Sede vescovile era la città di Lectoure nell'attuale dipartimento del Gers, dove fungeva da cattedrale la chiesa dei Santi Gervaso e Protasio.
Nel 1745 la diocesi comprendeva 72 parrocchie, raggruppate in 4 arcipreture: Marsolan, Céran, Lomagne (storica regione con capitale Lectoure) e Sempesserre.
Storia
Lactora era una delle città che costituivano la provincia romana della Novempopulana. Secondo la tradizione, il suo territorio fu evangelizzato da san Claro, vescovo di Albi, che avrebbe subito il martirio per decapitazione a Lactora nel V secolo assieme a san Babila.
Nel medioevo si è sviluppata la leggenda di san Genio (Huginius), attestata dal Santorale di Bernardo Gui (XIV secolo) e da una chiesa, con annesso monastero, intitolata al santo e di cui la prima menzione risale all'XI secolo. Nella leggenda si fa accenno al vescovo Euterio, che avrebbe dato sepoltura ai resti del santo; non esistono tuttavia prove della reale esistenza di questo vescovo e dell'epoca in cui eventualmente sarebbe vissuto.[1]
La diocesi è attestata con certezza nel VI secolo per la presenza dei vescovi Vigilio e Alezio ai concili rispettivamente di Agde nel 506 e di Orléans nel 549. Nel VII secolo si conosce il nome di un altro vescovo, Rosolano (o Bosoleno), che prese parte al concilio di Bordeaux del 673/675. Dopo questo periodo della diocesi non si conosce più nulla; la regione infatti fu devastata dalle incursioni prima dei Saraceni e poi dei Normanni. La diocesi ricompare con certezza nell'XI secolo con il vescovo Arnaud, che fu testimone nel 1052 di una donazione fatta ai monasteri di Cluny e di Moissac.
Originariamente suffraganea di Eauze, metropoli della Novempopulana, entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Auch attorno alla metà dell'XI secolo, contestualmente alla sua restaurazione, che fu sancita nel concilio di Tolosa del 1058.
Dopo la metà del XV secolo, in seguito alle guerre che posero fine alla contea d'Armagnac, la città fu assediata e devastata, ed anche la cattedrale andò in larga parte distrutta; la sua ricostruzione è datata a partire dal 1488 ad opera del vescovo Pierre d'Abzac de La Douze.
Nella seconda metà del XVI secolo Lectoure, la cui popolazione aveva aderito in massa al protestantesimo[2], si trovò coinvolta nelle guerre di religione e nella lotta fra i re di Francia e quelli di Navarra, subendo conseguenze disastrose per la sua vita civile e religiosa.
Tra la fine del XVII secolo e la prima metà del secolo successivo, Lectoure fu anche uno dei centri più attivi a favore del giansenismo e contro la condanna espressa nella bollaUnigenitus Dei Filius di papa Clemente XI. Simpatizzarono per il giansenismo i vescovi Hugues de Bar e François-Louis de Polastron, il vicario generale Louis Pâris-Vaquier de Villiers, le monache carmelitane della città.
^Menzionato dalla tradizione, ma senza alcuna documentazione a sostegno.
^Secondo Gallia christiana, di questo vescovo nullo certo testimonio allato, ossia non esistono testimonianze certe.
^È menzionato in una carta della Chiesa di Tolosa che risale all'epoca di Arnaud Raymond, che fu prevosto di Saint-Etienne tra il 1103 e il 1118.
^In una carta dell'8 agosto 1215 è chiamato vescovo eletto.
^Riceve la facoltà di fare testamento da papa Niccolò IV il 23 gennaio 1290; cfr. Eubel, vol. I. Lo stesso autore ammette dopo Géraud de Montlezun un Arnaud de Monte-Lausuno, che sembra essere in realtà la medesima persona.
^Morì il 26 febbraio (quarto calende di marzo). Gams e l'Histoire générale de Languedoc pongono la sua morte nel 1330 circa e aggiungono un vescovo di nome Roger d'Armagnac. Tuttavia secondo le bolle di nomina pontificie, riportate da Eubel, non esistono altri vescovi tra Guillaume des Bordes e Arnaud Guillaume de La Barthe, nominato nel 1346, e nemmeno è fatto cenno ad una sede vacante di circa 16 anni.