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L'incidenza delle cisti di Tarlov nella popolazione adulta è stimata all'incirca del 5%, ma i casi sintomatici sono rari e costituiscono meno dell'1% del totale[2].
Vi è evidenza, nella letteratura più recente, di come la sindrome di Tarlov possa essere correlata non solo alle cisti di Tarlov propriamente dette, ma anche ad altre patologie meningee assimilabili, caratterizzate da cisti liquorali spinali, situate a diversi livelli.
Svariate le ipotesi – al momento non conclusive - volte a spiegare l'eziogenesi delle cisti liquorali e l'aggressività, più o meno severa, dei dolori: fragilità meningea, alterazione del normale funzionamento osmotico delle meningi e della pressione liquorale, infezione da herpes simplex virus (specie genitale) … In molti casi documentati, a scatenare la sintomatologia delle cisti, in precedenza non diagnosticate, sono stati incidenti o cadute con ripercussioni sull'area coccigea.
Trattamento
L'opzione chirurgica ha avuto risultati sovente deludenti dal punto di vista del miglioramento della qualità della vita dei pazienti (vedasi risultati di un survey internazionale[6]).
Il trattamento con fibrina, laddove efficace, rappresenta una soluzione temporanea, i cui effetti sembrano esaurirsi nel giro di pochi mesi[7].
Il dolore cronico neuropatico (presente da più di sei mesi) porta a cambiamenti e adattamenti dello stile di vita dei pazienti. Tali cambiamenti di vita e la persistenza del dolore interagiscono con le capacità psicologiche di far fronte alle difficoltà (resilienza).
Note
^Tarlov IM. Perineurial cysts of the spinal nerve roots. Arch Neurol Psychiatry. 1938;40:1067–1074