Dante Carnesecchi

Dante Carnesecchi (Vezzano Ligure, 12 marzo 1892La Spezia, 29 marzo 1921) è stato un anarchico italiano.

Il futurismo di sinistra

Dante lega il suo nome a quello di Renzo Novatore[1][2], Auro d'Arcola[3], Giovanni Governato[4] ed al movimento dei futuristi di sinistra, del quale fecero parte anche donne come Gianna Manzini[5] e Leda Rafanelli[6][7]. Questi personaggi intrecciano le proprie vite con la storia del movimento operaio, del movimento anarchico e del futurismo di sinistra nello spezzino; infatti legato a questi ultimi vi era un combattente anarchico di gran caratura, Pasquale Binazzi[8], fondatore e "direttore" del settimanale "Il Libertario" e fra i capi dei moti rivoluzionari nella Lunigiana del 1894.

Per inquadrare ulteriormente gli aderenti a questa ideologia può essere interessante riportare un'affermazione di Antonio Gramsci:

«I futuristi hanno svolto questo compito nella cultura borghese: hanno distrutto, distrutto, distrutto; hanno avuto la concezione nettamente rivoluzionaria, assolutamente marxista, quando i socialisti non si occupavano neppure lontanamente di simile questione.»

La posizione di Antonio Gramsci in merito fu comunque più articolata e da parte sua non mancarono pesanti critiche verso molti nomi di spicco del futurismo, fra cui diversi fondatori del movimento, quando questi entrarono nei ranghi del fascismo. La comprensione dell'importanza e della complessità del movimento che ebbe Gramsci è comunque esemplificata, fra l'altro, dal suo tentativo di entrare in contatto con Gabriele D'Annunzio durante l'Impresa di Fiume.

Gli anni 1919-1920 vanno sotto il nome di biennio rosso: in quel periodo molti lavoratori anelavano a "fare come in Russia" e percepivano la rivoluzione anche in Italia a portata di mano. In tale periodo va inquadrato un progetto rivoluzionario degli anarchici spezzini che la storia ufficiale non ha mai raccontato compiutamente e traspare con maggiore chiarezza dalla recente storiografia sugli Arditi del Popolo e sull'Impresa di Fiume e da studi di storici specializzati nel periodo di indirizzo.

Le conseguenze che ne potevano derivare avrebbero potuto, probabilmente, cambiare il corso della storia italiana collegando gli avvenimenti legati alle vicende di Dante e dei suoi compagni alle rivolte di reparti militari del periodo ed alle immediatamente successive e/o contemporanee formazioni di difesa proletaria.

Discendenza

Dante è membro della famiglia Carnesecchi[9], e vi è la possibilità possa discendere dalla stessa famiglia alla quale appartenne l'importante eretico italiano Pietro Carnesecchi[10], citato anche nel discorso di Pietro Gori[11] dal titolo i rettili neri. In una particolare vocazione libertaria i Carnesecchi annoverano inoltre diversi seguaci del Savonarola quali Giovanni di Lionardo Carnesecchi,Giovanni di Simone Carnesecchi, Zanobi di Francesco Carnesecchi ed anche quel Lorenzo Carnesecchi, che fu uno degli eroici commissari che fino all'ultimo difesero l'agonizzante Repubblica fiorentina e che fu pure l'uomo che pose una taglia sulla testa del Papa in quel momento nemico della libertà di Firenze.[12]

Biografia

«Dante Carnesecchi è una delle più belle figure dell'individualismo anarchico. Alto, vigoroso, pallido e bruno. Occhi taglienti e penetranti di ribelle e di dominatore. Ha l'agilità di un acrobata ed è dotato di una forza erculea. Ha ventotto anni. È un solitario ed ha pochissimi amici. L'indipendenza è il suo carattere. La volontà è la sua anima. Nelle conversazioni è un vulcano impetuoso di critica corrodente. È sarcastico, ironico, sprezzante [...]. È un anarchico veramente individualista»

È probabile che la militanza di Dante Carnesecchi inizi assai presto; nel maggio 1913, a 21 anni, sbarca a New York insieme all'amico Giovanni Lombardi, ambedue sono diretti a Pueblo da Cesare Vegnuti, cugino del Lombardi (il Vegnuti muore nell'ottobre di quell'anno nel disastro minerario di Dawson). È quindi ipotizzabile la sua presenza già nella rivolta dei minatori in Colorado. In Italia tornerà solo nell'autunno del 1915, a guerra in corso, portando con sé un fucile automatico ed una chitarra. Subito inviato al fronte, riuscirà a farsi esonerare nell'aprile del 1916 simulando attacchi epilettici.

È probabile che subito dopo entri a lavorare nella fabbrica d'armi Vickers Terni (La spezia) dove è sicuramente nel tempo rimanente della guerra.

All'inizio del XX secolo alla Spezia le file degli anarchici erano numerose e tra esse spiccavano gli anarchici individualisti: tra questi, assieme al Carnesecchi (un gigante dell'azione a detta dei compagni), alcuni elementi al limite del leggendario come Abele Ricieri Ferrari, (conosciuto come Renzo Novatore, l'uomo che scriveva come un angelo e combatteva come un demonio) e Tintino Persio Rasi (alias Auro d'Arcola).

La storia del giovane anarchico può essere raccontata a partire da alcuni articoli tratti da giornali e periodici dell'epoca:

«Tra quella nidiata d'aquilotti libertari che dai colli arcolani, dominanti a mezzogiorno la conca azzurra del golfo di Spezia e a tramontana la vallata del Magra, spiccavano il volo verso tanti quotidiani ardimenti, si distingueva sopra tutti Dante Carnesecchi. Alto, atletico, volto energico, parco di parole, rapido nel gesto, tagliente lo sguardo una giovinezza creata per l'azione, e nell'azione interamente spesa. Se il tipo assoluto d'Ibsen qualcuno può mai averlo realizzato, questi fu Dante Carnesecchi. Egli era realmente una di quelle eccezionali individualità che bastano a sé stesse. Gran parte delle sue gesta rimarranno per sempre ignorate, poiché, solo a compierle, ne portò il segreto alla tomba. Non aveva amici, non ne ricercava: non affetti, mollezze, piaceri. In seno alla stessa famiglia viveva senza vincoli. Verso la madre, come verso le sorelle che lo adoravano, si comportava con la freddezza di un estraneo. Egli, a cui pur non difettavano i mezzi, coricava sul duro letto senza materasso, onde evitare di provare dell'attaccamento agli agi di casa. Un individuo simile non era fatto per essere amato. E dell'amore non conobbe né le estasi sublimi, né le dedizioni mortificanti. Strana natura! Perfino verso noi, tra i più vicini, il suo animo insofferente elevava un'ultima barriera isolatrice, come a sottrarsi ed a proteggersi dalle possibilità d'ogni intima comunione. Certo, egli era il più odiato dai nemici nostri, il più temuto dagl'indifferenti, il più ammirato dai compagni e dagli spiriti liberi: ma era anche colui che non si lasciava amare, che non fu amato. Nessuno poteva esercitare un qualsiasi ascendente su di lui. Refrattario ad ogni influenza esteriore, egli era all'altezza delle sue azioni, che mandava in piena consapevolezza ad effetto, fidando solo sulle sue forze. Ogni progetto, riduceva alle proporzioni di un'operazione aritmetica, accomunando ad un'estrema audacia un'estrema prudenza, una piena sicurezza in sé ed una risolutezza tacita quanto irreducibile. Nello sport quotidiano allenava il corpo alla resistenza, all'agilità, all'acrobazia, alla velocità, e il polso alla fermezza; nella temperanza scrupolosa conservava la pienezza del suo vigore fisico e della sua lucidità mentale; nella musica ricercava le intime sensazioni per ricrearsi liberamente lo spirito. Perciò egli era boxeur, lottatore, ciclista, automobilista, corridore, acrobata, tiratore impareggiabile; suonatore e compositore di un virtuosismo piuttosto arido e cerebrale; ottimo poliglotta»

Agli inizi del 1919 Dante, proprietario di diversi terreni sulla collina di Vezzano Ligure (La Spezia), nasconde nella sua campagna Renzo Novatore che era stato condannato a morte per diserzione. Continua a lavorare come carpentiere nella Vickers Terni.

Nei giorni 11 e 12 giugno La Spezia è teatro di grandi tumulti in cui Dante e i suoi compagni hanno un ruolo di primo piano.

Il 13 giugno 1919 è nel gruppo anarchico protagonista del tragico comizio di Santo Stefano Magra (La Spezia) in cui muore un carabiniere. «Mentre il Carnesecchi avanzatosi verso il Blanc minacciosamente gesticolando gli gridava: Ma chi è lei un prefetto, un viceprefetto? Lei è nulla, vada via. Autorità più non ve ne sono, comandiamo noi. Vogliamo fare quello che abbiamo fatto a Spezia, trovasi al fianco sinistro del vicebrigadiere il Picchioni ed a fianco del carabiniere Vannini il Bellotti, echeggiarono quasi contemporaneamente quattro colpi di rivoltella ed i due militi caddero mortalmente feriti.»

È latitante fino al gennaio 1920 quando viene assolto dall'accusa di omicidio.

Dante partecipa (secondo alcune fonti lo guida) il 4 giugno 1920 all'assalto della polveriera di Vallegrande (La Spezia), fu un assalto compiuto di sorpresa nel tentativo di mettere le mani sull'ingente quantità di armi ed esplosivi in essa custoditi. In quei tempi La Spezia era una roccaforte militare di primaria importanza. L'assalto venne condotto con la probabile connivenza di parte delle truppe di mare. Probabilmente questo assalto era parte di un piano assai più vasto che prevedeva una volta presa la polveriera l'ammutinamento delle truppe di mare sulle navi alla fonda nel golfo e la contemporanea rivolta degli operai nelle fabbriche.

Fallito il tentativo, molto probabilmente continua ad aggirarsi per le colline che dominano il golfo con una quindicina di compagni formando un piccolo gruppo armato.

Ancora latitante partecipa attivamente all'occupazione delle fabbriche nel settembre 1920

Il 28 settembre 1920 viene catturato:

«...Ora nel primo rastrellamento di delinquenti sociali fatto nei dintorni di Spezia, per ordine di Giolitti, Olivetti, e D'Aragona, è stato arrestato anche lui. « In una brillante operazione» fatta da cento e più carabinieri del re guidati da un loro ufficiale hanno invaso la sua casa e lo hanno catturato. La stampa merdosa della borghesia idiota e democratica, liberale e monarchica, ne ha dato l'annuncio trionfale ricamandolo di particolari talmente foschi da fare invidia ad uno di quei ripugnanti romanzi che solo quella carogna di Carolina Invernizio, buon' anima, sapeva scrivere. Naturalmente tutto ciò che si è scritto su di lui è falso come è falsa e bugiarda l'anima fangosa e putrida d'ogni miserabile giornalista venduto. Per amore della verità dobbiamo dire (a costo di disonorarlo) che non è pur vero che sia pregiudicato. È giovane. Ama intensamente la libertà e la vita. Lo vogliamo fuori! Anarchici individualisti a noi! Renzo Novatore

Nel marzo del 1921 viene nuovamente rilasciato:

Durante il periodo dell'immediato dopoguerra, il territorio del circondario di Spezia fu particolare teatro d'una serie incessante di attentati anarchici contro le proprietà, le polveriere, le caserme le autorità, le reti ferroviarie e telegrafiche. Ingenti patrimoni appartenenti allo stato ed ai privati andarono distrutti; numerosi carabinieri ed agenti della forza pubblica perirono sotto la folgore della rivolta; il prestigio dell'autorità affogava nel ridicolo; i rivoltosi rimanevano ignoti, malgrado i numerosi arresti a casaccio. Il sospetto dell'autorità cadeva sul gruppo d'audaci che scuoteva le basi dell'ordine e della sicurezza borghese. E più del sospetto avevano la certezza che il Carnesecchi fosse tra questi, se non l'anima certamente il più temibile. Ma egli era un giovane senza precedenti giudiziari: Un incensurato che non lasciava traccia delle sue colpe. Si tentò, tuttavia, più volte d'incolparlo. Invano. La polizia si accaniva ad arrestarlo. La magistratura mancava d'ogni prova perfino indiziaria per procedere. E non tardava a rilasciarlo in libertà. Non rimaneva che sopprimerlo..(Auro d'Arcola: L'adunata dei refrattari)

Da alcune cronache dell'epoca, quali quelle sotto riportate, può essere estratta la dinamica della sua morte: nella serata del 27 marzo 1921, giorno di Pasqua, Dante Carnesecchi uscì dalla sua casa in compagnia dello zio e di un amico e trovò ad attenderlo un gruppo di carabinieri in borghese.

«Conflitto mortale con i carabinieri. Dante Carnesecchi di anni 29, noto anarchico, era da tempo ricercato dai carabinieri, quale sospetto colpevole dell'uccisione di un milite dell'arma. La notte scorsa i carabinieri lo trovarono al Termo d'Arcola insieme a due suoi compagni e lo fermarono. Il Carnesecchi estratto rapidamente il pugnale tentò di colpire e liberarsi: al suo tentativo rispose un colpo di rivoltella che lo ferì a morte. I suoi due compagni si dileguarono rapidamente nella oscurità inseguiti da altri colpi di rivoltella che pare abbiano raggiunto il segno e colpito uno dei fuggenti perché sono state trovate sulla direzione della loro fuga larghe tracce di sangue. Dal luogo del conflitto venne chiamata telefonicamente la P.A. che accorse rapida, come è consuetudine sua, e raccolse il Carnesecchi agonizzante. Infatti costui mentre la lettiga giunse all'ospedale spirò.»

Il 29 marzo 1921 la mamma di Carnesecchi smentisce la versione dell'accaduto, diffusa da "Il Tirreno" e da altri giornali conservatorì. Lettera della madre di Carnesecchi. Avendo il Tirreno e tutti i giornali quotidiani dato sul fatto una versione falsa, la madre ha indirizzato ai suddetti la seguente lettera: Termo d'Arcola 29-3-21

Egreg. Sig. Direttore del giornale « Il Tirreno» Ad aumentare il grande strazio che provo con la barbara uccisione del mio caro figlio Dante Carnesecchi, si aggiunge la versione falsa che viene data dai giornali, compreso quello da lei diretto, versione certo ispirata dai responsabili dell'eccidio. Ecco come si è svolto il fatto secondo testimonianze di persone serie degne in tutto e per tutto di fede I carabinieri della stazione del Limone con alla testa il brigadiere vestiti in borghese e che già si erano fermati in vari luoghi tenendo ovunque un contegno provocante, incontrarono verso le 23,30 del giorno di Pasqua mio figlio, suo zio ed un altro onesto cittadino in vicinanza della mia abitazione, dove mio figlio era uscito per accompagnare lo zio verso casa. I carabinieri intimarono loro di fermarsi e di alzare le braccia: "Mio figlio e gli altri obbedirono chiedendo a quei sette chi fossero. Rispose il brigadiere qualificandosi e mio figlio declínò allora il suo nome. A questo punto il brigadiere, saputo che davanti aveva mìo figlio, gli vibrò uno schiaffo e tutti i carabinieri incominciarono a colpire con nerbate e pugnalate i tre disgraziati, i quali tentarono di salvarsi con la fuga. Mio figlio venne travolto e gettato a terra dove fu colpíto da vari colpi di rivoltella e dì fucile. Non aggiungo altri particolari di questo assassinio feroce perché mi serviranno per la mia costituzione di parte civile. È pure falso che mio figlio fosse colpito da mandato di cattura. Egli prosciolto da ogni accusa dedicava tutto il suo affetto e la squisita gentilezza dell'animo suo a me e a tutta la famiglia, che inconsolabile ne piange oggi la perdita e invoca dalla Giustizia la punizione dei suoi assassini- Grazie anticipate della pubblicazione.

Lucia Carnesecchi

«Di Dante Carnesecchi vorremmo parlare a lungo ma ne siamo impossibilitati. Ancor troppo aperta è la ferita del nostro cuore lacerato perché freddamente vi possiamo tuffare le mani e trarne fuori tutto il furore che ci corrode per iscagliarlo contro gli assassini che ci han massacrato uno dei migliori amici nostri. Il sangue ci refluisce al cervello, le mani ci tremano né possiamo vergare parole adeguate allo scempio cui fu fatto segno il Carnesecchi. Siamo certi però che, egli assassinato, vive tuttora in ognuno di noi e che i fucili americani e i pugnali di cui erano armati gli armigeri reali non avranno lavorato invano. Ad ogni modo, per i compagni lontani che ancora non sapranno il bel gesto assassino di una squadra di belve in sembianze umane, compiuto su uno dei più energici, intelligenti, buoni e coraggiosi compagni d'Arcola, narriamo in poche righe il " fattaccio" lasciando ai lettori il trarne le conclusioni che verranno loro spontanee. La sera del 27 marzo, alla stazione di Termo d'Arcola, una squadra di carabinieri vestiti in borghese, usciti fuori dalla nuova caserma messa alla vicina Limone non sappiamo il perché, partirono in numero di dieci, bene armati di fucili americani e di pugnali, e bene innaffiati di vino, al canto di "Bandiera rossa " s'avviarono in cerca della vittima da tempo predestinata: Dante Carnesecchi, l'anarchico spauracchio, uscito da pochi giorni dalle carceri di Sarzana ove era stato parecchi mesi in attesa del processo che poi non venne... Egli stava in quell'ora, in casa sua, suonando la chitarra in compagnia di uno zio violoncellista. Accostatisi a casa sua i dieci manigoldi vi s'appiattarono e al momento opportuno, cioè quando il buon Dante uscito da casa sua s'accingeva ad accompagnare lo zio all'abitazione di lui, sbucarono fuori con i fucili spianati e perquisirono quelle loro due prede. Vistele disarmate incominciarono "la funzione". Terribili colpi di nervo colpirono il nostro compagno alla faccia; egli si difese come poté colla chitarra che teneva in mano, ma questa ben presto andò in frantumi ed egli con un gesto disperato (aveva la faccia letteralmente spaccata dai nervi ferrati) riuscì a divincolarsi e a fuggire. Non aveva fatto ancora dieci passi che una raffica di colpi l'atterrò. Appena a terra gli furono sopra e gli vibrarono trenta pugnalate. Poi col calcio dei fucili gli spaccarono la testa. L'assassinio fu compiuto con tanta malvagità e tanta brutalità impossibili a concepirsi. Lo derubarono di tutto e poscia minacciarono di morte (vigliacchi, ormai egli era già in agonia!) anche i militi della Pubblica Assistenza che andarono per portarlo via. Un milite piangente nel caricarlo sulla barella gli disse: "Coraggio Dante". Ed egli, col filo di voce che ancora gli rimaneva: " Sono episodi della vita... Non è niente... Datemi dell'acqua... Muoio". Il brigadiere sempre col pugnale in mano urlo' infuriato: "Ah vigliacco! Vivi sempre. Sei più duro d'un bue". E gli sputo' ancora addosso... Inutili i commenti. Ogni parola suonerebbe ironia...»

«I funerali di Dante Carnesecchi Mercoledì quando il giornale andava in macchina ebbero luogo i funerali del caro indimenticabile compagno nostro Dante Carnesecchi, assassinato dai carabinieri della stazione del Limone. La questura fece del suo meglio per applicare l'ostruzionismo e la censura ai manifesti degli anarchici e della camera del Lavoro Sindacale. Soltanto alle ore 14,30 poterono essere affissi vale a dire soltanto due ore e mezzo prima dei funerali... Malgrado questi miserevoli espedienti migliaia di compagni e di lavoratori intervennero ai funerali che riuscirono seri, imponenti, commoventi. Il carro era coperto di corone e la bara era avvolta da un labaro rosso, su cui era scritto in nero: "Giù le armi". Vi erano i vessilli degli anarchici, dei comunisti, dei socialisti e delle organizzazioni aderenti alla Camera Sindacale e a quella Confederale. Senza che nessuno l'avesse chiesto spontaneamente nell'ora dei funerali lungo il percorso del corteo, dall'Ospedale Civile per via Provinciale al Cimitero dei Boschetti, tutti i negozi in segno di lutto erano chiusi e tutti salutavano commossi la salma del compagno nostro. Quando il corteo giunse sullo spiazzale della camera mortuaria del Cimitero vi si erano già riversati tutti gli abitanti del Limone, Termo d'Arcola e paesi vicini, accorsi tutti ad attestare la stima e l'affetto al povero assassinato e la protesta contro i suoi assassini. Dissero commoventi ed ispirate parole per gli anarchici il compagno Binazzi ed Ennio Mattias[14] per la Camera Sindacale. Non essendovi nessun agente tutto procedette nel massimo ordine.»

Tre mesi dopo la morte del Carnesecchi, il 21 luglio 1921, la Provincia della Spezia sarà teatro dei famosi fatti di Sarzana, a dimostrare che comunque il "sovvertivismo" e l'antifascismo nello spezzino erano ancora ben vivi. In questa occasione, però, i carabinieri, caso unico in Italia, si schierarono a fianco del Fronte unito Arditi del Popolo (nelle cui file c'era Umberto Marzocchi) e impartirono una severa lezione agli squadristi. Giorni dopo gli stessi carabinieri dovettero invece andare ad arrestare gli Arditi del Popolo assieme ai quali avevano sconfitto i fascisti.

Note

  1. ^ biografia, su geocities.com. URL consultato il 3 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2009).
  2. ^ in morte di Dante Carnesecchi Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive.
  3. ^ Pseudonimo di Tintino Persio Rasi, militante anarchico che sarà in Spagna con un folto gruppo di antifascisti a combattere in difesa della repubblica nella colonna Ascaso comandata da Carlo Rosselli[1] Archiviato il 29 agosto 2009 in Internet Archive. LA RISVEGLIA/Antonio Calamassi, su geocities.com. URL consultato il 10 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2009).
  4. ^ Sito ufficiale del Turismo della Regione Liguria[collegamento interrotto]
  5. ^ italia donna
  6. ^ Comune di Reggio Emilia - Cultura - COMUNICATI STAMPA - Reggio Emilia celebra Leda Raffaelli 2
  7. ^ ARCHIVIO BERNERI - Eventi - Pagine di Anarchia. Pro(e)mozioni librarie dal 22 nov. al 6 dic. 2005
  8. ^ Pasquale Binazzi, in Donne e Uomini della Resistenza, ANPI (archiviato il 20 aprile 2001).
  9. ^ Al canto ai Carnesecchi: Ricerca delle origini e storia dei Carnesecchi: introduzione
  10. ^ Libero - Community - I siti personali
  11. ^ Dante Carnesecchi: La Spezia: storia di anarchia, di rivoluzione e di morte, durante il Biennio rosso: una leggenda dell'anarchia
  12. ^ Dario Zuliani ha scoperto nell'Archivio di Stato di Firenze, dopo oltre 500 anni dalla condanna a morte del Savonarola e della sua esecuzione, i documenti di altri due processi contro dei sostenitori del Savonarola, di cui si ignorava completamente l'esistenza [2]
  13. ^ citato nel "Dizionario biografico degli anarchici italiani", Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2004
  14. ^ argillateatri Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni