Colosso dell'Appennino

Colosso dell'Appennino
AutoreGiambologna
Data1580
Materialepietra e intonaco
UbicazioneVilla Demidoff, Vaglia
Coordinate43°51′34.1″N 11°18′16.4″E
Map

Il colosso dell'Appennino è una statua in pietra alta circa 14 metri,[1] situata nei terreni di Villa Demidoff a Vaglia, in Toscana. Venne realizzato negli anni ottanta del Cinquecento dallo scultore fiammingo Jean de Boulogne (meglio noto come Giambologna), con l'intento di rappresentare gli Appennini. Inizialmente la scultura era situata presso la tenuta di Villa di Pratolino (la costruzione precedente alla moderna Demidoff), costruita da Bernardo Buontalenti circa vent'anni prima su ordine del Gran Duca di Toscana Francesco de' Medici.[2]

Descrizione

Il colosso dell'Appennino[1] venne pensato non soltanto come personificazione dell'Appennino,[3] ma anche come fonte per Pratolino[4], con le sue fontane, capaci anche di alcuni giochi d'acqua.[5] Ha le sembianze di un anziano accovacciato sulla riva di un lago ed è raffigurato in una posa realistica e suggestiva,[6] attorniato da numerosi personaggi mitologici delle Metamorfosi di Ovidio, come Pegaso, il Parnaso e Giove.[7] Si presume che il Giambologna si sia ispirato, per la scultura, alla descrizione di un Atlante simile ad una montagna nell'opera di Ovidio.[7] Altre fonti citano invece l'Atlante dell'Eneide di Virgilio.[8] Con la mano sinistra sembra star stritolando la testa di un mostro marino[6] attraverso la cui bocca aperta l'acqua scorre nello stagno davanti alla statua.[9] Il colosso è raffigurato completamente nudo, con le stalattiti a formare la sua lunga barba e i suoi capelli,[9] a suggello di una rappresentazione metamorfica dell'uomo, che fonde il suo corpo con la natura circostante,[10] emergendone[11] come se fosse viva. Il gigante era in grado di sudare e piangere: l'acqua sgorgava infatti dal suo corpo tramite una rete di condutture.[4] Il suo corpo d'inverno si copriva quindi di ghiaccioli.[4] Proprio per questo suo aspetto è anche chiamato "il Gennaio", rappresentazione de' "la vecchiaia" o dell'inverno e dal mese più freddo dell'anno, gennaio. Il nome viene da una scultura analoga di un altro artista, la statua di "Gennaio" o "Inverno" dell'Ammanati nel giardino superiore della Villa Medicea di Castello,Toscana.

L'opera è fatta di pietra e intonaco e risulta essere parzialmente ricoperta da muschi e licheni.[10] Al suo interno sono presenti varie grotte e stanze, distribuite entro tre livelli distinti.[4] Al piano terra una grotta[12] ospita una fontana ottagonale dedicata a Thetys.[13] Il pittore Jacopo Ligozzi decorò nel 1586 il grotto[14] con affreschi ritraenti dei villaggi della costa toscana.[15] In altri ambienti sono invece presenti delle "scene minerarie" ispirate al De re metallica del mineralogista Georgius Agricola.[16] Al piano superiore è situata una camera abbastanza grande per una piccola orchestra e nella testa una stanzetta presenta un camino, la cui canna fumaria sono le narici del colosso,[9] e delle fessure per occhi e bocca.[6] Francesco amava pescare stando in questa camera, facendo uscire la canna da pesca da uno degli occhi.[4] Di notte la stanza veniva illuminata con torce e dunque gli occhi sembravano brillare nell'oscurità.[4]

Inizialmente, il dorso del Colosso era protetto da una struttura (con terrazza sovrastante) somigliante all'entrata di una grotta, come si vede su un'acquaforte di Stefano della Bella.[17][13][4] Giovan Battista Foggini la fece distruggere nel 1690 e fece erigere al suo posto la statua di un dragone.[18][4] Si dice che fosse una fontana, ma si presume che il ventre del drago sia stato trasformato in un camino mentre il collo e la testa avevano la funzione di camino.[19] Nel 1876 lo scultore Rinaldo Barbetti restaurò la statua.[20]

Posizione e proprietà

La villa si trova a circa 10 chilometri a nord di Firenze, ai piedi dell'Appennino.[21] Ospita il cosiddetto Prato del Appennino, frontale al colosso.[13] In seguito alla morte di Francesco de' Medici del 1587 e di sua moglie Bianca Capello il giorno seguente,[22] tutta la tenuta andò incontro ad uno stato di abbandono.[10] La Villa di Pratolino venne demolita nel 1822[10] e nel 1872 gli eredi di Leopoldo II vendettero i terreni[11] alla famiglia Demidoff, che quindi costruì la propria villa.[6] Nel 1981 Villa Demidoff venne infine acquisita dalla Provincia di Firenze[23] che la aprì al pubblico.[11]

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ a b Morgan, Luke (2015), p.12
  2. ^ (EN) Webster Smith, Pratolino, in Journal of the Society of Architectural Historians, vol. 20, 4ª ed., 1º dicembre 1961, pp. 155–168, DOI:10.2307/988039, ISSN 0037-9808 (WC · ACNP), JSTOR 988039.
  3. ^ (EN) Luke Morgan, The Monster in the Garden | Luke Morgan, su upenn.edu, 2015, p. 3. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  4. ^ a b c d e f g h (EN) Philip Steadman, The 'garden of marvels' at Pratolino, UCL Press, 2021, p. 290, ISBN 978-1-78735-916-1, JSTOR j.ctv18msqmt.16. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  5. ^ Steadman, Philip (2021), pp.286–287
  6. ^ a b c d Matteo Rubboli, Il Colosso dell'Appennino: la Gigantesca Statua Dimenticata alle Porte di Firenze, su vanillamagazine.it, 3 febbraio 2020. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  7. ^ a b (EN) John Dixon Hunt, Garden and Grove: The Italian Renaissance Garden in the English Imagination, 1600-1750, University of Pennsylvania Press, 15 febbraio 2016, p. 55, ISBN 978-0-8122-9278-7.
  8. ^ Morgan, Luke (2015) p.9
  9. ^ a b c (EN) Ilya, The Appennine Colossus, su unusualplaces.org, 11 maggio 2013. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  10. ^ a b c d Daniela Ricupati, Il Colosso dell'Appennino di Giambologna, su ilgiardinodellacultura.com, 10 novembre 2021. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  11. ^ a b c Gardens in Tuscany | Villa di Pratolino | Parco Villa Demidoff, su travelingintuscany.com. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  12. ^ Steadman, Philip (2021), p.291
  13. ^ a b c (EN) Webster Smith, Pratolino, in Journal of the Society of Architectural Historians, vol. 20, n. 4, 1961, p. 156, DOI:10.2307/988039, ISSN 0037-9808 (WC · ACNP), JSTOR 988039. Ospitato su JSTOR.
  14. ^ (EN) Lucia Tantardini e Rebecca Norris, Lomazzo's Aesthetic Principles Reflected in the Art of his Time: With a Foreword by Paolo Roberto Ciardi, an Introduction by Jean Julia Chai, and an Afterword by Alexander Marr, Brill, 31 agosto 2020, p. 17, ISBN 978-90-04-43510-0.
  15. ^ Martin Hirschboeck, Jacopo Ligozzi, An allegory of virtue (PDF), su jlbaroni.com, 2014, p. 29. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  16. ^ Steadman, Philip (2021) pp.293–294
  17. ^ (EN) Phyllis D. Massar, Presenting Stefano della Bella, in The Metropolitan Museum of Art Bulletin, vol. 27, 3ª ed., 1968, p. 174, DOI:10.2307/3258383, ISSN 0026-1521 (WC · ACNP), JSTOR 3258383.
  18. ^ Rilievo e modellazione del Gigante dell'Appennino nel parco di Pratolino | geomaticaeconservazione.it, su geomaticaeconservazione.it. URL consultato l'11 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2022).
  19. ^ Steadman, Philip (2021), pp.290–291
  20. ^ Rinaldo Barbetti, su galleriarecta.it. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  21. ^ Steadman, Philip (2021), p.279
  22. ^ Steadman, Philip (2021), p.315
  23. ^ Russi in Italia: dizionario - Russi in Italia, su russinitalia.it. URL consultato l'11 febbraio 2022.

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