Cristina MittermeierCristina Goettsch Mittermeier (nata Cristina Sofía Goettsch Cabello), detta «Mitty» (Città del Messico, 26 novembre 1966), è una fotografa, ambientalista e biologa messicana impegnata nel sostegno e nella promozione della conservazione degli ecosistemi marini e della biodiversità globale.[1] È una delle fondatrici dell'International League of Conservation Photographers (ILCP); ha aperto la strada al concetto e al campo della fotografia di conservazione, un termine da lei stessa coniato.[2][3][4] È autrice di testi scientifici e curatrice di una collana di libri su tematiche ambientali.[5] Il suo lavoro è stato pubblicato in prestigiose pubblicazioni, tra cui Science e Nature, e in riviste di larga diffusione come National Geographic.[2] È co-fondatrice dell'organizzazione no-profit SeaLegacy, nata nel 2014 da un team di registi, ambientalisti, scienziati marini e fotografi, impegnati a proteggere e conservare la vita degli oceani.[6][7] Nel 2010 è stata nominata tra i 40 fotografi naturalisti più influenti dalla rivista Outdoor Photographer e fotografa ambientalista dell'anno da Nature's Best Photography.[1] Le sue fotografie si concentrano sulla relazione "tra culture umane, popolazioni indigene e biodiversità, oceano e cambiamento climatico".[8] Biografia«Penso spesso che se gli extraterrestri guardassero la Terra dallo spazio la riconoscerebbero come un pianeta oceanico. È l'ecosistema più grande, l'ecosistema dominante. Siamo quindi tutti creature dell'oceano, anche se non lo sappiamo» Cristina Sofía Goettsch Cabello nasce a Città del Messico il 16 novembre 1966, una dei cinque figli di una famiglia messicana molto cattolica.[9] Cresce nella zona rurale di Cuernavaca, capitale dello stato messicano di Morelos, maturando fin dalla giovane età una passione per la natura e per il mare, ispirata dai libri di Salgari e di Jacques Cousteau.[9][10] Si iscrive a ingegneria biochimica, con una specializzazione in scienze marine, presso l'Instituto Tecnologico y de Estudios Superiores de Monterrey (ITESM), dove nel 1989 consegue una laurea in biologia marina. La sua formazione prevede un corso subacqueo completo e lo svolgimento di attività di osservazione sui pescherecci industriali, durante il quale si rende conto dell'inutile quantità di catture accessorie che si compiono durante la pesca e del potere devastante degli strumenti di sfruttamento del mare.[11][12] CarrieraDopo aver lavorato come biologa e subacquea per un hotel ad Akumal, sulla riviera Maya messicana, nel 1990 viene assunta nel programma dedicato allo Yucatán dall'organizzazione no-profit Conservation International, impegnata nella protezione degli oceani, delle foreste e degli altri ecosistemi.[12] Nel 1991 sposa l'antropologo e zoologo statunitense Russell Mittermeier, allora presidente dell'organizzazione, con il quale condivide le ricerche e i viaggi di studio e di esplorazione.[13] Si avvicina alla fotografia per diletto; durante il viaggio in un villaggio dell'Amazzonia, usando una piccola Nikon FM2, con la quale il marito documentava le persone e i luoghi incontrati, un giorno vede un uomo uscire da una casa, "splendidamente inquadrato" e lo fotografa: "la frangia del tetto di paglia e lo sfondo dietro di lui erano completamente neri. Ho scattato un paio di scatti, perché potevo vedere nella mia testa come sarebbe apparso in una fotografia."[13] All'inaugurazione della mostra al Museo di Storia Naturale di Houston sulle tradizioni della tribù appena incontrata, si accorge che la foto scelta per i manifesti pubblicitari è quella che lei ha scattato, attribuita però a Russell Mittermeier. Stimolata tuttavia dalla buona riuscita di questa sua iniziale esperienza con la macchina fotografica, decide di iscriversi ai corsi serali del Corcoran College for the Arts a Washington DC, iniziando così la sua carriera come fotografa. Avvia una piccola attività a Great Falls, in Virginia, dove allora viveva, scattando ritratti delle persone in eventi e cerimonie.[13] Nel 1992, quando è incinta del primo figlio, realizza un reportage sul popolo Kayapò, circa 9.000 persone situate a sud del bacino amazzonico in Brasile, lungo il fiume Xingú, in un'area grande quanto lo stato di New York;[14][15] ne documenta l'esistenza e la cultura, minacciata da taglialegna, minatori, allevatori di bestiame e bracconieri, e dalla costruzione della diga di Belo Monte, la terza più grande stazione idroelettrica del mondo, entrata in funzione, nonostante le proteste degli indios amazzonici, dopo il 2016.[15][16] Fotografa professionistaDal 1996 al 1999 frequenta il Corcoran College for the Arts a Washington DC, dove si laurea in fotografia. Acquista la consapevolezza che "essere uno scienziato non era il modo migliore per aiutare a proteggere l'oceano" e che la fotografia "è il modo più facile, più piacevole ed accessibile per avviare una discussione sulla conservazione delle nostre risorse naturali": uno degli esempi che citerà in un'intervista è l'immagine dell'orso polare che si trascina cadaverico in una tundra priva di ghiaccio e di prede, in attesa di morire di fame, ripresa nel 2017 con Paul Nicklen e il team dell'ONG SeaLegacy sull'Isola di Somerset, nell'Artico canadese, e divenuta icona degli effetti del cambiamento climatico.[9][17] All'interesse per la fotografia unisce le sue competenze scientifiche: "Cerco di utilizzare il mio background e tutto ciò che so sulla biodiversità e l'ecologia come una lente attraverso la quale fotografo, in modo che le mie immagini possano comunicare qualcosa, oltre a essere semplicemente belle e interessanti", possano essere fotografie "scientificamente guidate e orientate alla conservazione."[18] Nel 1999, con il marito Russell Mittermeier e l'ambientalista britannico specializzato in biodiversità Norman Myers, cura la pubblicazione di Hotspots: Earth's biologically richest and most endangered terrestrial ecoregions, nel quale, con l'assistenza di circa un centinaio di specialisti, vengono definiti gli “hotspot della biodiversità”, ossia le aree terrestri e marine con una biodiversità particolarmente ricca, evidenziando 25 hotspot di biodiversità che pur coprendo circa il 2% della superficie del nostro pianeta, rappresentano il 50% di tutta la diversità delle specie terrestri; la maggior parte di queste aree è localizzata in paesi di diffusa povertà, nei quali vengono spesso vanificati gli sforzi di preservazione degli habitat minacciati.[19][20] Il libro fa parte di una serie curata da Cristina Mittermeier ed edita da Cemex, un'azienda di materiali da costruzione con sede in Messico, impegnata nell'azione per il clima e nella protezione delle risorse naturali, che illustra strategie per promuovere e proteggere la biodiversità, integrate con immagini dei migliori fotografi del mondo.[5] Nel 2005 Cristina Mittermeier fonda l'International League of Conservation Photographers (ILCP), con sede negli Stati Uniti, un'organizzazione indipendente no-profit di fotografi naturalisti provenienti da tutto il mondo che si pone l'obbiettivo di utilizzare la fotografia di alta qualità e la produzione cinematografica "etica" come strumento per incoraggiare persone, organizzazioni e governi ad agire "per sostenere la conservazione ambientale e culturale" con azioni tangibili e significative.[21] La fotografa messicana all'interno dell'associazione ricopre ruoli esecutivi dal 2005 al 2011.[1][12] Dal 2006 entra a far parte del consiglio di amministrazione della Wild Foundation.[22] L'anno dopo divorzia dal marito, con il quale manterrà tuttavia un profondo legame di amicizia e di collaborazione.[12] Nel 2014 con il suo nuovo compagno e collega fotografo naturalista Paul Nicklen fonda ed è presidente di SeaLegacy, un'organizzazione per la protezione dell'ambiente, che lavora a fianco di registi, ambientalisti e fotografi, con il fine di utilizzare la comunicazione e la narrazione visiva per proteggere gli ecosistemi marini, sensibilizzare l'opinione pubblica sulle specie e sugli ambienti in via di estinzione e ispirare il cambiamento.[23][24] La sua attività si concentra particolarmente sulla protezione della vita negli oceani.[25] Cristina Mittermeier ha viaggiato in circa cento paesi del mondo, recandosi soprattutto nelle zone più remote, dall'insediamento umano più settentrionale del pianeta, il villaggio Qaanaaq in Groenlandia, alla foresta amazzonica e alle isole Galápagos; ha conosciuto e realizzato reportage su diversi popoli indigeni, come le tribù della Papua Nuova Guinea, gli Inuit dell'Artico e gli Antandroy, un popolo seminomade della foresta spinosa del Madagascar. Nel 2018, insieme a Paul Nicklen, è stata nominata dal National Geographic "Adventurer of the Year", un riconoscimento assegnato a coloro che realizzano risultati straordinari nei campi dell'esplorazione, degli sport d'avventura, della conservazione e dell'attività umanitaria.[26][27] Nel 2024 è stata realizzata la prima retrospettiva in Europa della sua produzione fotografica con la mostra Cristina Mittermeier - la grande saggezza, allestita a Torino alle Gallerie d'Italia dal 14 marzo al 1º settembre, con la collaborazione di National Geographic.[28][4][29] Pubblicazioni
Note
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