Cyclocybe aegerita
Cyclocybe cylindracea Ex Cyclocybe aegerita (V. Brig.) Vizzini, 2014[1][2] (dal greco aigeros = pioppo, per il suo habitat preferenziale), volgarmente conosciuto come piopparello[3] oppure pioppino o peppino, è uno dei più apprezzati funghi commestibili[4]. Si tratta di una specie saprofita/parassita piuttosto adattabile, che si presta molto bene alla coltivazione.[5] Descrizione della specieInizialmente bruno assai scuro e convesso, via via tende a distendersi e il colore si fa più chiaro ma quasi sempre con tonalità appena più scura verso il centro, dove appare appena rilevato (lievissimo umbone)[3]. Può arrivare a 14 cm di diametro. Da semisferico a quasi piano, presenta una superficie (cuticola) lievemente corrugata e spesso fessurata per la siccità, mentre a tempo umido si presenta un po' untuoso. Le lamelle sono fitte e sottili, di colore bianco-beige, poi grigio-brunastro e infine color tabacco per le spore mature. Assai variabile per diametro e altezza, generalmente slanciato soprattutto negli esemplari giovani, flessuoso, fibroso e compatto[3]. Persistente, attaccato in alto a formare un colletto inverso membranoso, che si colora di bruno allorché ricoperto dalle spore cedute dalle lamelle. Bianca e compatta, ma di colore più scuro sul gambo e alla base di questo.
Microscopia Brune-rugginose in massa, ovali e bruno chiaro al microscopio. Distribuzione e habitatSu tronchi marcescenti (ma anche vivi fino all'attacco definitivo del fungo) di molte latifoglie, specialmente di pioppo, sambuco, olmo oppure salice, a tempo mite e umido, dalla primavera all'autunno inoltrato. CommestibilitàEccellente. Uno dei funghi più apprezzati come commestibile. Alla cottura sprigiona un profumo intenso, percepibile anche a distanza.[6] Consumare previa cottura. ColtivazioneIl fungo pioppino viene coltivato sin dai tempi dei romani[3], ad esempio Plinio il Vecchio nella propria Naturalis Historia descrive le tecniche di coltivazione[7], specificando i modi migliori per ottenere tale fungo da tronchi di pioppo tagliato. Nel corso del secolo XX il pioppino è stato intensamente coltivato in Toscana, dove è tuttora presente nella gastronomia regionale. La specie è piuttosto adattabile e si presta molto bene alla coltivazione su ceppi di latifoglie (es. pioppo o sambuco) parzialmente interrati e umidi; non bisogna però allagare il terreno circostante in quanto un eccesso di acqua può inibire completamente la formazione dei carpofori. Può anche essere fatto crescere su tronchetti di pioppo o substrati a base di paglia di frumento o anche di segatura[8]. La sua crescita è piuttosto lenta. Il fungo viene ampiamente commercializzato ed è anche confezionato per la grande distribuzione. TassonomiaSinonimi e binomi obsoleti
Specie simili
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Note
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