alla salute nell'Articolo 24, il diritto alla sicurezza sociale nell'Articolo 25, il diritto a un tenore di vita adeguato nell'Articolo 27, il diritto all'istruzione nell'Articolo 28, e il diritto alla tutela dallo sfruttamento economico (vedi lavoro) nell'Articolo 32.[2] La Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale proibisce la discriminazione sulla base dell'origine razziale o etnica in relazione a una serie di diritti economici, sociali e culturali. La Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna afferma una gamma di diritti economici, sociali e culturali a favore delle donne. Le Convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) tutelano una serie di diritti economici, sociali e culturali legati al lavoro.[3] Atti regionali per i diritti umaniLa Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli tutela il diritto al lavoro nell'Articolo 15, il diritto alla salute nell'Articolo 16 e il diritto all'istruzione nell'Articolo 17. La Carta sociale europea tutela un'ampia gamma di diritti economici, sociali e culturali, compreso il diritto al lavoro, a condizioni lavorative favorevoli, il diritto a iscriversi ai sindacati e di intraprendere azioni collettive per il lavoro negli Articoli da 12 a 14, la tutela di gruppi particolarmente vulnerabili sono sanciti negli Articoli da 15 a 17 e 19 e il diritto all'abitazione nell'Articolo 31. Il Protocollo di San Salvador tutela una serie di diritti economici, sociali e culturali all'interno del sistema interamericano dei diritti umani.[3] Fonti giuridiche secondarieEsiste una serie di fonti giuridiche secondarie per i diritti economici, sociali e culturali che forniscono una guida sulla loro definizione normativa. Un'importante fonte giuridica secondaria è il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite che sta vigilando sull'implementazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, ICESCR). Il Comitato è stato essenziale per sviluppare la definizione normativa dei principali diritti economici, sociali e culturali, interpretare il ruolo delle parti statali nell'ICESCR, e monitorare la tutela e la violazione dei diritti dell'ICESCR. Il Comitato emette dichiarazioni guida sotto forma di commenti generali, e anche altri organi dei trattati sui diritti possono emettere commenti relativi ai diritti economici, sociali e culturali.[4] Altre importanti fonti giuridiche secondarie sui diritti economici, sociali e culturali sono i Principi di Limburg sull'attuazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali and culturali del 1987 e le Linee guida di Maastricht sulle violazioni dei diritti economici, sociale e culturali del 1997. I Principi di Limburg sono stati usati estesamente nei sistemi giuridici nazionali come strumento interpretativo per stabilire le violazioni dei diritti economici, sociali e culturali. Le Linee Guida di Maastricht si basano sui Principi di Limburg e identificano le implicazioni giuridiche di atti e omissioni che sono violazioni di diritti economici, sociali e culturali.[5] Vari Relatori speciali delle Nazioni Unite hanno influenzato lo sviluppo normativo dei diritti economici, sociali e culturali. Nominati dalla Commissione per i diritti umani e dalle rispettive sottocommissioni, i relatori principali includono il Relatore speciale sull'attuazione dei diritti economici, sociali e culturali, il Relatore speciale sul diritto a un'abitazione adeguata, il Relatore speciale sul diritto all'istruzione e il Relatore speciale sulla violenza contro le donne.[6] Costituzioni nazionaliMolte costituzioni nazionali riconoscono i diritti economici, sociali e culturali. Ad esempio, la Costituzione del Sudafrica del 1996 include i diritti economici, sociali e culturali e la Corte costituzionale del Sudafrica ha discusso ricorsi sulla base di questi obblighi (vedi i casi Grootboom e Treatment Action Campaign). La Costituzione dell'India, che non riconosce esplicitamente i diritti economici, sociali e culturali, ha nondimeno affermato che tali diritti esistono, sebbene non espressamente citati, in quanto desumibili dal diritto alla vita.[senza fonte] Responsabilità degli statii diritti economici, sociali e culturali consacrati in atti internazionali e regionali per i diritti umani sono giuridicamente vincolanti. Gli stati membri hanno l'obbligo giuridico di rispettare, tutelare e soddisfare quei diritti. L'esatta natura delle obbligazioni degli stati sotto questo aspetto è stata stabilita principalmente in relazione al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, ICESCR)[6] e l'ulteriore Protocollo addizionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali è stato stabilito in accordo con la Dichiarazione e Programma di azione di Vienna.[7] Gli stati aderenti all'ICESCR sono tenuti ad adottare "azioni progressive" miranti al soddisfacimento dei diritti ICESR. Mentre il soddisfacimento immediato può non essere possibile a causa della situazione economica, il rinvio dell'azione proattiva non è permesso. Gli Stati aderenti devono mostrare sforzi genuini per assicurare i diritti economici, sociali e culturali consacrati nell'ICESCR. L'onere della prova delle azioni progressive si considera a carico dello stato aderenti. Si ritiene che il divieto di discriminazione in relazione ai diritti economici, sociali e culturali abbia effetto immediato. Gli stati aderenti devono abolire le leggi, le politiche e le pratiche che condizionano l'uguale godimento dei diritti economici, sociali e culturali e adottare azioni per prevenire la discriminazione nella vita pubblica. Tutti gli stati aderenti, indipendentemente dalla situazione economica del paese o dalla scarsità di risorse, sono tenuti ad assicurare il rispetto dei diritti minimi di sussistenza per tutti. Gli stati aderenti devono inoltre assicurare che si acceda alle risorse disponibili e che esse siano usate in modo equo. Perciò le decisioni dei governi su come allocare le risorse dovrebbero essere soggette a un esame minuzioso. Le misure legislative da sole non sono sufficienti ad assicurare il rispetto dell'ICESCR e ci si aspetta che gli stati aderenti prevedano rimedi giudiziari oltre ad adottare misure amministrative, finanziarie, educative e sociali.[8] Cornice per il monitoraggio, l'applicazione e l'attuazioneLe organizzazioni intergovernative e non governative (ONG) hanno spesso dedicato minore attenzione ai diritti economici, sociali e culturali rispetto a quelli umani. Mentre si dice che tutti i diritti umani sono "uguali, indivisibili, interrelati e interdipendenti", la cornice per il monitoraggio, l'applicazione e l'attuazione dei diritti economici, sociali e culturali è meno avanzata di quella per i diritti civili e politici. I meccanismi internazionali di applicazione sono più forti per i diritti civili e politici, e la loro violazione è considerata più seria di quella dei diritti economici, sociali e culturali. Ci sono poche ONG che si concentrano sui diritti economici, sociali e culturali e ci sono pochi avvocati che hanno la conoscenza o l'esperienza per difendere gli stessi diritti a livello nazionale o internazionale. I diritti economici, sociali e culturali hanno minori probabilità dei diritti civili e politici di essere tutelati nelle costituzioni nazionali.[9] SostegnoGruppi organizzati in rete come ESCR-Net stanno lavorando per creare risorse in linea e per diffondere informazioni su casi effettivi, iniziative e gruppi di lavoro che promuovono gli ideali e celebrano le vittorie delle iniziative sui diritti umani e il Protocollo addizionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Attualmente, i gruppi di sostegno dei diritti umani stanno lavorando diligentemente per perfezionare le norme, le regolamentazioni e gli schemi di attuazione; sono disponibili poche notizie di successi o fallimenti dei reclami.[10] Il Centro per i diritti e gli sfratti abitativi (Centre on Housing Rights and Evictions, COHRE) ha contribuito a istituire il Direttorato per l'abitazione e la proprietà (Housing and Property Directorate HPD/HPCC) in Kosovo.[11] Teoria dei dirittiSecondo la teoria delle tre generazioni dei diritti umani di Karel Vašák, i diritti economici, sociali e culturali sono considerati diritti di seconda generazione, mentre i diritti civili e politici, come la libertà di parola, il diritto a un giusto processo e il diritto di voto, sono considerati diritti di prima generazione.[12] La teoria dei diritti negativi e positivi considera i diritti economici, sociali e culturali diritti positivi. CriticheNel suo lavoro The Virtue of Selfishness, Ayn Rand scrive:
Note
Voci correlate
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